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PERCORSI MEDITERRANEI
ARBERESHE
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FRASCINETO
Frasnita,
Frascineto, dal latino Fraxinetum, luogo ricco
di alberi di frassino, (o come dicono altri, dalla potente
famiglia dei Frassineto) venne fondato da profughi albanesi
tra il 1478 ed il 1492. Fu casale di Castrovillari,
denominato Casalnuovo o Casale di San Pietro e infeudato nel
Cinquecento al casato dei Sanseverino (Irene
Castriota Scanderberg, nipote di Giorgio Castriota
Scanderbeg che aveva condotto le truppe albanesi nella
resistenza contro i Turchi, aveva sposato il feudatario
locale Pietro Antonio Sanseverino).
Con l'istituzione
dei comuni fu dichiarato Comune autonomo con la sua Frazione
Porcile, che nel 1938 prese il nome di Ejanina.
La lingua parlata č
albanese. Il rito č quello greco-bizantino.
BENI
CULTURALI:
Chiesa
parrocchiale di S. Maria Assunta in stile
barocco. Ad una navata a croce latina con una
maestosa cupola ed un caratteristico campanile. La
Chiesa, riconsacrata con rito greco nel 1767, ancora
oggi conserva la liturgia greco-bizantina. |
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Al suo interno
una ricca iconostasi, mirabile sintesi tra arte e
fede. Licona nelle chiese bizantine sostituisce le
statue delle chiese latine, per esaltare la vittoria
dello spirito sul corpo.
Licona č
simbolo di eternitą, perciņ manca della triplice
dimensione, elimina lo spazio ed il tempo.
Liconostasi dipinta dal monaco Gerolamo Lessino tra
il 1940 ed il 1947 ricorda ai fedeli figure e storie
della salvezza.
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La Chiesa di
Santa Lucia in piazza Skanderbeg |
l'iconostasi
interna della cappella di S. Lucia
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Fuori
dallabitato, in localitą Foresta, si trova la
chiesa di S. Pietro, di origine
basiliana, in stile normanno-bizantino.
Originariamente a croce greca, ora si presenta con
tre navate a croce latina.
Ha una
caratteristica cupola di stile orientale, con
tamburo cilindrico quadricerchiato e quadriforato,
in cui le tegole sono disposte a cerchi concentrici
degradanti. Linterno č a tre navate con tre absidi
disposte a trifoglio, con elementi di stile
orientale, come il transetto e il presbiterio.
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Incastonato
nella roccia delle cosiddette "piccole Dolomiti", č
il Santuario della Madonna di Lassł (Shėn
Mėria Kėtje Lartė), edificato su un precedente
ascetario del secolo X, dedicato alla Madonna degli
Aramei, di cui rimangono solo dei ruderi, tracce
dellaltare e dei muri.
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Nella frazione
di Eianina si trova la Chiesa settecentesca
di San Basilio il Grande, ad una navata con
cupola esagonale. Al suo interno sono conservati i
dipinti di Genesio Galtieri: l'Assunta e la Madonna
delle Grazie, risalenti alla seconda metą del '700.
L'iconostasi e l'altare in stile bizantino sono del
1947. |
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TRADIZIONI:
LA VALLJA
La vallja
č una danza popolare, cadenzata, che si esegue
cantando in coro un'antica canzone tradizionale
arbėreshė, di origini balcaniche. Vale in lingua
italo-albanese significa danza.
Tale ballo vede
gruppi di donne, negli splendidi e fastosi costumi
di gala, disporsi in semicerchio con alle estremitą
due cavalieri (corifei) con funzione di guida.
Procedono, con unandatura lenta a serpentina, a
gruppi di sei o dodici persone, tenendosi legati tra
loro da fazzoletti.
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La
danza termina quando il capofila chiude il cerchio
per catturare nel mezzo una persona non appartenente
alla comunitą arbėreshė, alla quale viene lasciato
sul volto un segno con la fuliggine, cosģ viene
costretta a pagare da bere a tutto il gruppo.
In
passato questo rituale simboleggiava lo storico
conflitto tra le popolazioni albanesi e quelle
locali.
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Anticamente a Frascineto le vallie che avvenivano
durante la celebrazione della Pasqua seguivano un
rituale che coinvolgeva tutta la popolazione: un
gruppo di cavalieri, vestiti da guerrieri, seguiti
da un'immensa folla, percorrevano andata e ritorno
la strada che conduce ad Ejanina, rievocando le
imprese dell'eroe albanese Skanderbeg.
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L'appassionata e poetica ridda pasquale vuole forse
ricordare un'importante vittoria ottenuta dalleroe
albanese Skanderbeg proprio nell'imminenza di questa
festa. Giovani a cavallo, vestiti come antichi
guerrieri e armati di spade, il martedģ di Pasqua
percorrono le strade del paese, per rievocare la
vittoria riportata da Giorgio Castriota Skanderbeg
sui turchi il 27 aprile 1467.
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La
vallja per le popolazioni albanofone, consapevoli
della loro dimensione umana, rappresenta qualcosa di
pił del semplice folklore o della rievocazione
storica; assume il significato di rivendicazione
culturale, identitą etnica, in cui le donne,
soprattutto, sono le protagoniste. |
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E mentre procede
la vallia si ripete la tradizione della kłtula:
giovani incappucciati, vestiti di bianco,
impersonano gli spiriti che invitano gli anziani
(non arbėreshė) a baciare un teschio dasino o di
bue, dicendo Ricorda che devi morire. |
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Il malcapitato
subisce lo scherzo e nello stesso tempo č richiamato
a riflettere sul messaggio cristiano. |
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Oggi, in alcuni paesi arbėreshė le vallie si tengono
anche nei giorni di Carnevale: č un'occasione per le
donne, soprattutto giovani, di indossare i
bellissimi vestiti di gala (llambadhor) e per gli
uomini il copricapo di lana a forma conica. |
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