Molte Associazioni e
organizzazioni di carattere prevalentemente culturale (Pro
Loco, Comunità Montane, Eco musei, gruppi folklorici,
musicali, di danza e teatro) sono state in questi ultimi
decenni determinanti a rafforzare la coscienza identitaria
occitana.
Tra i primi poli
culturali sinergici dedicati al mondo occitano: l'Espaci
Occitan, Associazione di Enti pubblici del territorio
occitano alpino, che ha per obiettivo la promozione
linguistica, culturale e turistica delle valli occitane,
attraverso l'Istituto di Studi Occitani, il museo Sòn de
lenga, lo Sportello Linguistico e la Bottega Occitana.
E "Occitania granda",
sorta da forti connotazioni "nazionalistiche" (il cosiddetto
"etnismo" di Fontan, che nel 1959 aveva fondato il Partito
nazionalista occitano) che è andata elaborando una visione
non strettamente "linguistica" dell'identità occitana, ed ha
preso in considerazione le componenti sociali, economiche e
politico-istituzionali all'interno del suo progetto
complessivo di rivendicazione di un'identità nazionale.
La “Chambra d'òc”
è un'Associazione che raggruppa artigiani, agricoltori,
commercianti, ristoratori, associazioni culturali, gruppi
musicali, soggetti che si occupano della rinascita
linguistica e culturale delle Valli occitane d'Italia.
Il Centro Occitano di
Cultura di Castelmagno “Detto Dalmastro” e tante altri, tra
cui l’Associazione culturale Occitano Guardiola di Guardia
Piemontese, in provincia di Cosenza, gemellata già dal 1975
con Torre Pellice.
L’isola occitana di
Calabria, spesso presente in “Novas d’Occitania”, rivista di
Chambra d’oc, tiene vivi i contatti con le valli piemontesi,
soprattutto durante le “Settimane occitane”, in cui
vengono organizzati spettacoli e incontri culturali atti a
far conoscere, valorizzare e tutelare l'enorme patrimonio
storico, linguistico e culturale di Guardia Piemontese.
Qui, a tale scopo,
operano il Museo della civiltà contadina occitana e
il “Centro culturale occitano guardiolo”; in campo
religioso il Centro Studi intitolato a Gian Luigi Pascale
(il predicatore mandato in Calabria a risvegliare il fervore
della fede valdese) che espone interessanti pannelli
illustrativi della storia dei Valdesi. Aspetti che danno la
misura della dinamicità culturale e della dimensione
identitaria e politica di una minoranza linguistica ben
consolidata sul territorio calabrese.
Dagli anni Settanta del ‘900 sono
iniziati studi di geografia linguistica e di toponomastica,
per raccogliere informazioni utili alla conoscenza delle
minoranze storicamente consolidate.
Grande importanza dal punto di vista
delle ricerche e degli studi realizzati in questo campo
rivestono gli atlanti linguistici, che rappresentano
graficamente, tramite carte geografico-territoriali, le
informazioni sulle aree linguistiche.
Tra i numerosi Atlanti linguistici,
realizzati dopo lunghi anni di studi e ricerche, che
richiedono anche notevoli sforzi metodologici ed economici:
ALEPO, Atlante linguistico ed
Etnografico del Piemonte Montano Occidentale, un progetto
avviato nel 1982 e attualmente ancora in fase di
completamento.
Atlante Linguistico Italiano,
pubblicato dall’Istituto Poligrafico e Zecca di Stato,
progetto avviato nel 1920, tuttora in corso di
realizzazione.
Atlante Toponomastico del Piemonte
Montano, un’opera suddivisa in una quindicina di
fascicoli comune per comune, in cui sono riportati i micro e
macrotoponimi.
In questi ultimi anni sono state
condotte interessanti indagini ed interventi, in termini
qualitativi, in favore delle minoranze.
Si fa riferimento, qui, soltanto a
quelli che hanno dato notevoli contributi, anche ai fini del
presente lavoro.
La ricerca ATLAS-IRES Piemonte sul
patrimonio fisico, socio-economico, delle pratiche sociali e
delle tradizioni popolari delle minoranze linguistiche e
religiose è un lavoro che ha interessato un vasto territorio
ed ha preso in considerazione gli aspetti rilevanti che
connotano le minoranze storicamente consolidate e con un
forte radicamento sul territorio stesso. Per la conoscenza
delle varie comunità sono stati presi come indicatori
aspetti determinanti, come la presenza storica sul
territorio piemontese (la collocazione territoriale delle
minoranze dal punto di vista “storico”, in base alla
letteratura e alle considerazioni espresse dai testimoni
privilegiati, come esperti, ricercatori e storici locali);
l’adesione alla legge nazionale 482/99 di tutela e
salvaguardia delle minoranze linguistiche, tramite
autodichiarazione di appartenenza a minoranze linguistiche
storiche, la presenza di riviste in lingua minoritaria che
diffondono nel territorio la lingua e la cultura di
appartenenza.
Inoltre è stato analizzato il rapporto
tra l’essere minoranza, l’appartenenza territoriale ad area
minoritaria e altri fenomeni socio-culturali specifici, come
l’uso effettivo della lingua, il voto politico e la
diffusione di associazioni culturali, gruppi musicali e
teatrali.
Sono oggetto di studio, inoltre, in
collaborazione con l’Università di Torino, il ruolo e le
caratteristiche che stanno assumendo le lingue minoritarie
rispetto al dialetto piemontese, all’italiano ed alle altre
lingue presenti sul territorio, le occasioni in cui viene
utilizzata la lingua minoritaria, la quantità e la presenza
dei parlanti.
Per lo studio dell’unica minoranza
religiosa storica presente in Piemonte, la valdese,
sono stati determinanti: la presenza storica sul territorio,
per osservare la collocazione territoriale e individuare le
aree riconosciute come “sede” della minoranza e la
diffusione dei luoghi di culto e dei musei valdesi sul
territorio, edificati in genere dove esiste, o esisteva, una
sufficiente concentrazione di praticanti il culto, tale da
giustificare la costruzione di templi.
Il progetto sviluppato dal GAL
Escartons e Valli Valdesi sulla trasformazione
agro-alimentare e sulle tecniche artigianali consolidate e
tramandate negli usi e costumi locali ha inteso rivalutare
ed innovare questo patrimonio per sfruttarne le grandi
potenzialità.
Sono stati indagati vari aspetti della
vita quotidiana, della cultura materiale e, nella loro
tipicità, le abitudini alimentari degli abitanti di queste
Valli, di cultura valdese, costretti dall’orografia, dal
clima e da altri fattori di natura socio-politica e
religiosa, a fare i conti con la scarsità delle risorse e,
dunque, a gestire la loro difficile esistenza.
La rigorosa ricerca sui rituali
dell’alimentazione di questa comunità ha permesso, non solo
di fare una mappatura dei piatti tipici e della tipologia di
ingredienti usati per la preparazione degli stessi, ma
soprattutto di riscoprire e rinnovare le radici di una
identità a rischio di estinzione.
Per quanto riguarda le comunità del
mezzogiorno sta conducendo studi approfonditi
sull’identità e le appartenenze, non solo etniche, ma anche
economiche e religiose, Renata Ciaccio,
del dipartimento di Storia
dell’Università della Calabria.
L’indagine della ricercatrice sui
Valdesi di Calabria, vuole “ricostruire i meccanismi di
coesione sociale che reggevano l’assetto comunitario e
delineare le traiettorie che li portarono a difendere la
loro identità etnica e religiosa per molto tempo”.
Un progetto di alto spessore
culturale, ben articolato (tra testimonianze editoriali,
multimediali e attività convegnistiche di ampio profilo
scientifico) è stato sviluppato, nell’arco del triennio
2004-2007, dal Comitato Nazionale Minoranze
Etnico-linguistiche in Italia del Ministero Beni e Attività
Culturali, finalizzato alla conoscenza ed alla promozione
delle tradizioni etniche e dei beni culturali nel contesto
delle realtà delle minoranze linguistiche in Italia.
Un confronto tra culture, modelli
storici ed etnie che ha impegnato giovani ricercatori e
coinvolto il mondo scolastico. Un’azione di conoscenza e
promozione delle realtà minoritarie italiane basata su una
proposta di metodologia scientifica e didattica che, uscendo
dagli schemi esclusivamente linguistici, ha focalizzato
l’attenzione sugli aspetti culturali, antropologici,
architettonici e archeologici delle minoranze storiche.
Ma c’è ancora tanta strada da fare nel
campo della conoscenza antropologica di queste culture
“altre” e della conservazione del patrimonio di cultura
materiale (musei delle culture locali), nonchè indagini
approfondite, sempre di carattere antropologico, che
richiedono tempi lunghi, sulla partecipazione ai
culti religiosi e sulle tradizioni popolari.
Inoltre, le iniziative istituzionali
dovrebbero promuovere maggiormente la cultura del rispetto
dell’alterità e della coesistenza di valori culturali
diversi, non all’insegna della tolleranza ma del reciproco
rispetto della differenza.
Non ci possono essere forme di tutela
senza uguaglianza, e non ci può essere uguaglianza senza il
riconoscimento delle differenze.