Centro Cultura e Arte 26 - Ricerca antropologica etnofotografica e promozione beni culturali, arte, tradizioni di Calabria

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La realtà linguistica occitana


La preziosa realtà linguistico-culturale occitana venne individuata intorno agli ultimi anni cinquanta e l'inizio degli anni Sessanta del ‘900, quando fu fondata l’associazione di civiltà provenzale alpina "L'Escolo dòu Po" (Scuola del Po), primo organismo di studio e ricerca di tale patrimonio in Italia.

Il prof. Corrado Grassi, docente all'Università di Torino ed oggi a Vienna, con il suo studio fondamentale "Correnti e Contrasti di lingua e cultura nelle valli cisalpine di parlata provenzale e franco provenzale” (1958 - Università di Torino, facoltà di lettere e filosofia) dette l’avvio al risveglio culturale di quella realtà. Poi, grazie all'opera di valorizzazione della cultura, della letteratura (con particolare riferimento alla lingua provenzale) della storia e delle tradizioni del territorio, promossa dall'Escolo dòu Po, da "Coumboscuro Centre Prouvençal" e da altre associazioni, venne rapidamente maturando la coscienza dell'appartenenza.

L'Escolo dòu Po ha codificato una propria norma linguistica, secondo le regole enunciate nel prontuario morfologico curato dal professor Arturo Genre. (T.G. PONS, A. GENRE, Dizionario del dialetto occitano della Val Germanasca, Edizioni dell'Orso, 1997).

La grafia usata nelle Valli occitane del Piemonte detta "concordata”, o dell'Escolo dòu Po, insieme alla norma mistraliana ed alla norma bonnaudiana è una variante della norma classica, che si compone di due parti: la norma ortografica, che fissa le regole di riproduzione grafica dei suoni, e la norma orale, che definisce la modalità raccomandata di parlare in occitano.

La grafia classica era nata con i trovatori, poco prima dell'anno mille; ma la norma classica si è sviluppata dal 1935, gradualmente, dopo la pubblicazione della Gramatica occitana segon los parlars lengadocians di Louis Alibert; ed ha ricevuto grande impulso a partire dal 1945, grazie all'Institut d'Estudis Occitans (IEO), alle opere di Pierre Bec e Robert Lafont e, inoltre, dal 1996 dal coordinamento da parte del Conselh de la Lenga Occitana (CLO).

Dal Novecento la norma classica ha seguito lo sviluppo delle tre koiné letterarie regionali, una in provenzale, una in nizzardo e una in guascone del Béarn, sviluppatesi dopo la comparsa della norma mistraliana, prima in ordine di apparizione.

Negli anni Settanta, tramite le ricerche dei linguisti Pierre Bec, Robert Lafont, Jacme Taupiac e Roger Teulat, è sorta una varietà standard dell'occitano, continuata negli anni Ottanta da Patrick Sauzet.

La varietà standard è chiamata, a seconda degli autori, "occitano referenziale", "occitano standard" o, più recentemente, "occitano largo", e si basa sul dialetto linguadociano (considerato come dialetto centrale e intermediario, senza alcuna connotazione di superiorità rispetto alle altre varianti dell'occitano) nonché su adattamenti regionali dello standard, che prendono in considerazione alcuni tratti dialettali tipici. In questo modo l'occitano standard riesce a dare spazio alle singole koinè regionali sviluppatesi nel corso degli ultimi due secoli, conservando una grande uniformità e la sua concezione unitaria di base.

Le minoranze linguistiche presenti nel territorio piemontese si distinguono in due grandi aree: gallo-italica ed eteroglossa.

Il ceppo gallo-italico occupa le zone pianeggianti della regione ed è costituito dalle parlate formatesi in seguito alla diffusione del latino nelle aree in cui si parlavano già lingue galliche e dove predominavano centri culturali e di potere latini.

Questo è un elemento importante che distingue il gruppo linguistico gallico-italico, da quello gallo-romanzo, che riguarda invece le popolazioni che avevano avuto uno sviluppo linguistico simile a quello di tipo gallo-italico, ma erano rimaste maggiormente legate alla cultura e alla realtà economico-politica della zona franco-gallica.

Alle eteroglossie, che comprendono tutti i dialetti del territorio alpino occidentale e presentano specificità linguistiche proprie, per pronuncia, grammatica e morfologia dei termini usati, appartengono:

·        gli Alemannici che sono i dialetti della zona nord del Piemonte, ai confini fra Valle d’Aosta e Svizzera, dove in epoca medievale si era insediata una minoranza alto alemanna, di origine germanica, denominata walser. Sono parlati nelle valli della Sesia e della Toce (nei comuni di Alagna, Baceno, Campello Monti, Carcoforo, Formazza, Macugnaga, Ornavasso, Premia, Ribella, Rima San Giuseppe, Rimasco, Riva Valdobbia, Valsesia,  Valstrona);

·        i Galloromanzi, dialetti strettamente legati alla lingua francese, presenti nell’arco alpino occidentale, dove si possono individuare due sottocategorie, il gruppo francoprovenzale a nord e il gruppo provenzale alpino a sud,  dall’Alta Valle di Susa fino alle Alpi Marittime.

Il francoprovenzale, di origine romanza è una “famiglia linguistica” formata da parlate simili, denominate comunemente patois (da patoier, nel significato di parlare in maniera goffa, a nosto maniero) usato nelle vallate e sui monti a cavallo tra la Valle d’Aosta e il Piemonte (valli Orco e Soana, valli di Lanzo, bassa e media val Susa, val Cenischia e val Sangone).

Alcune isole linguistiche francoprovenzali sono presenti anche in Puglia, a Celle San Vito e Faeto, in provincia di Foggia.

L’occitano (o provenzale), di origine romanza, lingua d’oc che appartiene ad una famiglia linguistica in cui sono raggruppate parlate diffuse su un vasto territorio, che va dalla Spagna, al sud della Francia, a parte dell’Italia occidentale. Infatti il provenzale è presente in un’area che va dalla val d’Aran (in Spagna, amministrativamente appartenente alla Catalogna), nella maggior parte del sud della Francia (Alvernia, Camargue, Delfinato, Guascogna, Gyano, Limosino, Linguadoca, Provenza), e include le dodici valli delle Alpi liguri e piemontesi (dalla val Triora in provincia di Imperia, alla val Dronero, in provincia di Cuneo e la valle di Bardonecchia in provincia di Torino).

In territorio italiano l’occitano è parlato nelle valli piemontesi, in provincia di Torino (Chisone, Germanasca, Pellice, Susa) e di Cuneo (valle Po, Maira, Grana, Ellero, Gesso, Pesio, Stura, Varaita, Vermenagna) e in alcune località della provincia di Imperia (Olivetta, San Michele in val Roia, i villaggi brigaschi di Realdo e Verdeggia).

Nell’alta valle di Susa, nella val Chisone e alta val Varaita sopravvive ancora l’uso del francese, per i forti legami storici e politici tra il Piemonte e la Francia; infatti, fino al 1713 queste vallate fecero parte della Repubblica dell’Escartons del Delfinato.

Nelle Comunità Valdesi di Val Pellice, alta Val Chisone, Val Germanasca e nell’alta Valle di Susa, il francese viene utilizzato dal 1630 come lingua ufficiale della predicazione e nella liturgia della minoranza religiosa protestante.

In Calabria, a Guardia Piemontese, la presenza della lingua occitana è da imputare alle vicende di alcuni gruppi di esuli Valdesi che raggiunsero il sud Italia durante il medioevo.

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