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OCCITANI IN MAGNA GRAECIA

Gli eredi dei profughi valdesi

La comunità minoritaria è espressione di una cultura nel suo complesso, dai cui tratti stabili nel corso del tempo si può analizzare l’impronta culturale lasciata sul paesaggio e sul territorio. Storia e civiltà hanno lasciato segni evidenti nella cultura occitana.

L'antica geografia rurale dell’area abitata dagli Occitani trae origine dal rapporto tra le vicende storico-religiose (i modi di vita sociali, le tradizioni popolari, il culto) e l'ambiente.

Lingua e religione, elementi culturali che segnano l’identità di una comunità, sono i tratti distintivi.

Il linguaggio è il legame collettivo; la religione, che appartiene alla sfera del soggettivo, del privato, diventa comunione, nel momento in cui il popolo ne condivide coralmente norme, ritualità e simboli.

Tuttavia, si possono distinguere due grandi categorie: minoranze linguistiche (i cui valori fondanti sono basati sul livello di diffusione e di utilizzo della parlata) e minoranze religiose ( il cui tratto distintivo è dato dalla pratica del culto).

Linguaggio e religione sono tratti culturali, identitari, che, insieme agli usi e costumi, si esprimono nell’azione collettiva.

Anche le credenze religiose, che possiedono una dimensione individuale e spirituale, hanno principi e norme che sanciscono ruoli e modi della convivenza sociale, regolano i rapporti tra il singolo e la comunità.

Per le minoranze culturali in Italia esiste una “logica stanziale” che dipende dalla posizione geografica della nazionalità di provenienza, dalle condizioni di marginalità e dalle caratteristiche dell’ambiente occupato, in relazione alle abitudini e alle attitudini degli alloglotti (i parlanti una lingua diversa rispetto al gruppo di lingua e cultura italiana).

Queste comunità si trovano geograficamente collocate in aree di confine, sia di carattere politico-amministrativo che ambientale (le  Alpi e il mare) e corrispondono a due categorie principali: comunità in territori adiacenti, o abbastanza vicini alla nazione di origine, in cui prevale la loro lingua, e comunità nettamente separate dal territorio di provenienza.

Le comunità presenti nelle valli alpine, per la posizione e la distanza rispetto alle zone di pianura, e per il tipo di economia agricolo-pastorale, affermatasi nel corso dei secoli, hanno potuto mantenere una marcata autonomia socio-culturale nei confronti delle più vicine città e dei capoluoghi di regione.

Si può immaginare che le differenze culturali non sono omogenee. Ci sono realtà, socialmente emarginate, che rivendicano diritti di uguaglianza ed altre che, godendo di vantaggi, assicurati dalla diversità, mirano a mantenere le loro posizioni di privilegio.

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La storia della Comunità di minoranza etnico linguistica

Nel processo di costruzione della nuova Europa del Terzo Millennio, le Comunità etnico-linguistiche di minoranza presenti sul territorio italiano assumono un ruolo preminente nel territorio di appartenenza,per gli apporti di una cultura specifica e di forme di perpetuazione culturale endogene.

La dinamicità e l’intensità con cui questi “gruppi etnici” ripropongono al loro interno e tengono vivi i tratti culturali che li caratterizzano ridefiniscono il concetto stesso di “minoranza”.

Tra gli elementi identitari che caratterizzano fortemente queste comunità vi sono: la lingua e la religione, ma anche aspetti culturali (tradizioni, costumi, artigianato, arte culinaria), ed aspetti storico-sociali, economici, politici, architettonici e paesaggistici dell’area di appartenenza.

La presenza sul territorio di aree distinte sulla base di tratti culturali minoritari, generalmente dovuta a spostamenti di popolazioni, o di gruppi sociali più ristretti, avvenuti nel corso della storia, per cause diverse, soprattutto di carattere storico-politico, è un problema di appartenenza e d’identità.

L’appartenenza identitaria, che deriva da fattori culturali, regole di comportamento legate al contesto d’origine e da valori di riferimento, condivisi per scelta più o meno consapevole, nelle sue dinamiche di perpetuazione definisce i confini territoriali di appartenenza.

Strutture e funzioni educative, insieme alla lingua e ad un sistema di valori simbolici, spesso sostenuto dal credo religioso, garantiscono alla comunità l’autodeterminazione e la rivendicazione collettiva di una appartenenza che trae forza dalla consapevolezza di riconoscersi in alcuni valori, usi, costumi e tradizioni.  

Allora il concetto di minoranza culturale si basa su rapporti di inclusione-esclusione e di minoranza-maggioranza tra gruppi sociali distinti, in cui esiste la differenziazione tra autopercezione ed eteropercezione dei tratti culturali caratteristici della comunità marginale. L’autodeterminazione delle comunità stesse e le rivendicazioni collettive traggono linfa proprio dalla coscienza di appartenere ad una unicità culturale e fanno sì che in un dato territorio siano di fatto delle “maggioranze”.

In passato alcune comunità delle valli piemontesi che non sapevano esprimersi in lingua italiana vivevano con vergogna la loro condizione di minoranza. Non vi era una percezione positiva della loro stessa specificità culturale. Mentre per i catalani, seppure con presupposti politici e identitari diversi, la condizione di appartenenza è motivo di grande orgoglio.

Tra le minoranze linguistico-religiose “storiche” piemontesi (occitana o provenzale, francoprovenzale, francese e walser) l’occitana e la valdese sono ancora elementi di forte caratterizzazione della società locale.

La minoranza occitana, più visibile, di recente affermazione, vive una fase di ascesa e di rinascita, con un grado di partecipazione e di politicizzazione crescente.

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