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PERCORSI MEDITERRANEI
Occitani
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LA LINGUA
DOC
La realtà linguistica
occitana
La preziosa realtà linguistico-culturale occitana venne
individuata intorno agli ultimi anni cinquanta e l'inizio
degli anni Sessanta del ‘900, quando fu fondata
l’associazione di civiltà provenzale alpina "L'Escolo dòu
Po" (Scuola del Po), primo organismo di studio e ricerca di
tale patrimonio in Italia.
Il prof. Corrado Grassi, docente all'Università di Torino ed
oggi a Vienna, con il suo studio fondamentale "Correnti e
Contrasti di lingua e cultura nelle valli cisalpine di
parlata provenzale e franco provenzale” (1958 - Università
di Torino, facoltà di lettere e filosofia) dette l’avvio al
risveglio culturale di quella realtà. Poi, grazie all'opera
di valorizzazione della cultura, della letteratura (con
particolare riferimento alla lingua provenzale) della storia
e delle tradizioni del territorio, promossa dall'Escolo dòu
Po, da "Coumboscuro Centre Prouvençal" e da altre
associazioni, venne rapidamente maturando la coscienza
dell'appartenenza.
L'Escolo dòu Po ha codificato una propria norma linguistica,
secondo le regole enunciate nel prontuario morfologico
curato dal professor Arturo Genre. (T.G. PONS, A. GENRE,
Dizionario del dialetto occitano della Val Germanasca,
Edizioni dell'Orso, 1997).
La grafia usata nelle Valli occitane del Piemonte detta "concordata”,
o dell'Escolo dòu Po, insieme alla norma mistraliana ed
alla norma bonnaudiana è una variante della norma classica,
che si compone di due parti: la norma ortografica,
che fissa le regole di riproduzione grafica dei suoni, e la
norma orale, che definisce la modalità raccomandata
di parlare in occitano.
La grafia classica era nata con i trovatori, poco prima
dell'anno mille; ma la norma classica si è sviluppata dal
1935, gradualmente, dopo la pubblicazione della Gramatica
occitana segon los parlars lengadocians di
Louis
Alibert;
ed ha ricevuto grande impulso a partire dal
1945,
grazie all'Institut
d'Estudis Occitans
(IEO), alle opere di Pierre Bec e Robert Lafont e, inoltre,
dal
1996
dal coordinamento da parte del
Conselh
de la Lenga Occitana
(CLO).
Dal Novecento la norma classica ha seguito lo sviluppo delle
tre koiné letterarie regionali, una in provenzale,
una in nizzardo e una in guascone del
Béarn,
sviluppatesi dopo la comparsa della norma mistraliana, prima
in ordine di apparizione.
Negli anni Settanta, tramite le ricerche dei linguisti
Pierre Bec, Robert Lafont, Jacme Taupiac e Roger Teulat, è
sorta una varietà standard dell'occitano, continuata negli
anni Ottanta da Patrick Sauzet.
La varietà standard è chiamata, a seconda degli autori,
"occitano referenziale", "occitano standard" o, più
recentemente, "occitano largo", e si basa sul dialetto
linguadociano (considerato come dialetto centrale e
intermediario, senza alcuna connotazione di superiorità
rispetto alle altre varianti dell'occitano) nonché su
adattamenti regionali dello standard, che prendono in
considerazione alcuni tratti dialettali tipici. In questo
modo l'occitano standard riesce a dare spazio alle singole
koinè regionali sviluppatesi nel corso degli ultimi
due secoli, conservando una grande uniformità e la sua
concezione unitaria di base.
Le minoranze linguistiche presenti nel territorio piemontese
si distinguono in due grandi aree: gallo-italica ed
eteroglossa.
Il ceppo gallo-italico occupa le zone pianeggianti
della regione ed è costituito dalle parlate formatesi in
seguito alla diffusione del latino nelle aree in cui si
parlavano già lingue galliche e dove predominavano centri
culturali e di potere latini.
Questo è un elemento importante che distingue il gruppo
linguistico gallico-italico, da quello gallo-romanzo, che
riguarda invece le popolazioni che avevano avuto uno
sviluppo linguistico simile a quello di tipo gallo-italico,
ma erano rimaste maggiormente legate alla cultura e alla
realtà economico-politica della zona franco-gallica.
Alle eteroglossie, che comprendono tutti i dialetti
del territorio alpino occidentale e presentano specificità
linguistiche proprie, per pronuncia, grammatica e morfologia
dei termini usati, appartengono:
· gli Alemannici che sono i dialetti
della zona nord del Piemonte, ai confini fra Valle d’Aosta e
Svizzera, dove in epoca medievale si era insediata una
minoranza alto alemanna, di origine germanica, denominata
walser. Sono parlati nelle valli della Sesia e della Toce
(nei comuni di Alagna, Baceno, Campello Monti, Carcoforo,
Formazza, Macugnaga, Ornavasso, Premia, Ribella, Rima San
Giuseppe, Rimasco, Riva Valdobbia, Valsesia, Valstrona);
· i Galloromanzi, dialetti strettamente legati
alla lingua francese, presenti nell’arco alpino occidentale,
dove si possono individuare due sottocategorie, il gruppo
francoprovenzale a nord e il gruppo provenzale
alpino a sud, dall’Alta Valle di Susa fino alle Alpi
Marittime.
Il francoprovenzale, di origine romanza è una
“famiglia linguistica” formata da parlate simili, denominate
comunemente patois (da patoier, nel significato di
parlare in maniera goffa, a nosto maniero) usato
nelle vallate e sui monti a cavallo tra la Valle d’Aosta e
il Piemonte (valli Orco e Soana, valli di Lanzo, bassa e
media val Susa, val Cenischia e val Sangone).
Alcune isole linguistiche francoprovenzali sono
presenti anche in Puglia, a Celle San Vito e Faeto, in
provincia di Foggia.
L’occitano (o provenzale),
di origine romanza, lingua d’oc che appartiene ad una
famiglia linguistica in cui sono raggruppate parlate diffuse
su un vasto territorio, che va dalla Spagna, al sud della
Francia, a parte dell’Italia occidentale. Infatti il
provenzale è presente in un’area che va dalla val d’Aran (in
Spagna, amministrativamente appartenente alla Catalogna),
nella maggior parte del sud della Francia (Alvernia,
Camargue, Delfinato, Guascogna, Gyano, Limosino, Linguadoca,
Provenza), e include le dodici valli delle Alpi liguri e
piemontesi (dalla val Triora in provincia di Imperia, alla
val Dronero, in provincia di Cuneo e la valle di
Bardonecchia in provincia di Torino).
In territorio italiano l’occitano è parlato nelle
valli piemontesi, in provincia di Torino (Chisone,
Germanasca, Pellice, Susa) e di Cuneo (valle Po, Maira,
Grana, Ellero, Gesso, Pesio, Stura, Varaita, Vermenagna) e
in alcune località della provincia di Imperia (Olivetta, San
Michele in val Roia, i villaggi brigaschi di Realdo e
Verdeggia).
Nell’alta valle di Susa, nella val Chisone e alta val
Varaita sopravvive ancora l’uso del francese, per i forti
legami storici e politici tra il Piemonte e la Francia;
infatti, fino al 1713 queste vallate fecero parte della
Repubblica dell’Escartons del Delfinato.
Nelle Comunità Valdesi di Val Pellice, alta Val Chisone, Val
Germanasca e nell’alta Valle di Susa, il francese
viene utilizzato dal 1630 come lingua ufficiale della
predicazione e nella liturgia della minoranza religiosa
protestante.
In Calabria, a Guardia Piemontese, la presenza della lingua
occitana è da imputare alle vicende di alcuni gruppi di
esuli Valdesi che raggiunsero il sud Italia durante il
medioevo.
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