LA
RELIGIONE
Il rito greco-bizantino
Gli
albanesi, che provenivano
in maggior parte dall’Albania meridionale e dall’Epiro ed
erano perciò di fede ortodossa, erano sotto la giurisdizione
del patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Per qualche
tempo dopo il loro arrivo, queste comunità che avevano
rapporti difficili con le popolazioni indigene di Calabria,
furono affidate al metropolita di Agrigento, nominato
dall’arcivescovo di Ocrida, con il consenso del Papa di
Roma. Dopo il concilio di Trento (1563) vennero poste sotto
la giurisdizione dei vescovi latini del luogo, determinando
così un progressivo impoverimento della tradizione
bizantina. Fu in questi anni che molti paesi italo-albanesi
si videro costretti ad abbandonare il rito greco.
Al
rito religioso della Chiesa arbëreshe - greco-bizantino,
in lingua greca - Papa
Paolo II, nel 1536, aveva attribuito pieno riconoscimento
nell'ambito del cattolicesimo.
Nel 1732 Papa Clemente
XII eresse un seminario in San Benedetto Ullano e nel 1735
lo stesso Papa nominava un vescovo ordinante per la Calabria
e la Basilicata. Questi vescovi non avevano alcuna autorità
sulle popolazioni albanesi, il loro compito restava limitato
alla vita del seminario, alle ordinazioni sacre e al
conferimento della Cresima. Per molto tempo questa
situazione rimase immutata e spesso le comunità albanesi
hanno espresso a Roma la richiesta di avere dei vescovi
propri con piena autorità. Così, Papa Benedetto XV esaudì le
loro richieste, creando nel 1919 un’Eparchia (Diocesi) per
gli italo-albanesi dell’Italia peninsulare con sede a Lungro
(composta di 29 parrocchie), staccando dalle Diocesi di rito
latino le parrocchie che ancora conservavano il rito greco.
Nel 1968 viene
introdotto nella liturgia l'uso della lingua albanese.
Iconostasi (la
balaustra ornata di icone) che separa il presbiterio
dai fedeli, è l'elemento che caratterizza lo spazio sacro.
E' "teologia per immagini" che rappresenta il ciclo della
vita, della morte e della resurrezione di Cristo, secondo un
sistema pittorico orientale che vede le scene poste uno
accanto all'altra.
Le icone prendono
il posto delle statue latine, con lo scopo di
avvicinare gli uomini alla comprensione di Dio.
La disposizione delle
sacre icone sull’iconostasi segue una regola ben precisa: ai
lati della porta grande, sono poste le immagini del
Redentore e della Madre di Dio. Sui cancelli che chiudono
l’accesso principale si trova l’icona dell’Annunciazione.
Sopra la porta grande l’icona dell’Ultima Cena. A destra
l’immagine del Precursore e a sinistra quella del santo a
cui è dedicata la chiesa.
L'altare è di
forma quadrata, sorretto da quattro colonne, e su di esso un
ciborio, baldacchino a cupola da cui pende la colomba
eucaristica.
Ai lati dell’altare vi
sono altri due piccoli tabernacoli:a destra il “diakonikòn”
dove vengono deposti i paramenti del sacerdote e del
diacono; a sinistra, la “pròthesis” dove vengono preparati
il pane ed il vino prima della liturgia.
La liturgia divina
nel rito greco-bizantino è l'incontro del mondo divino e
del mondo terrestre; l'iconostasi svolge la specifica
funzione liturgica e dogmatica di unire il mondo visibile
con l'invisibile.
La liturgia bizantina è
molto differente da quella latina: i riti sono più solenni,
i canti più lunghi, i paramenti sacri più sfarzosi, ricchi
di ricami in oro, di tipo orientale; il segno della croce
viene eseguito con le prime tre dita della mano destra
unite, toccando prima la fronte, poi il petto, la spalla
destra e in ultimo la sinistra.
La
confessione avviene sempre di fronte al sacerdote, in piedi
davanti all’icona di Cristo.
I
Papàs, sacerdoti di rito greco, portano la barba ed il
tipico copricapo cilindrico nero (kalimàfion); non hanno
l'obbligo del celibato, introdotto nel 1139 durante il
Concilio Lateranense dalla Chiesa cattolica.
L’Efchèleon, l’estrema unzione con l'olio santo, ha un
diverso significato: i fedeli lo ricevono tutti il Mercoledì
Santo. Questo sacramento dispensa salute a coloro che lo
ricevono ed agli infermi consente di sopportare
pazientemente le malattie.
La chiesa bizantina
è rivolta ad oriente, con l'abside orientato ad est,
dove sorge il sole (che simboleggia la luce divina).
Nella navata si radunano i fedeli. Nel "vima" si svolge la
liturgia. Questo è separato dal resto della chiesa da una
parete ornata di icone e munita di tre porte. Da quella
principale, detta anche porta reale, può entrare ed uscire
solo il sacerdote rivestito dai paramenti sacri. Le porte
laterali sono usate dal diacono e dagli inservienti del
culto divino.
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