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PERCORSI MEDITERRANEI
ARBERESHE
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LA LINGUA
ARBERESHE (Italo-albanese)
La parlata degli Albanesi
d'Italia
La
lingua
parlata dagli albanesi
d'Italia è l'Arbëreshe,
una varietà del tosk, il dialetto parlato nel sud
dell'Albania, con alcune inflessioni tratte dal geg, il
dialetto parlato nel nord dell'Albania, e contaminazioni
sviluppatesi durante la permanenza in Italia. Nel 1908 si è
deciso di accettare l'alfabeto latino.
Solo
il 45% dei vocaboli
arbëresh
sono in comune con la lingua albanese; un altro 15% è
rappresentato da neologimi creati da
scrittori italo-albanesi
e poi passati nella lingua comune; il resto è frutto di
contaminazione con l'italiano ma soprattutto con i dialetti
delle singole realtà locali.
Le parlate
arbëreshe, pur mantenendo nella loro struttura fonetica,
morfosintattica e lessicale tratti comuni, registrano
variazioni consistenti da paese a paese.
L'ARBERIA,
l'insieme di tutte le
realtà storiche albanofone d’Italia, comprende in
Calabria le
Comunità
albanofone di Acquaformosa [1353 abitanti al censimento
Istat 2001], Castroregio [480 ab.] (con la frazione Farneta),
Cerzeto [1467 ab.] (con le frazioni Cavallerizzo e San
Giacomo), Civita [1125 ab.], Falconara Albanese [1416 ab.],
Firmo [2460 ab.], Frascineto [2503 ab.] (con la frazione
Eianina), Lungro [3145 ab.], Plataci [920 ab.], San Basile
[1285 ab.], San Benedetto Ullano [1469 ab.] (con la frazione
Marri), San Cosmo Albanese [702 ab.], San Demetrio Corone
[3944 ab.] (con la frazione Macchia Albanese), San Giorgio
Albanese [1709 ab.], San Martino di Finita [1294 ab.], Santa
Caterina Albanese 1383 ab.], Santa Sofia d’Epiro [3131 ab.],
Spezzano Albanese [7036 ab.] e Vaccarizzo Albanese [1326 ab.]
in provincia di Cosenza;
Caraffa di
Catanzaro [2084 ab.], Marcedusa [556 ab.] e Vena di Maida
[1200 ab.] in provincia di Catanzaro;
Carfizzi
[868 ab.], Pallagorìo [1627 ab.] e San Nicola dell’Alto
[1105 ab.] in provincia di Crotone.
Ad Andali,
Marcedusa, e Zangarona in provincia di Catanzaro l’albanese
sarebbe prossimo all’estinzione, praticato ormai da meno di
dieci persone; a Cervicati e Mongrassano in provincia di
Cosenza il dialetto arbëresh risulta totalmente estinto.
In
altre regioni vi sono comunità albanofone più o meno
consistenti a Greci in provincia di Avellino, a
Montecilfone, Portocannone, Ururi in provincia di
Campobasso, a Barile, Casalnuovo Lucano, Ginestra,
Maschito, San Costantino Albanese e San Paolo Albanese in
provincia di Potenza, a Casalvecchio e Chieuti in
provincia di Foggia, a Piana degli Albanesi, Santa
Cristina di Gela, Contessa Entellina, a Mezzojuso e Palazzo
Adriano in provincia di Palermo, a Villabadessa in
provincia di Pescara, a Campomarino in quella di
Campobasso, a San Marzano di San Giuseppe in
provincia di Taranto.
Leggi di
tutela minoranze
Il diritto ad essere
minoranza e il diritto alla diversità sono riconosciuti nei
testi normativi alla base delle istituzioni nazionali e
internazionali (Unesco, Unione Europea, Consiglio d’Europa,
Costituzione Italiana e poi a livello regionale).
La Regione
Calabria, la più ricca di presenze minoritarie, approva
la Legge regionale n° 15 nell’ottobre
2003, per la tutela e la valorizzazione della lingua e del
patrimonio culturale delle sue minoranze linguistiche e
storiche, riconoscendo “che la protezione e la
valorizzazione delle lingue minoritarie contribuiscono alla
costruzione di un'Europa fondata sui principi della
democrazia e del rispetto delle diversità culturali e, in
attuazione dell'articolo 6 della Costituzione e dell'art. 56
dello Statuto regionale lettera “r”, con propria Legge, ai
sensi degli articoli 2 e 3 della Legge 15 dicembre 1999,
n. 482, tutela le parlate della popolazione albanese,
grecanica e occitanica di Calabria e promuove la
valorizzazione e divulgazione del loro patrimonio
linguistico, culturale e materiale”.
Le minoranze sono
tutelate nella Costituzione dei Diritti dell’Uomo, in alcuni
regolamenti dell’Unione Europea e nella Costituzione
Italiana.
Nell’attuale contesto
politico e istituzionale, si presenta all’attenzione
generale, per un significativo consolidamento dell’Unione
Europea, il dibattito sviluppatosi intorno all’articolo 12
della Costituzione, che, con l’aggiunta di un 2° comma, dà
maggiore consapevolezza all’italiano, come lingua ufficiale
della Repubblica; naturalmente nel rispetto delle garanzie
che la Costituzione e le leggi costituzionali già
riconoscono alle minoranze linguistiche.
In una società sempre
più pluralista e diversificata, come quella che si sta
affermando negli ultimi anni, in cui si stanno diffondendo
comunità di diversa matrice e provenienza, si ravvisa la
necessità di individuare elementi su cui basare
l’integrazione in un tessuto comune; e la lingua risulta
essere il primo meccanismo di socializzazione e di
integrazione, affinchè non vengano irragionevolmente
pregiudicati i diritti degli altri cittadini con un
eventuale uso strumentale dell’autonomia culturale e
linguistica.
L’UNESCO ha
redatto un testo in cui vengono elencate le lingue in
pericolo di estinzione, tra le quali sono citate il
Provenzale, il Francoprovenzale e il Piemontese.
L’Unione Europea
si è mobilitata per la stesura di una Carta delle lingue
minoritarie, che rappresenta una sorta di “legge quadro” per
la legislazione nazionale.
Le iniziative promosse e
finanziate dalle Regioni seguono le direttive della
legge nazionale, che si rivolge principalmente in queste
direzioni: corsi di formazione e azioni di promozione;
apertura di sportelli linguistici e servizi per le
popolazioni locali; segnaletica in lingua minoritaria;
pubblicazioni e finanziamenti per apertura e gestione di
centri culturali.
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