sei in
EDITORIALI
Etnie pag. 3
|
editoriali,
recensioni e saggi su Etnie
le
minoranze etnico-linguistiche storiche in Italia
Etnie di Calabria
|
pubblicato il 10
luglio 201
Seminario sulla
Filologia
all'Universitą di Napoli
Presso il Dipartimento di Studi dellEuropa
Orientale dellUniversitą di Napoli LOrientale
il 30 giugno 2010 si č tenuto un seminario su
Criteri della filologia moderna e concordanza.
La cattedra di Lingua e letteratura albanese,
che ha promosso levento, da anni č impegnata
allo studio e alla pubblicazione di opere
inedite e rare per creare un corpus completo di
opere in edizione critica. Lo spunto al
seminario č stato dato dalla preparazione in
atto dellopera in arbёresh di Francesco Antonio
Santori dal titolo Sofia Cominiatea cura della
Dott.ssa Merita Sauku Bruci, dellIstituto di
Linguistica e Letteratura del Centro di Studi
Albanologici di Tirana.
Dopo le operazioni preparatorie che hanno
interessato il censimento dei manoscritti e di
altri testimoni, conservati in biblioteche
pubbliche e private, nello specifico Biblioteca
Civica di Cosenza, Biblioteca di Copenhagen,
Archivio di Stato di Tirana, e in seguito alla
loro descrizione fatta con cura e meticolositą,
la filologa Dott.ssa Merita Sauku Bruci ha
proceduto ad un esame completo dellopera,
tenendo presente tanto il testo nelloriginale
albanese quanto quello della traduzione italiana
fatta dallautore stesso.
Prima di procedere alla trascrizione dellintero
testo in arbёresh, e dopo avere individuato i
valori fonematici rappresentati dai segni
grafici propri del Santori, rendendoli con
quelli dellalfabeto di Monastir con le dovute
cautele e aggiustamenti, la curatrice ha
premesso un ampio studio introduttivo (i
Prolegomeni) in cui ha messo in evidenza forma e
contenuto dellopera.
Di ogni operazione e di ogni intervento č stata
data attenta giustificazione e documentazione,
cosģ come di ogni correzione di eventuali lapsus
calami esiste il necessario riferimento alla
forma considerata errata. Questo per permettere
ad eventuali altri filologi di avere un quadro
esauriente e documentato degli interventi e di
procedere, eventualmente, ad altri
approfondimenti o miglioramenti qualora ne fosse
bisogno. La relativa documentazione appare nei
Prolegomeni ma anche, in maniera pił precisa,
nellapparato critico.
Al seminario ha partecipato, oltre alla
Dott.ssa Merita Sauku Bruci e al Prof.
Italo Costante Fortino, la Prof.ssa
Maddalena Toscano, dellOrientale di Napoli,
la quale ha messo in luce lutilitą della
concordanza e la sua applicazione al testo di
qualsiasi lingua.
La Toscano in primis ha spiegato alcuni aspetti
particolari del funzionamento del programma
Concordance che č consigliato per la sua
flessibilitą e adattabilitą.
Nel caso specifico dellalbanese č stato
ricordato che, dopo avere risolto il problema
dei riferimenti dei singoli lemmi che devono
essere dati al programma per lelaborazione
automatica di gran parte del materiale preso in
esame, necessita un intervento manuale per la
lemmatizzazione delle forme e un parziale
intervento relativo alla sistemazione
dellordine alfabetico.
La Prof.ssa Toscano ha affermato, infine, che la
codificazione finale della concordanza relativa
al romanzo Sofia Cominiate č opportuno
eseguirla nel CILA, il Centro e Laboratorio
linguistico dellOrientale, bene attrezzato e
autorizzato alluso del programma Concordance.
In tal modo ledizione critica, che prende in
considerazione anche la concordanza, diventa un
contributo alla lessicografia e la base per
ulteriori studi sulla lingua dellautore.
NAPOLI Seminar pėr
Filologjinė
Mė 30 qershor 2010, nė njė nga auditoret e
Departamentit tė Studimeve tė Europės Lindore tė
Universitetit tė Napolit LOrientale, u
zhvillua njė seminar mbi Kriteret e filologjisė
moderne dhe konkordancat.
Katedra e Gjuhės dhe Letėrsisė shqipe e kėtij
universiteti, organizatore e seminarit, prej
vitesh punon nė lėmė tė studimit dhe botimit tė
veprave tė pabotuara e tė rralla, pėr tė krijuar
njė korpus tė plotė tė veprave letrare nė botim
kritik. Si shtysė pėr tė organizuar njė seminar
tė tillė shėrbeu pėrgatitja pėr botim e veprės
nė arbėrisht tė Frangjisk Anton Santorit me
titull Sofia Cominiate, pėrgatitur nga Dr.
Merita Sauku Bruci, e Institutit tė Gjuhėsisė
dhe Studimeve Letrare tė Qendrės sė Studimeve
Albanologjike nė Tiranė.
Pas kėrkimeve dhe punėve pėrgatitore lidhur me
gjetjen dhe grumbullimin e dorėshkrimeve dhe
kopjeve tė tjera qė gjenden nė biblioteka
publike e private, si Biblioteka Qytetėse e
Kozencės, Biblioteka Mbretėrore e Kopenhagenit,
Arkivi i Shtetit (Tiranė), dhe pas pėrshkrimit
tė dorėshkrimeve tė bėra me kujdes dhe hollėsi,
Dr. Merita Sauku Bruci, ka vijuar me shqyrtimin
e plotė tė veprės, tuke u mbėshtetur si nė
tekstin origjinal tė shkruar nė arbėrisht, ashtu
edhe nė pėrkthimin nė italisht tė bėrė nga vetė
autori.
Pasi ka saktėsuar vlerat e fonemave tė
paraqitura me shenja grafike tė krijuara nga
vetė Santori, pėrgatitėsja e botimit ka kryer
transkriptimin e tė gjithė tekstit nė arbėrisht,
duke pėrdorur alfabetin e Manastirit, me
kujdesin dhe rregullimet e duhura. Njė studim i
gjerė hyrės (Prolegomenat), ku janė vėnė nė
dukje forma dhe pėrmbajtja e veprės, paraprin
transkriptimin e tekstit. Ēdo veprim dhe ēdo
ndėrhyrje nga ana e Brucit, ėshtė shpjeguar dhe
dokumentuar me kujdes, po kėshtu edhe nė rastet
kur kemi tė bėjmė me gabime tė pavullnetshme tė
vetė autorit (lapsus calami) ėshtė dhėnė
sinjalizimi i duhur pėr koregjimet e formės qė
konsiderohet si e gabuar. Kjo u lejon filologėve
tė tjerė qė tė kenė njė kuadėr tė plotė dhe tė
dokumentuar tė ndėrhyrjeve tė kryera nga
pėrgatitėsja e botimit, si edhe tė thellohen apo
tė pėrmirėsojnė njė punė tė tillė nesė del e
nevojshme.
Nė seminar pėrveē Dr. Merita Sauku Bruci dhe
prof. Italo Kostante Fortino mori pjesė edhe
prof. Maddalena Toscano, e LOrientale-s sė
Napolit, e cila vuri nė dukje nevojėn e
Konkordancave nė njė botim kritik si dhe
larminė e pėrdorimit edhe nė fusha tė tjera tė
studimit apo pėr tekste tė gjuhėve tė ndryshme.
M. Toskano sė pari shpjegoi disa aspekte tė
veēanta tė funksionimit tė programit
Concordance, qė ėshtė i kėshillueshėm pėr vetė
fleksibilitetin dhe pėrshtashmėrinė qė ka.
Nė rastin e gjuhės shqipe u tėrhoq vėmendja, se
pasi tė jetė zgjidhur problemi i referimeve nė
tekstin origjinal tė secilit pėrdorim tė njė
leme tė caktuar, pas pėrpunimit kompiuterik tė
tekstit tė dhėnė, nevojitet edhe njė ndėrhyrje e
pėrgatitėsit tė botimit, pėr lematizimin e
formave dhe renditjen alfabetike sipas alfabetit
tė shqipes.
Prof. Toskano rekomandoi sė fundmi, qė
kodifikimi pėrfundimtar i konkordancave tė
romanit Sofia Cominiate tė bėhet pranė CILA
(Qendra dhe Laboratori i kėrkimeve gjuhėsore tė
Universitetit LOrientale), e cila ėshtė e
mirėpajisur dhe e autorizuar pėr pėrdorimin e
programit Concordance
Kėshtu qė botimi kritik, i pajisur edhe me
konkordancat e veprės, shėnon njėkohėsisht edhe
njė kontribut pėr leksikografinė dhe njė bazė tė
mirė pėr studime tė mėtejshme tė gjuhės sė
autorit nė fjalė.
|
inizio pagina |
pubblicato il 10
luglio 2010
Zėmi e sėcrumė turismo na
arbėresh ?
di Atanasio Pizzi
I paesi arbėreshe, approssimati sia nelle
descrizioni storiche e sia nella logica
cronologica con cui si sono sviluppati, non sono
mai stati conservati o recuperati
con le dovute precauzioni, pur caratterizzati da
antiche tradizioni che
sapientemente i nostri avi ci avevano lasciato
in ereditą.
Credo che interventi di mera annotazione
storica possano al pił conservare
ricordi documentali del vissuto; si deve
salvaguardare fisicamente le attuali
presenze architettoniche, preservandole dal
decadimento e dalle loro recenti o
future manomissioni, causate da interventi di
manutenzione inconsapevoli dello
spessore storico e culturale in essi contenuto,
ancor oggi abbarbicato.
Il lavoro di raccolta degli elementi della
storia dei luoghi, quasi sempre eseguite
da personaggi non titolati, quindi, privi di
quel bagaglio che si acquisisce con il
titolo rivestito, rende la lettura delle notizie
pervenute errata, a cui segue quella
della progettazione del bene culturale, che
nella gran parte dei casi ha indotto in
errore i tecnici.
Ciņ ha prodotto un processo di degrado che porta
ad accentuare le emergenze
architettoniche, le quali perdono il loro
aspetto, il valore e la connotazione storica;
dovute a progetti inopportuni e/o inappropriati
inconsapevoli della valenza storica
che essi hanno rivestito in ambito delle
comunitą arbėreshe.
Si tratta quindi di rileggere le annotazioni
errate e reinterpretarle al fine di dare
una lettura logica e quindi, in seguito
utilizzarle per consentire di mantenere viva
la presenza fisica in continua evoluzione.
Efondamentale dunque far riaffiorare la
conoscenza storica dalle preesistenti;
riconnettere tra di loro le maglie della vita
trascorsa e di quella attuale e futura,
utilizzando tutti i metodi e percorsi del
restauro e della progettazione
architettonica in senso lato.
Lelemento architettonico, in questo caso,
salvaguardato potrą offrire occasione e
palestra nel tentativo di riportare nella
esperienza dellattuale quotidianitą radici
di vita che tendono purtroppo a seccarsi o a
perdere di leggibilitą e di
connotazione.
Si prova a proporre i paesi arbėreshe nei
percorsi turistici internazionali, senza
costruire unofferta adeguata, che scaturisca da
un lavoro certosino di ricerca e di
ricostruzione dei luoghi, seguendo una logica
entro la quale ogni paese di
Calabria Citra abbia la sua precisa collocazione
in un circuito storico-turistico,
ove ogni palazzo, casa, strada, piazza o
gjitonia descriva e proponga luoghi
caratteristici e unici dei paesi arbėreshe,
rappresentativi di un logico itinerario
turistico.
Il turismo non deve essere inteso come occasione
per proporsi come culle di
letteratura o di patriottismo e di tradizioni;
ogni paese raccolga e metta sul tappeto
la propria storia, in modo che tutti i paesi di
etnia arbėreshe possano mettere in
luce i propri eroi o letterati, secondo le
sequenze della storia di Calabria Citra.
Il futuro si costruisce con le regole e
pianificazioni programmatiche precise, la
perfetta conoscenza delle proprie radici,
tenendo presente la storia di tutti i paesi
arbėreshe di Calabria Citra, senza protagonismi,
fornendo di ogni comunitą la
giusta valenza.
Pianificando la crescita e creando le idonee
strutture ricettive e attrattive si puņ
incrementare il turismo, per esempio la
riproposizione dei vecchi catoi o le case
con la tipica logetta, proponendo cosi un modo
alternativo di trascorrere una
vacanza, immersi nel mondo delle tradizioni
arbereshe.
Oggi purtroppo si da prioritą alla
metanizzazione, alle pavimentazioni, alla
segnaletica stradale o apposizione di assurdi
cromatismi, si modifica
irreparabilmente il valore
urbanistico-architettonico dei nostri paesi;
sventrati,
modificati e invasi da colate di cemento per
veicolarizzarli a tutti i costi.
Cosi perdono ogni giorno la loro integritą
urbana, assomigliando sempre di pił a
villaggi turistici, ove ogni cosa non
appartenendo al territorio ma riportata o
ispirata da altri contesti, diventa sempre pił
scenario di pura finzione.
Vanno dunque individuati i soggetti titolati e
quelli istituzionali ai quali
sollecitare iniziative utili per la
rivalorizzazione dei paesi dove la cultura
arbėreshe ha trovato la sua massima espressione.
Gi interventi dovranno costituire sostegno per
la formazione di un nuovo tessuto
di programmazione col quale mantenere in vita
cultura e rapporti sociali,
esperienze di vita che riescano a testimoniare
il passato dando continuitą nel
presente e cosi una offerta seria al turismo.
|
inizio pagina |
pubblicato il 12 luglio 2010
IL SANGUE ALBANOFONO DIMENTICA LE
PROPRIE ORIGINI? Gjaku i Shprishur u Harrua.
di Atanasio Pizzi
La manifestazione folkloristica atta alla
valorizzazione della comunitą albanofona, fu
pianificata e di seguito realizzata a partire
dal 10 maggio 1959, otto giorni dopo la festa
del 2 Maggio in onore a SantAtanasio il Grande,
(lottava di SantAtanasio).
I padri fondatori a cui va rivolto il nostro
affettuoso ricordo, sono stati: il segretario
comunale A. Bugliari, lallora parroco
rev. Giovanni Capparelli ed il tesoriere
comunale T.C. Miracco; sapienti cultori
delle tradizioni arbėrėshe, seppero imprimere
alla manifestazione una doppia valenza, quella
di ricercare, valorizzare e promuovere le
tradizioni arbėrėshe, renderle note a tutti e
far rientrare la comunitą albanofona nei
circuiti turistici a quei tempi in ascesa.
Lentusiasmo di tramandare le tradizioni e
riuscire a farle travasare alle nuove
generazioni era tale che loro stessi fungevano
da ricercatori, coreografi e autori, le danze,
le cantate venivano rifinite a tal punto che
allinterno delletnia albanofona erano
facilmente riconducibili alla comunitą Sofiota.
Ore di sapienti prove eseguite sul terrazzo
della canonica, a quei tempi non avvolta dalla
orrenda copertura, ove canti, danze e movenze di
vita quotidiana venivano eseguite sino a
raggiungere la perfezione, mettendo in
particolare evidenza la parlata e il bellissimo
costume femminile Sofiota.
Il ricordo va alle innumerevoli manifestazione
nel corso delle quali i gruppi folkloristici si
riconoscevano dalle cantate e dai costumi
caratteristici femminili, era facile sentire
nelle conversazioni del folto pubblico che
riempiva piazza SantAtanasio, la frase:
ndrģ!!
. ką jąn kėtą!,
.. sąt kėndņnjėgn
kėshtł jąn Shimitrņt!!,
Altro elemento focalizzante la manifestazione
rappresentava la partecipazione di eminenti
personaggi, politici, militari e religiosi che
con la loro partecipazione rendevano completa
sotto ogni aspetto la manifestazione.
Le edizioni dellottava di SantAtanasio
sono state sempre espressione del tempo e degli
eventi che hanno accompagnato lItalia tra gli
anni sessanta agli anni novanta, ma nella prima
metą di questo ultimo decennio la ricerca delle
vecchie tradizioni e di ciņ che aveva
caratterizzato linfanzia delle generazioni nate
nel ventennio precedente divennero motivo di
culto e di arte da valorizzare.
Si rindossarono, senza garbo, gli antichi
costumi arbėrėshe, si rielaborarono vecchie e
famose melodie ritenendole, a torto, non pił
adeguate ed autoctone.
Nuovi canti, nuove danze, nuove rivisitazioni,
che sono un cumulo di manipolazioni che non ci
appartengono e che vengono erroneamente
attribuite alla nostra tradizione.
Adeguandosi meccanicamente a quel processo che
ideologicamente tutti cercano di combattere, ma
i fatti ogni giorno li smentiscono e li
avvolgono in quel calderone irreale, che si
identificano nella cosiddetta Globalizzazione.
Allora potrebbe succedere che, canti,
balli e musica di pił gruppi folkloristici
contengano le stesse melodie e sonoritą,
appiattendo cosģ il valore delle manifestazioni,
puņ accade che un gruppo proveniente dalla madre
patria Albania porti le stesse sonoritą e le
stesse cadenze musicali di un paese arbėrėshe,
si potrebbe pensare che le sonoritą siano state
conservate per pił di 500 anni, ma purtroppo non
č cosģ, la realtą č molto pił banale.
Gjaku i Shprishur su Harrua
una frase che quando veniva stesa a quinta del
palco, oggi potrebbe accadere che non viene
pił esposta, suscitava orgoglio di
appartenere ad un etnia di cosģ antica
discendenza, quel brandello di stoffa color
porpora, cucito con tanta passione da Suor
Melania e le sue consorelle, scandiva come un
raffinato orologio il tempo, ricordandoci che il
meraviglioso mondo darberia viveva ancora.
Il Bugliari, il Capparelli ed il Miracco, armati
di sola passione e poche possibilitą logistiche
seppero dare vita alla manifestazione per la
quale si identificano valori comuni.
Non cč una generazione, nata allinterno del
cinquantennio appena trascorso, che non sappia
intonare alla parlata Sofiota, moj e bukura
moree, copille moj copille, doit ishia
, rč
flamuri ecc.,ecc.; cantate che sarebbero
state perse o rievocate chissą come, se non ci
fossero state preservate da quelle le tre pietre
miliari, rilanciandole a modo e dare logica
continuitą alla espressione canora arbėrėshe.
Tutte le cose hanno un inizio uno svolgimento ed
una fine, anche questa a quanto pare volge al
suo destino, non aggiungo naturale destino
alla frase, perche cosģ non č; se la
manifestazione non viene preparata con adeguata
professionalitą e al suo interno non vengono
riversate nuove esperienze fornite dai tanti
esperti del settore, i quali irragionevolmente e
poco sapientemente vengono messi da parte da
ignoti personaggi, i quali al rilancio della
propria comunitą preferiscono loblio.
Nella Cinquantesima edizione della Primavera
Italo-Albanese non si č riusciti a produrre
ledizione dorata atta a segnare il
traguardo raggiunto, sarebbe stato assurdo
pensare ad una mostra rievocativa, o
complicato parlare di questo evento in una
serie di dibattiti, o addirittura la
pubblicazione di un volume rievocativo, ove
attraverso immagini e pochi testi si potesse
rileggere le varie edizioni ed i personaggi che
si sono alternati sino ad oggi.
Perņ commetto un errore, dimenticavo che non
esistono foto, non esistono documenti, non
esistono fratelli, nessuno possiede nulla e
niente, consapevoli che il poco di ognuno
potrebbe fare la storia di tutti e la ricchezza
mirata di pochi eletti, ne consegue che i
progetti sopra citati sarebbero stati unimpresa
quasi impossibile da realizzare.
Disfare č stato sempre molto semplice, i
terremoti, i tradimenti, si dissipano in un
battito di ciglia, distruggono intere vite di
sacrifici e buoni intenti, basta un attimo e
tutto finisce; quel poco che rimane diventa il
brandello su cui ricostruire la propria
identitą, Bugliari, Capparelli e Miracco hanno
saputo costruire un ideale ove riconoscersi, sta
a noi dargli continuitą coinvolgendo sani e
capaci protagonisti.
|
inizio pagina |
pubblicato il 12 luglio 2010
SAN
LORENZO DEL VALLO
Il
Mediterraneo tra la cultura Illirica e il
ceppo Greco latino
di Pierfranco Bruni
Storia e ricerca linguistica costituiscono
elementi significativi per una
interpretazione di quel valore etnologico
che caratterizza molte realtą territoriali
della Calabria. Il caso di San Lorenzo del
Vallo č emblematico. A neppure un chilometro
da Spezzano Albanese lattuale lingua č
litaliano ma ci sono ceppi che hanno
rimandi alla cultura Italo Albanese oltre
che a quella grecanica.
Lo studio
sulle origini di San Lorenzo del Vallo
presenta approfondimenti che vanno nella
direzione che pongono al centro le identitą
greco romane di questa comunitą ma cč una
forte componente (storica, culturale e di
visioni geo ambientali) che rimanda ancora
una volta ad una tradizione Italo
Albanese. Pił volte č stato sottolineato ciņ
(anche di recente in alcune mie
pubblicazioni) e in pił circostanze
lanalisi avvalora questa tesi.
La componente
Arbereshe di San Lorenzo del Vallo č una
testimonianza che trova la sua
giustificazione non solo in un apparato
linguistico (alcuni cognomi, alcuni elementi
toponomastici) ma anche in una con
testualitą storica che mostra una griglia di
dati che consolidano una matrice orientale
nella storia di San Lorenzo.
Il
territorio č sempre una chiave di lettura
per capire la storia e per definire linee
progettuali per il futuro. Voglio portare un
esempio di un piccolo paese calabrese: San
Lorenzo del Vallo in provincia di Cosenza.
Un paese sradicato da una temperie storica
ma che "nasconde" risorse ed energie proprio
sulla base di una conoscenza appropriata
delle sue identitą. Il contesto che č stato
Magna Grecia č dentro quel territorio che č
stato definito Arberia. Le infiltrazioni
illiriche nel linguaggio sanlorenzano
portano ad una chiave di lettura di una
precisa valenza greco romana ma la cultura
spagnola (che č il portato, al di lą dei
conflitti che si sono verificati in tutto il
Regno di Napoli) ha lasciato segni
tangibili.
Il XV
secolo č il secolo delle immigrazioni.
Scanderbeg che moriva nel 1468 era stato un
baluardo cristiano contro gli Ottomani,
ovvero contro i Turchi. E i Turchi, come
dice una leggenda, che arrivano dal mare
diventano il vero spauracchio per quelle
comunitą che avevano, in modo particolare,
ospitato i primi profughi albanesi. San
Lorenzo non ospita i profughi albanesi (ciņ
č da chiarire) ma gli albanesi formano un
loro luogo di accasamento proprio sul
territorio di San Lorenzo e i conflitti con
Alarcon Mendoza creano successivamente una
ulteriore diaspora. San Lorenzo č stato un
paese Arbereshe: non ci sono dubbi.
Sullarenxa.
I primi arrivi degli albanesi risalgono
circa al 1479 e questo gruppo resta compatto
quasi sino al 1517. Una data indicativa
importante perché č proprio da questa
temperie che si verificano ulteriori
migrazioni. Ciņ č stato discusso di recente
anche a Roma nel corso di un convegno nel
quale ho evidenziato questa tesi. In una
prossima occasione (si svolgerą a Taranto un
seminario di studi sulle comunitą che hanno
perso letnia arbereshe originaria)
avanzerņ proprio lesempio di San Lorenzo
del Vallo). Ecco perché č necessario non
trascurare questi elementi ma occorrono dei
confronti seri, articolati e maturi.
Certo
di San Lorenzo si parla spesso del castello,
giusto ma anche questo non lo si potrą pił
disgiungere da una continuitą di
testimonianze storiche. Il castello di San
Lorenzo della Vallo č una presenza storica
visibile ma ci sono altri elementi che
rimandano ad un contesto archeologico le
radici vere di questa comunitą. San Lorenzo
del Vallo, comunitą nel contesto
territoriale della Magna Grecia, č stato un
paese italo - albanese con delle
testimonianze certe che vanno riconsiderate
anche sul piano storico. Lo si afferma,
appunto, nel mio saggio dedicato a San
Lorenzo del Vallo e alle sue radici, come ho
appena sottolineato.
Infatti
storia e raccordi archeologici sono alla
base delle radici e dei codici identirari di
un paese come San Lorenzo del Vallo. Un
centro che rientrava nella Chora della
Magna Grecia. Si narra che San Lorenzo del
Vallo fu un Feudo successivo degli Alarcon e
dei Pescara. Alarcon fu un navigatore
spagnolo nato intorno al 1500. Il fiume che
attraversava i territori dellarea
geografica comprendente S. Lorenzo era
chiamato Tearo. San Lorenzo del Vallo ha
assorbito dei processi che hanno avuto una
valenza storica su tutto il territorio. La
presenza degli albanesi in Calabria e nel
Sud, comunque, andrebbe verificata
storicamente gią a partire dal contesto
archeologico, come daltronde stiamo
cercando di fare. C'č una continuitą di
modelli archeologici che legano la Magna
Grecia al mondo illirico e greco. Non per
caso la maggior parte dei casali Arbereshe
ha occupato e occupa prevalentemente quei
territori che sono stati riferimenti
fondamentali nella temperie magno greca.
Testimonianze archeologiche illiriche e
greche sono presenti in gran parte dei
contesti territoriali del Sud. Ciņ avvalora
la tesi di un rapporto significativo tra la
Calabria e l'Albania molto prima della
venuta migratoria albanese in Italia
nella contestualizzazione scandaberghiana.
Non bisogna dimenticare, proprio per
questo, a tal proposito la stagione italo
albanese di San Lorenzo del Vallo. E stata
una delle prime comunitą Arbereshe. Una
delle prime comunitą che ha ospitato gli
albanesi ed ha creato un fulcro che ha poi
realizzato una proiezione su tutto il
circondario.
La
nascita di Spezzano Albanese deve molto a
San Lorenzo del Vallo. Le sue radici greche,
comunque, sono un segno tangibile. Come č un
dato tangibile limponenza del castello
perché in esso ci sono i modelli di un
processo che ha attraversato quasi tutta la
Calabria. San Lorenzo del Vallo č stato un
punto di riferimento sia sul piano
archeologico sia sul piano pił strettamente
storico.
Ho
sempre sostenuto limportanza di dare
consapevolezza a un dialogo stretto tra le
identitą pre -greche, quelle greche e quelle
romane e le epoche e le civiltą successive.
Ci sono, in San Lorenzo del Vallo, rigurgiti
Arabi con i quali tuttora occorrerebbe fare
i conti. Il castello sembra raccogliere,
attraverso le sue forme e quelle incisioni
storiche, tutti quegli elementi che hanno
condensato un viaggio allinterno di un
mosaico di civiltą. I modelli archeologici,
lepoca tardo medioevale, letą Arbereshe,
la partecipazione ai documenti illuministi e
risorgimentali costituiscono quellassetto
del territorio non solo in termini
urbanistici ma anche profondamente
culturali.
Il
materiale riferito alla Necropoli arcaica
con corredo di tipo siculo qui ben
documentato. Lo scritto di Paolo Orsi,
apparso su Notizie Scavi del 1902, č un
documento che avvalora una San Lorenzo
archeologica vitale nella storia della
Calabria. Le immagini dei reperti, come
descritti da Paolo Orsi, recuperati nelle
tombe č una dimostrazione emblematica.
Significativo č il ripostiglio di denari
repubblicani romani rinvenuto in contrada
Masseria. Lautore di questo saggio č
Giuseppe Procopio. Il testo analitico č
apparso su Notizie Scavi del 1952. Qui si
ripropone la lettura nella cronologia di E.
Babelon alla quale si affianca,
contrapponendosi, quella di H.A. Grueber.
Il
lavoro finora portato avanti prosegue
con l'analisi del saggio di Gennaro Pesce
che ha studiato le Arule rinvenute in San
Lorenzo del Vallo. Larticolo č apparso sul
Bollettino dArte del 1935. Nello studio
gią pubblicato e si sta approfondendo cč,
inoltre, un capitolo sulla nascita del
castello. E uno spaccato che evidenzia
alcune suggestive immagini della storia del
castello. Un itinerario che si inquadra in
una visione pił generale inerente la storia
di San Lorenzo del Vallo. Archeologia e
storia, dunque, sono un intreccio che
custodisce risorse e vocazioni. Un
patrimonio che č un bene culturale.
L'albanesitą resta, comunque, un nodo che
apre un dibattito a tutto tondo sulla
presenza di questa civiltą gią da tempi
remoti. Perché la storia senza una visione
etno - archeologica non č spiegabile e non
č inquadrabile in una dimensione di
comprensione territoriale. Il caso di San
Lorenzo č di straordinario impatto in una
impostazione di verifica sul territorio.
Alla
base della presenza di strutture e manufatti
ci sono modelli di civiltą, i quali hanno
permesso di dare una visione interpretativa
ad un paese. La stessa chiesa di Santa Maria
delle Grazie ha una origini i cui richiama
orientali non sono da trascurare. Quanti
paesi albanesi hanno tuttora una chiesa
dedicata a Santa Maria delle Grazie? Un
interrogativo sul quale stiamo riflettendo,
ma tra territori della Magna Grecia e
geografia Arbereshe cč un legame che non va
trascurato perché č nei codici di un
passaggio tra archeologia e storia che si dą
senso alla vera identitą di una comunitą. I
due aspetti quello illirico e quello greco
latino sono manifestazioni di un contesto
territoriale e storico ben calato nelle
radici Mediterranee.
|
inizio pagina |
pubblicato il 12 luglio 2010
Gjitonia e
riqualificazione urbana
di Atanasio Pizzi
E apparso sul sito Jemi
un articolo che fa parte delle notizie che
giungono da San Demetrio Corone, in cui viene
descritto il progetto di riqualificazione di
Vico V Dx Via Caminona, ora Piazza del Popolo.
Esso sia nella descrizione del contesto e di
conseguenza nel progetto, evidenzia grossolani
errori.
Fondamenta su cui si basa un buon progetto di
riqualificazione urbana, sono rappresentate
dalla storia di quel sito e la perfetta
integrazione con letnia in oggetto, senza
lacune di alcun tipo.
Un elemento cosģ caratterizzante per i paesi
arbereshe, la gjitonia, non puņ essere datata
grossolanamente al XIX secolo, infatti č
opportuno sapere che i palazzi nobiliari nei
paesi arbereshe venivano edificati allinterno
della gjitonia quando questa gią esisteva.
Levoluzione edificatoria per le etnie arbereshe
avviene intorno alla metą del 1500, il tugurio
di paglia e terra veniva sostituito in manufatti
di pietra legata da impasti di argilla, aventi
copertura in coppi.
Essi consistevano in due ambienti dipendenti
luno dallaltro, il primo con la porta di
accesso direttamente sulla strada o piazzetta,
mentre il secondo completamente buio dipendeva
dal primo, identificati come Catoi sono la base
dei modelli aggregativi edilizi delle comunitą
arbereshe.
In questa fase la famiglia (il clan) tipica
arbereshe subisce una rilevante evoluzione, ogni
nucleo familiare realizza la propria abitazione
pur dipendendo sempre le une dalle altre.
Divenuto il Catoio abitazione di ogni singola
famiglia viene aggregato spontaneamente secondo
i dettami dellorografia circostante e in questa
fase, molto importante, prende corpo la gjitonia,
dove il clan non vive pił in un unico ambiente
ma in una serie di catoi costruiti in aderenza
luno con laltro, il cui elemento aggregativo
comune diveniva scesci.
Nel corso del 1700 quando le possibilitą
economiche migliorano, il catoio si evolve,
infatti esso viene realizzato in muratura
costituita di pietra, listata in mattoni, il cui
legante era calce mista a sabbia, il tetto era
costituito da travi di castagno e doppia regola
di coppi.
Ai primi decenni del 1800 quando il declino dei
principati porta alcune famiglie ad acquisire
consistenti appezzamenti di terreni e il
conseguente miglioramento delle possibilitą
economiche; vengono edificati i cosģ detti
palazzi nobiliari i quali, chiaramente, vengono
costruiti allinterno di questi sistemi
aggregativi del 1500.
Se i presupposti per realizzare un progetto
partono da considerazioni storico-urbanistiche
valide, si gettano basi solide per poter far
rivivere i valori sociali della gjitonia,
altrimenti le scelte progettuali diverranno un
luccicante elenco di prodotti Hi-tech che
possono anche colpire la fantasia dei profani,
ma nella realizzazione pratica diventano motivo
di delusione e faziositą.
|
inizio pagina |
pubblicato il 13 giugno 2010
Giorgio Castriota Scanderbeg: la storia e
limmagine - Convegno
internazionale a Durazzo
Il 28 maggio
2010, nella sala delle conferenze dellhotel
Adriatik a Durrazzo, lUniversitą Marino
Barlezio e il Centro di Studi Albanologici di
Tirana hanno organizzato il convegno
internazionale Giorgio Castriota Scanderbeg:
la storia e limmagine.
I relatori
hanno trattato varie problematiche storiche,
riguardanti il contributo delle famiglie feudali
albanesi (S. Daci), le relazioni di Scanderbeg
con Alfonso dAragona di Napoli (P. Xhufi), i
rapporti di Scanderbeg con la Republica di
Venezia (L. Nadin), la lotta di Scanderbeg e i
territori orientali albanesi (F. Duka), il
contesto nazionale e religioso durante la guerra
di Scanderbeg (M. Malaj), lorigine
dellinsurrezione di Scanderbeg (D. Egro).
Segnaliamo la
relazione del prof. C. Italo Fortino,
dellUniversitą di Napoli LOrientale: La
figura di Scanderbeg nellopera poetica di Luis
de Rosa., che č stata seguita con
interesse.
Il relatore ha
sottolineato che le creazioni poetiche arbėreshe
doggi, relative alla figura di questa grande
personalitą storica, avvolta nel mito per le sue
azioni eroiche e per il ruolo straordinario
giocato dentro e fuori i principati arbёreshё,
attingono ispirazione alla tradizione popolare,
di cui la pił importante e pił significativa
rimane quella che si ripete come rito
dellorigine, in occasione delle Vallje, il
martedi dopo Pasqua, oggi solo in alcuni paesi
arbėreshё, mentre un tempo in tutte le comunitą
arbėreshe dellItalia meridionale.
Per un giorno
intero, il martedi dopo Pasqua, per le vie del
paese si cantano le rapsodie del ciclo di
Scanderbeg, di cui la pił nota č E
Skanderbeku njё menat, che ripropone la
vittoria del Castriota contro Ballaban Pasha e i
turchi.
Daltro canto,
oltre alla tradizione orale, anche quella
scritta ci aiuta a capire meglio come si č
depositata nellimmaginario popolare la figura
di Scanderbeg. In questo senso un ruolo
rilevante hanno svolto alcuni autori del passato
che hanno scritto di Scanderbeg, quali Marino
Barlezio con lopera Historia de vita et
gestis Scanderbegi Epirotarum principis
(Roma 1508/1510), Gian Maria Biemmi con lHistoria
di Giorgio Castriotto detto Scanderbeg
(Brescia 1742¹, Brescia 1756²), F. Sansovino
con Dei fatti illustri del Signor Giorgio
Scanderbegh (Venezia 1568), Laonico
Calcondila, conosciuto per lopera
Historiarum de origine ac rebus gestis Turcorum
libri X (pubblicazione postuma, Frankfurt
1574), il Papa Pio II - Enea Silvio Piccolonimi
con lopera Commentarii Rerum memorabilium
(Roma 1584), Giovanni Sagredo con Memorie
Istoriche de Monarchi Ottomani (Venezia,
1679), Niccolņ Chetta con la sua opera Tesoro
di notizie su de Macedoni (pubblicata
postuma, 2002). Quindi il prof. Italo C.
Fortino, che ha pubblicato di recente leditio
princeps (2008) del poema Ndihmja e
Krojёs scritto nel 1857 da Giuseppe Angelo
Nociti, ha inteso sottolineare limportanza
delle raspodie raccolte e pubblicate da Girolamo
De Rada nel 1866 dal titolo Rapsodie dun
poema albanese. L a raccolta contiene, tra
laltro, un ciclo dedicato a Scanderbeg:
Hajin buk si di vёllezёr, che parla di Milo
Shini e Scanderbeg, Mbjodhi Krōj Skanderbeku,
sulle nozze di Scanderbeg, Vū spёrvĭeret
Skandёrbeku, sul tradimento di Ballaban,
Menatet kurna u nisё, che parla dei consigli
di Scanderbeg a suo figlio Giovanni rima dir
trasferirsi in Italia, Shkoi njё dit
mĭegullore, che tratta della morte di
Scanderbeg i pafān (disavventurato) il
quale sёsht mёŪ
(non cč pił).
Dopo questo
panorama, il prof Fortino si č soffermato in
particolare sulla raccolta di poesie Lule nё
gjёmba, (Reklama, Tiranё, 1997) del poeta
arbėresh contemporaneo Luis De Rosa di Ururi,
(Campobasso). Questa raccolta contiene anche un
poemetto intitolato Gjuha, i sprasmi thesar,
dedicato a Scanderbeg.
Dal punto di
vista antropologico lo possiamo definire, ha
precisato il relatore, come una poesia delle
origini, che trova nella terra-Arbėria degli avi
linspirazione poetica:
O terra, un
dģ dei padri, / o terra, mai pił vista, / o
terra, ricordata bella, / concedimi lestro
poetico, / fammi sciogliere un canto ai
consanguinei.
Il poemetto di
De Rosa č un richiamo ai giovani arditi
arbėreshё, ai cristiani per liberare lArbėria
dal giogo dei turchi; ma č sopratutto lappello
indirizzato a Scanderbeg, - Thёrresmi
Gjergjin prapa oppure Gjergji tё na vijё
prapё e, infine, il verso decisivo Biri
madh na erdhi prapa, - perché
abbandoni lesercito turco per rientrare in
Arbėria ad organizzare linsurrezione.
Il poeta Luis
de Rosa fa appello allorgoglio, uno degli
elementi pił importanti nella struttura
antropologica della personalitą delluomo
arbėresh. Il carattere dellorgoglio si rivela
come la base indispensabile per affrontare il
momento pił rischioso e decisivo nella storia
dellArbėria, quando sono in gioco la libertą,
la patria, e lo stesso orgoglio patriottico. Nel
nome della libertą e della terra si sollevano
non solo i prģncipi, ma anche la terra, tutta la
natura dellArbėria
Cime e
terre dAlbania, / boschi e dirupi di Mavra, /
quando udirono Marco Topia, / tutti si levarono,
/ tutti pronti / un desiderio avevano: la
libertą.
Per il prof.
Fortino, il poeta Luis de Rosa, nelle sette
scene presenti nel poemetto Gjuha, i sprasmi
thesar, con lappello alle personalitą
storiche, Diocleziano, Costantino e
Giustiniano, considerati come Prindёrat
e mёdhenj
tё
tonё,
ha concentrato le ragioni fondamentali che hanno
spinto prima Giovanni Castriota, e in seguito
suo figlio Giorgio, ad intraprendere la guerra
contro i turchi.
DURRĖS:
Konferencė ndėrkombėtare Gjergj Kastrioti
Skėnderbeu: historia dhe imazhi
Mė datė 28 maj
2010, nė ambientet e hotelit Adriatik nė
Durrės, Universiteti Marin Barleti dhe Qendra
e Studimeve Albanologjike tё Tiranёs organizuan
konferencėn ndėrkombėtare Gjergj Kastrioti
Skėnderbeu: historia dhe imazhi. Kumtuesit
trajtuan problematika historike qė lidhen ndėr
tė tjera me kontributin e familjeve feudale
shqiptare (S. Daci), marrėdhėniet e Skėnderbeut
me Alfonsin e Napolit (P. Xhufi), me Venecian (L.
Nadin), luftėn e Skėnderbeut dhe brezin lindor
tė tokave shqiptare (F. Duka), kontekstin
kombėtar dhe fetar tė luftės sė Skėnderbeut (M.Malaj),
mbi origjinėn e kryengritjes sė Skėnderbeut (D.
Egro).
Me mjaft
interes u ndoq edhe kumtesa e prof. Italo C.
Fortinos nga Universiteti i Napolit
LOrientale: Figura e Skёnderbeut ne veprёn
poetike tё Luis De Rosa-s.
Prof. Fortino
theksoi se burimet e frymėzimit tė poezisė sė
sotme arbėreshe, qё ka pёr argument figurёn e
kёtij personaliteti historik, i mbёshtjellё nga
miti i shkaktuar nga bёmat trimёrore dhe nga
roli i jashtёzakonshёm qё Skёnderbeu luajti
brenda dhe jashtё principatave arbёreshe, mbetet
tradita gojore, ndėr tė cilat mė e fuqishmja dhe
mė kuptimplota ёshtё, patjetёr, ajo qё ēdo vit
pėrsёritet si njё rit i origjinёs dhe qё
zhvillohet me rastin e Valleve, tё martёn pas
Pashkёve, sot vetёm nё disa katunde arbёreshё,
ndёrsa nё fillim nё tё gjithё katundet arbёreshё
tё Italisё sё Jugut.
Pёr njё ditё
tё tёrё tё martёn e Pashkёvet me Vallet
qё zhvillohen ndёpёr udhat e katundit kёndohen
rapsoditё e ciklit tё Skёnderbeut mё e njohura
e tё cilėve ёshtё ajo qё fillon me vargun E
Skanderbeku njё menat qё kujton fitoren e
Kastriotit kundёr Ballabanit dhe Turqёvet .
Tradita e
shkruar, sipas kumtuesit, pėrpos asaj gojore, na
ndihmon pёr tё kuptuar se si ёshtё depozituar nё
imagjinatёn popullore figura e Skёnderbeut. Nё
kёtё drejtimi njё roll tё rёndёsishёm kanё pasur
disa autorё tё sё kaluarёs qё kanё shkruar pёr
Skёnderbeun, si Marin Barleti me veprėn
Historia de vita et gestis Scanderbegi
Epirotarum principis (Romё 1508/1510), Xhan
Maria Biemmi me veprёn Historia di Giorgio
Castriotto detto Scanderbeg (Brescia 1742¹,
Brescia 1756²), F. Sansovino me Dei fatti
illustri del Signor Giorgio Scanderbegh,
Venezia 1568), Laonik Kalkondila, i njohur pёr
veprёn Historiarum de origine ac rebus gestis
Turcorum libri X (botim postum, Frankfurt
1574), si edhe Papё Pius-i II - Aeneas Sylvius
Piccolonimi me veprёn Commentarii Rerum
memorabilium (Romё 1584), Xhovani Sagredo
me Memorie Istoriche de Monarchi Ottomani
(Venezia, 1679), dhe Nikollё Keta, me veprёn e
tij, Tesoro di notizie su de Macedoni
(botim postum, 2002).
Pastaj prof.
Italo Fortino, qė ka botuar pėr herė tė parė mė
2008 poemėn Ndihmja e Krojёs shkruar nė
vitin 1857 nga Xhuzepe Anxhelo Noēiti, nuk la pa
theksuar rёndёsinё e pёrmbledhjes sё botuar nga
Jeronim De Rada nё 1866 me titull Rapsodie
dun poema albanese. Kjo tufё me rapsodi
formon njё cikёl me vete kushtuar pikёrisht
Skёnderbeut: Hajin buk si di vёllezёr, qё
flet pёr Milo Shinin e Skёnderbenё, Mbjodhi
Krōj Skanderbeku, pёr martesёn e heroit,
Vū spёrvĭeret Skandёrbeku, pёr trathtinё e
Ballabanit, Menatet kurna u nisё, qё flet
pёr kёshillat e Skёnderbeut tё birit Gjonit pёr
tё shkuar nё Itali, Shkoi njё dit mĭegullore,
qё flet pёr vdekjen e Skёnderbeut, i pafān
i cili sёsht mёŪ.
Pas kėsaj
tabloje paraqitėse, prof. Italo Fortino u ndal
nė mėnyrė tė veēantė nё pёrmbledhjen me poezi
Lule nё gjёmba, (Reklama, Tiranё, 1997) tė
poetit arbёresh bashkёkohor, Luis De Rosa nga
Ururi, nё provincёn e Kampobasos nё Regjonin
Molize. Kjo pėrmbledhje pёrmban njё poemth me
titull Gjuha, i sprasmi thesar, kushtuar
Skёnderbeut.
Nga pikёpamja
antropologjike mund ta pёrcaktojmё, theksoi
kumtuesi, si poezi tė origjinёs qё gjen nё dheun,
nё tokёn-Arbёri tё stёrgjyshёve frymёzimin
poetik:
Oj dhé, njё
herё tё prindёvet, / oj dhé, kurra mё i dukur, /
oj dhé, kujtuor i bukur, / bjem estrin e
poezivet /
ёm
tё
i kёndonj
gjёrivet.
Poemthi i De
Rosёs ёshtё njё thirrje trimave arbёreshё, tё
kёrshterёve pёr tё liruar Arbёrinё nga turku,
por mbi tё gjitha ёshtё thirrja qё i drejtohet
Skёnderbeut: Thёrresmi Gjergjin prapa ose
Gjergji tё na vijё prapё dhe, nё fund,
vargu vendimtar Biri madh na erdhi prapa
dmth. Skёnderbeu le ushtrinё turke dhe kthehet
nё Arbёri pёr kryengritjen.
Poeti Luis De
Rosa prek krenarinё, qё pёrbёn njё nga elementet
mё tё rёndёsishme nё strukturёn antropologjike
tё personalitetit tё njeriut arbёresh. Karakteri
i krenarisё paraqitet si baza e domosdoshme pёr
tё pёrballuar momentin mё tё rrezikshёm dhe
vendimtar tё historisё sё Arbёrisё, kur janė nė
lojė liria, atdheu, dhe krenaria atdhetare. Nё
emrin e lirisё dhe nё emrin e dheut ngrihen jo
vetёm princat, por metaforikisht ngrihen edhe
trolli, natyra e tёrё e Arbёrisё.
Maja e
trolle tё Shqipёrisё, / pylla e timba tё Mavres,
/ kur dёgjojtёn Mark Topin, / gjith u ngren, /
gjith u pёrveshёn / njё dёshir kishёn: lirin
.
Pėr prof.
Fortinon, poeti Luis De Rosa nё
shtatё
skenat e pranishme nё
poemthin Gjuha i sprasmi thesar, me
thirrjen personaliteteve historike, Dioklecianit,
Kostandinit dhe Justinianit, tё
cilёt
i konsideron si Prindёrat
e mёdhenj
tё
tonё,
ka pёrqendruar arsyet themellore qё
kanё shtyrё
mё
parё
Gjon Kastriotin, dhe mё
vonё
tё
birin Gjergjin, tё
ndёrmarrin
luftёn
kundёr
turqve.
|
inizio pagina |
pubblicato il 22 maggio 2010
Il Kosovo oggi
La situazione politico-culturale negli ultimi 25
anni
La Cattedra di Lingua e Letteratura Albanese
dellUniversitą LOrientale di Napoli, in
collaborazione con il Dipartimento di Studi
dellEuropa Orientale e il Dottorato di ricerca
in Culture dellEuropa Orientale, ha promosso
una Conferenza scientifica sulla Situazione
politico-culturale del Kosovo oggi, nellambito
della Convenzione tra lAteneo LOrientale di
Napoli e lUniversitą di Prishtina.
La Conferenza si č tenuta il 20 maggio ed hanno
relazionato i Proff. Bardh Rugova, Direttore del
Dipartimento di Linguistica dellUniversitą di
Prishtina e Lindita Sejdiu, Vice-Preside della
Facoltą di Lettere della stessa Universitą.
Prof. Bardh Rugova: La situazione
politico-culturale nel Kosovo.
Il prof. Bardh Rugova ha fatto un panorama della
situazione politico culturale del Kosovo degli
ultimi 25 anni ripercorrendo le diverse fasi di
sviluppo attraverso la stampa kosovara e in
particolare attraverso linterpretazione dei
quotidiani Rilindja, Bujku e Koha Ditore.
Il relatore ha sviluppato un percorso originale
nel quale ha messo in evidenza, pił che il
linguaggio esplicito, quello metaforico dei
giornali, quale chiave di interpretazione della
realtą. La stessa realtą in continua evoluzione
ha trovato anche nella struttura testuale del
racconto giornalistico ora i riflessi di
atteggiamenti autoritari, ora totalitari e
finalmente liberi e protesi alla responsabilitą
sociale. Solo il modello libero e quello della
responsabilitą sociale appartengono alle societą
democratiche.
Il Kosovo, nella sua giovane storia, in un lasso
di tempo abbastanza breve, ha attraversato tutte
le fasi e i modelli citati: da Provincia
Autonoma della Repubblioca Serba, a entitą con
autonomia soppressa, alla costruzione di un
sistema parallelo tutto albanese, alla
Repubblica Indipendente.
Il quotidiano Koha Ditore, nel numero del 17
febbraio 2008, in coincidenza con la
proclamazione dellIndipendenza della Repubblica
del Kosovo, segnalava levento attraverso un
percorso tracciato da alcune parole chiave:
stato, libertą, indipendenza, democrazia,
responsabilitą sociale e loro impatto nella
vita culturale, un percorso sempre in atto e
ancora in divenire.
Perciņ: Il Kosovo ha avuto una storia
travagliata e negli ultimi decenni č passato da
una specie ... di indipendenza allinterno della
federazione iugoslava, nellambito di un sistema
totalitario, ad una occupazione nellambito di
un sistema in apparenza pluralista, ma
autoritario; fino allindipendenza di una
democrazia fragile, che sta prendendo piede.
Il relatore, nella trattazione dei momenti
importanti della storia del Kosovo, si č servito
dellanalisi fatta dal Presidente Ibrahim
Rugova, interpretando la poesia di Ali Podrimia,
nella quale individuava una fase dominata dal
linguaggio metaforico, coincidente con
loppressione slava, seguita da quella pił
distesa dominata dallironia.
Nel discorso del Prof. Bardh Rugova non č
mancato il riferimento ai gusti musicali durante
le varie fasi della storia kosovara: in
contrapposizione al controllo statale il
relatore ha citato laffermazione del new
wave e rock accanto allo sleng
dei giovani di Prishtina.
Il relatore ha concluso sostenendo che i
giornali svolgono un ruolo importante nella vita
sociale ed hanno una responsabilitą di grande
portata nella formazione degli orientamenti e
delle opinioni che poi si concretizzano in
giudizi.
Prof.ssa
Lindita Sejdiu: La linguistica albanese
contemporanea nel Kosovo.
Gli studi di
linguistica nel Kosovo hanno registrato un
particolare sviluppo a datare dagli anni 70 del
secolo scorso, sia per lapertura verso le
scuole di pensiero occidentali, sia per
lorganizzazione di momenti di confronto vedi
Seminario Internazionale sulla Lingua, la
Letteratura e la Cultura Albanese , sia sul
piano culturale che su quello delle ricerche.
Infatti gią negli anni settanta i metodi della
linguistica strutturalista, della linguistica
generativa, ma anche delle nuove discipline che
si affermavano, sociolinguistica e linguistica
testuale, sono presenti e seguiti con
attenzione.
In questo
quadro la prof.ssa Sejdiu si č soffermata
sullopera di diversi linguisti kosovari e un
posto importante nella relazione lha dedicato
allaccademico Besim Bokshi, autore di diverse
opere, tra cui Zhvillimi i sistemit nominal
tė shqipes (Lo sviluppo del sistema nominale
dellalbanese) del 1980, ripubblicato nel 2005 e
Prapavendosja e nyjes nė gjuhėt ballkanike
(La posposizione dellarticolo nelle lingue
balcaniche, 1984).
Il libro del
Bokshi sullo sviluppo del sistema nominale
rappresenta una vera innovazione nella
metodologia degli studi albanologici, per
lintroduzione dei concetti sistemici nel
processo diacronico e lapplicazione dello
strutturalismo, che gli hanno permesso la
costruzione di un sistema completo dellalbanese
nel campo nominale, e la formulazione di una
teoria sulla formazione di elementi nuovi
morfematici.
La ricerca
sulla posposizione dellarticolo nelle lingue
balcaniche ha permesso al Bokshi di individuare
le cause e i tempi del fenomeno della
posposizione e dellagglutinazione dellarticolo
nella lingua albanese, in quella rumena e nella
bulgara, riuscendo a spiegare le modalitą
dellinfluenza dellalbanese sul rumeno, e pił
tardi del rumeno sul bulgaro.
Besim Bokshi č
liniziatore degli studi strutturalistici e
della linguistica albanese in generale nel
Kosovo e per le sue tesi sulla storia della
lingua albanese e delle lingue indoeuropee
rimane unautoritą indiscussa in tutta la
comunitą accademica albanese.
Unaltra
figura importante della linguistica kosovara,
presa in esame dalla prof.ssa Sejdiu, č il prof.
Selman Riza che durante tutta la sua vita fu
perseguitato dai regimi comunisti della
ex-Iugoslavia e dellAlbania di Enver Hoxha.
La raccolta
delle sue opere Studime albanistike
(Studi albanistici) venne pubblicata in Kosovo
negli anni Ottanta. Alla fine del 2009 le
accademie di Prishtina e di Tirana hanno
pubblicato lopera omnia, da cui si evidenzia il
suo contributo scientifico nel campo della
grammatica albanese, della dialettologia, della
standardizzazione dellalbanese e della
linguistica comparata.
Le sue
ricerche, improntate a grande rigore
scientifico, per molti aspetti hanno precorso i
tempi della linguistica albanese e sono alla
base della formazione dello stesso Besim Bokshi.
Infine la
relatrice ha sottolineato il valore degli studi
dellaccademico Rexhep Ismajli nel campo della
filologia, dei testi antichi, della fonetica
storica e dello sviluppo diacronico
dellalbanese rispetto alle altre lingue
balcaniche; ma anche di altri studiosi che hanno
dato e continuano a dare contributi apprezzabili
nel campo della dialettologia (prof. I. Badallaj),
della sociolinguistica (proff. Rr. Paēarizi, Sh.
Munishi), della sintassi (proff. L. Rugova, T.
Abrashi).
A conclusione
dei lavori, il prof. I. C. Fortino, promotore e
organizzatore dellevento, ha preannunziato i
prossimi incontri che avranno come oggetto la
letteratura contemporanea albanese del Kosovo e
gli sviluppi della standardizzazione
dellalbanese.
******
Kosova sot
Situata politiko - kulturore nė 25 vitet e
fundit
Katedra e Gjuhės dhe Letėrsisė Shqipe e
Universitetit tė Napolit LOrientale, nė
bashkėpunim me Departamentin e Studimeve tė
Europės Lindore si edhe Shkollėn e Doktoraturės
sė KėrkimitKultura tė Europės Lindore,
organizoi njė konferencė shkencore me titull
Situata politiko kulturore e Kosovės sot, nė
kuadėr tė Marrėveshjes ndėrmjet Universitetit tė
Napolit LOrientale dhe Universitetit tė
Prishtinės.
Nė kėtė
konferencė qė u mbajt mė 20 maj kumtuan
profesorėt Bardh Rugova, Drejtor i Departamentit
tė Gjuhėsisė tė Universitetit tė Prishtinės dhe
Lindita Sejdiu, zv/dekane e Fakultetit tė
Filologjisё tė po kėtij Universiteti.
Prof.
Bardh Rugova: Situata politiko-kulturore nė
Kosovė.
Prof.
Bardh Rugova parashtroi njė panoramė tė situatės
politike e kulturore nė Kosovė nė 25 vitet e
fundit, tė fazave tė ndryshme tė zhvillimit tė
kėsaj situate parė nga kėndvėshtrimi i shtypit
kosovar dhe mė nė veēanti nėpėrmjet
interpretimeve tė tė pėrditshmeve qė botohen nė
Kosovė Rilindja, Bujku e Koha Ditore.
Kumtuesi,
nė kėtė parashtrim origjinal, theksoi faktin se
ēelėsi pėr interpretimin e realitetit duhet
kėrkuar tek gjuha e metaforės, mė shumė se tek
gjuha e drejtpėrdrejtė. I njėjti realitet nė
ndryshim tė vazhdueshėm ka gjetur nė strukturėn
tekstuale tė rrėfimit gazetaresk herė
reflektimet e qėndrimeve autoritare, herė
totalitare e mė nė fund tė lirė, mbrojtės tė
pėrgjegjėsive shoqėrore.
Vetėm
modeli i lirė dhe ai i pėrgjegjėsisė shoqėrore u
pėrkasin shoqėrive demokratike.
Kosova, nė
historinė e saj tė re, njė kohė relativisht tė
shkurtėr, i ka pėrshkuar tė gjitha fazat dhe
modelet e cituara: nga Provincė Autonome e
Republikės Serbe, nė njė entitet me autonomi tė
mohuar, nė ndėrtimin e njė sistemi paralel i
tėri shqiptar, nė Republikė tė Pavarur.
E
pėrditshmja Koha Ditore, nė numrin e saj tė 17
shkurtit 2008, atėherė kur shpallej Pavarėsia e
Republikės sė Kosovės, lajmėronte ngjarjen duke
pėrshkruar rrugėtimin deri nė kėtė ditė me
fjalėt kyē: shtet, liri, pavarėsi, demokraci,
pėrgjegjėsi shoqėrore dhe impakti i tyre nė
jetėn shoqėrore, njė rrugėtim qė ende
vazhdon.
Pėr kėtė:
Historia e Kosovės ėshtė e trazuar dhe nė
dhjetėvjeēarėt e fundit ka kaluar nga njė lloj
pavarėsie brenda federatės jugosllave, nė njė
sistem totalitar, mė pas nė njė pushtim nė
kuadėr tė njė sistemi pluralist nė dukje, por
autoritar, deri tek pavarėsia e njė demokracie
tė brishtė, qė po hedh rrėnjė.
Kumtuesi,
duke trajtuar momentet kryesore tė historisė sė
Kosovės, u mbėshtet edhe nė analizėn e bėrė nga
Presidenti Ibrahim Rugova poezisė sė Ali
Podrimes, nė tė cilėn dallohen qartė dy faza:
faza e parė ku dominon gjuha e metaforės, fazė
qė pėrkon me shtypjen sllave dhe faza e dytė qė
ndjek tė parėn, mė e shtendosur e qė dominohet
nga ironia.
Nė fjalėn
e prof. Bardh Rugovės nuk mungoi edhe njė
referim ndaj shijeve muzikore gjatė fazave tė
ndryshme tė shoqėrisė kosovare: nė kundėrvėnie
me kontrollin shtetėror u afirmuan asokohe nė
Kosovė rrymat muzikore new wave dhe
rok si edhe njė e folme e veēantė e tė
rinjve prishtinas.
Kumtuesi
pėrfundoi se gazetat luajnė njė rol tė
rėndėsishėm nė jetėn shoqėrore dhe kanė njė
rėndėsi tė veēantė nė formimin e orientimeve dhe
opinioneve qė mė pas konkretizohen nė gjykime
Prof.shё Lindita Sejdiu: Studimet e sotme
gjuhėsore mbi shqipen nė Kosovė.
Studimet
gjuhėsore nė Kosovė kanė shėnuar njė zhvillim tė
veēantė duke filluar nga vitet 70 tė shekullit
qė kaloi, jo vetėm nisur nga hapja ndaj
shkollave perėndimore tė mendimit, por edhe nga
organizimi i tubimeve shkencore pėr rrahjen e
mendimeve ndėr tė cilėt organizimi i Seminarit
Ndėrkombėtar pėr Gjuhėn, Letėrsinė dhe Kulturėn
Shqipe si nė planin kulturor ashtu edhe nė atė
shkencor. Qė nė vitet 70 metodat e gjuhėsisė
strukturaliste, tė gjuhėsisė gjenerative, por
edhe tė disiplinave tė reja qė po afirmoheshin,
sociolinguistika dhe gjuhėsia e tekstit, ishin
tė pranishme dhe ndiqeshin me vėmėndje.
Nė kėtė kuadėr, prof.sha
Sejdiu pėrmendi studimet e kryera nga disa
gjuhėtarė tė Kosovės, duke u pėrqendruar tek
vepra e Akademik Besim Bokshit, autor i disa
studimeve tė rėndėsishme si Zhvillimi i
sistemit nominal tė shqipes, 1980, ribotuar
mė 2005 e Prapavendosja e nyjes nė gjuhėt
ballkanike, 1984.
Libri i Bokshit mbi
zhvillimin e sistemit emėror pėrfaqėson njė risi
tė vėrtetė nė metodologjinė e studimeve
albanologjike, pėr futjen e koncepteve tė
sistemit nė procesin diakronik dhe aplikimin e
strukturalizmit, qė i lejuan ndėrtimin e njė
sistemi tė plotė tė shqipes nė fushėn nominale,
dhe formulimin e njė teorie mbi formimin e
elementėve tė rinj morfematikė.
Studimi mbi prapavendosjen
e nyjes nė gjuhėt ballkanike i lejoi Bokshit tė
identifikojė shkaqet dhe kohėn e zhvillimit tė
dukurisė sė prapavendosjes dhe aglutinacionit tė
nyjes nė gjuhėn shqipe, nė rumanisht, ne
bullgarisht duke ja mbrritur tė shpjegojė
modalitetet e ndikimit tė shqipes mbi
rumanishten, e mė vonė tė rumanishtes mbi
bullgarishten.
Besim Bokshi ėshtė
nismėtari i studimeve strukturaliste nė Kosovė e
tė gjuhėsisė shqiptare nė pėrgjithėsi dhe pėr
tezat e tij mbi historinė e gjuhės shqipe dhe tė
gjuhėve indoeuropiane mbetet njė autoritet i
padiskutueshėm nė tė gjithė komunitetin akademik
shqiptar.
Njė figurė e rėndėsishme e
studimeve gjuhėsore nė Kosovė, tė analizuara nga
prof. Sejdiu, ėshtė prof. Selman Riza, qė gjatė
gjithė jetės u persekutua nga regjimet komuniste
tė ish-Jugosllavisė dhe tė Shqipėrisė sė Enver
Hoxhės.
Pėrmbledhja e veprave tė
tij Studime albanistike u botua nė
Kosovė nė vitet 80. Nė fund tė 2009 Akademitė e
Prishtinės e tė Tiranės botuan veprėn e plotė tė
tij, ku mund tė shihet qartė kontributi shkencor
nė fushėn e gramatikės sė shqipes, tė
dialektologjisė dhe gjuhėsisė sė krahasuar.
Kėrkimet e tij, shenjohen
nga rreptėsia shkencore e nė shumė aspekte kanė
paraprirė kėrkimet nė albanologji dhe kanė
ndikuar edhe nė formimin e Bokshit.
Nė fund kumtuesja nėnvizoi
edhe vlerėn e studimeve tė Akademik Rexhep
Ismajlit nė fushė tė filologjisė, tė teksteve tė
vjetra, tė fonetikės historike dhe tė zhvillimit
diakronik tė shqipes nė pėrqasje me gjuhėt e
tjera ballkanike, por edhe tė studiuesve tė
tjerė qė kanė dhėnė e vazhdojnė tė japin njė
ndihmesė tė ēmuar nė fushė tė dialektologjisė
(prof. I. Badallaj), tė sociolinguistikės (proff.
Rr. Paēarizi, Sh. Munishi), tė sintaksės (proff.
L. Rugova, T. Abrashi).
Nė pėrfundim tė punimeve
tė Konferencės, prof. Italo C. Fortino, nismėtar
dhe organizues i aktivitetit, paralajmėroi
takime tė tjera nė tė ardhmen qė do tė kenė si
objekt letėrsinė e sotme shqipe nė Kosovė dhe
zhvillimet nė lėmė tė standartizimit tė shqipes.
|
inizio pagina |
pubblicato il 21 maggio 2010
CENTRI STORICI MINORI
di
Atanasio Pizzi
Centri storici minori
un aggettivo utilizzato impropriamente ad
indicare tutti gli agglomerati di cui fanno
parte anche quelli delle comunitą albanofone;
minori architetture minori interessi
economici, minore la storia ingiustamente
poco valorizzata, in apparenza di secondaria
importanza rispetto a quella dei grandi centri,
oltre modo tutelati dalle istituzioni.
Sottovalutare il valore storico dei centri
minori, e nello specifico quelli arbėrėshė, si
commette un grave errore, frammentati nel
territorio, mai letti con le dovute cautele da
persone titolate e con specifica preparazione,
conservano elementi utili alla ricostruzione
storica dalla comunitą Arbėrėshė.
I
centri albanofoni, abbandonati dallesodo di
molti residenti, si sono trasformati e
degradati, pur rimanendo tessuto di maglie che
attendono solo di essere intrecciate le une alle
altre, trasformati in puri oggetti di consumo,
anche se beni culturali, considerati semplici
luoghi ove operare come se fosse svincolati dal
proprio contesto di identitą.
Una
seria salvaguardia e progetti fondati sulla
comprensione della storia possono innescare
processi di trasformazione in grado di tutelare
la qualitą originaria e i valori della cultura
arbėrėshė.
Non
riconoscere e non affermare valori storici o
estetici del patrimonio architettonico dei
piccoli centri albanesi, significa seguire le
mutate condizioni sociali nella totale
indifferenza.
Progettare diventa sfida ancora pił ardua
quando, confrontandosi con la qualitą del
tessuto urbano e con le caratteristiche
tipologiche presenti, la scena
rappresentativa delle forme
quotidiane dell'abitare piuttosto che della
singola emergenza architettonica o dell'edificio
monumentale laddove ci si rassegni acriticamente
alla perdita della possibilitą di utilizzo delle
tradizionali tecnologie e materiali originari.
Riconoscere nei centri storici minori modelli di
qualitą, porta ad una serie di temi di
riflessione che riguardano le finalitą e i modi
della salvaguardia del nostro patrimonio
culturale.
Non
vi č alcun dubbio che sia necessario aumentare
le risorse e le esperienze disponibili per
tutelare e salvaguardare i piccoli centri,
ridotti ormai sono allo stremo e rischiano di
scomparire,
interventi di recupero
poco attenti al contesto ove si interviene, sono
ormai abbastanza diffusi.
La
consapevolezza che la salvaguardia di questo
patrimonio, rappresenta il solido perno a cui
affidare le identitą culturali e di sviluppo
locale, non dimenticando perņ che il solo
intervento di restauro delle strutture edilizie,
pur se condotto secondo le regole pił rigide
dellarchitettura, non e di perse sufficiente ad
operare una salvaguardia duratura di queste
testimonianze.
Inserendo il contesto in una logica di
interventi e strategie che puntano a rimuovere i
motivi che hanno generato il degrado,
recuperando e riproponendo il contesto in
circuiti etno-turistico, rappresenta uno dei
modi per dare continuitą alla vita dei siti
Ciņ
significa concepire l'intervento di restauro
sull'emergenza architettonica come momento di un
processo pił generale di tutela e
riqualificazione che estende al paesaggio e al
tessuto urbano una nuova destinazione duso.
Recuperare il rapporto tra architettura e
contesto, tra edilizia storica minuta e tessuto
connettivo puņ fare la differenza per
valorizzare un patrimonio a rischio, rileggendo
e riproporre con attenzione la morfologia e i
modelli di vita dei luoghi, sperimentando
metodologie di analisi e di rappresentazione
dedicate ai contesti apparentemente marginali o
di semplice decodificazione, non tralasciando i
riferimenti di carattere storico-architettonico
affinché le operazioni conoscitive non si
trasformino in passive e antiche catalogazioni
di situazioni edilizie e di vita.
Č
del resto rigide normative non rappresentano la
soluzione per il recupero dei tessuti articolati
in cui le quinte urbane rappresentano i
trasmettitori di significativi aspetti
temporali, solo forme precise e sanate nel loro
accostamento caratterizzano percorsi e quartieri
nell'alternanza di prospetti ricchi di
particolari, in cui ogni elemento, sia esso,
rivestimento, inferriata, portone, cornicione,
balcone, ecc. ha una propria vicenda da
raccontare.
Oggi
il decoro urbano si intreccia con la
disattenzione quotidiana dei cambiamenti sociali
e delle modificazioni produttive, disparate
tecnologie assieme ad un mix di gusto che si
scontrano con la tradizione e producono progetti
di intervento non rispondenti al contesto,
appare evidente che nel caso di testimonianze
minori l'intervento di restauro non puņ
prescindere da una attribuzione di nuovi
significati al manufatto architettonico, capace
di riverberare sull'intorno tale da valorizzare
i caratteri testimoniali e simbolici
ripristinando modalitą di percezione e
accessibilitą che lo reinseriscano pienamente
nel contesto circostante.
I
centri storici minori possono quindi essere la
prova di buone pratiche ed esperienze locali,
per modelli innovativi di pianificazione e
gestione sui quali puntare per salvaguardare le
configurazioni originane e i tratti di identitą
del patrimonio minoritario.
E
possibile riformulare regole insediative
puntando su operazioni di natura prettamente
immobiliare a carattere alberghiero del
tipo cosģ detto diffuso, tali da tutelare
il patrimonio edilizio dei centri storici
minori, facendoli rivivere nelle operazioni di
vita quotidiana arbėrėshė.
Anche se in uno scenario poco promettente per
quanto riguarda le politiche di salvaguardia e
di recupero dei centri minori, non hanno dato
esiti sino ad oggi sperati, mancano esempi di
amministrazioni locali illuminate, che
possano adottare sistemi operativi che producano
concreti processi di partecipazione da parte dei
cittadini, lesempio dellalbergo diffuso
proposto allinterno delle Gjtonie, sarebbe
loccasione per riproporre antichi modelli di
vita stagionale arbėrėshė, irivissuti
allinterno del modello etno-architettonico
recuperato.
(Thanąsi
. i biri
Janąri Passionątit e
Adollina Kongorčlit)
|
inizio pagina |
pubblicato il 16 maggio 2010
LUNITA DITALIA E GLI ARBĖRESHĖ
Puru ną arbėrėshė ndihjtėm ghė cikė
di Atanasio Pizzi
Lunificazione dellItalia partģ il 5 di maggio
del 1860 da Quarto, ma chi diede la possibilitą
a quella spedizione di aver un esito positivo,
si prodigņ molto tempo addietro, gli eventi di
seguito riportati fanno parte di quel periodo
ove illustri personaggi lungimiranti,
preparavano le strutture idonee per formare ed
educare allunificazione dItalia.
Nel 1792 Mons. Francesco Bugliari, nominato
Presidente e Vescovo del Collegio di S.
Benedetto Ullano, si trovņ ad affrontare le
difficoltą economiche della struttura; non
potendo cosģ accogliere i molti giovani che
aspiravano ad istruirsi nelle discipline
liberali, per cui era costretto ad accogliere
solo i pochi alunni avviati al sacerdozio di
rito greco.
Quel sommo prelato, aveva particolarmente a
cuore linteresse per la cultura ecclesiastica e
laicale, affinata particolarmente nella sua
permanenza a Napoli.
Nel capoluogo campano apprese, attraverso suoi
conterranei di origine arbėrėshė, le nuove idee
culturali e liberali che in quel periodo erano
in auge nella capitale partenopea, tra cui i
promotori pił assidui faceva parte il compaesano
Pasquale Baffi.
Il Bugliari una volta alla guida del Collegio si
adoperņ per ottenere dal governo di Napoli la
concessione della Badia di Sant'Adriano in S.
Demetrio Corone, che lui conosceva molto bene,
visto che essa era allocata a pochi chilometri
da Santa Sofia dEpiro suo paese dorigine.
Sicuro che cosģ facendo avrebbe consentito alla
struttura del Collegio di avere un pił solido e
duraturo assetto ed aumentare il numero degli
allievi laici e clericali.
Supplicņ pertanto, S. M. per il cambiamento
della sede di San Benedetto Ullano, piccola e
malsana, per la concessione al Collegio della
Badia di Monaci Brasiliani di Sant'Adriano, alla
quale, per lesiguo numero di religiosi, era pił
decoroso e civile sostituirlo con un centro di
istruzione per le provincie Calabresi.
Quanto Monsignor Bugliari, rivolgendosi al
governo, richiamando l'attenzione sullinteresse
generale e civile, parlando solo di pubblica
istruzione e sui benefici che avrebbe avuto la
popolazione di Calabria Citra, accennando appena
l'interesse particolare per gli Albanesi.
Appare chiaro che la forte pressione alla
realizzazione del progetto supportata da Napoli
dal fraterno Pasquale Baffi, il quale era
fermamente convinto, a ragione, che il modo per
sollevare la Calabria dal suo stato di totale
arretratezza, non poteva che partire
dallelevare culturalmente e ideologicamente le
popolazioni di quella regione; anche se nel
Discorso sugli Albanesi - Napoli 1807 si
attribuisce i meriti esclusivamente al Bugliari
tragicamente assassinato lanno prima.
Presentata dunque al Re la relazione con la
richiesta della concessione della Badia
Basiliana di Sant'Adriano, gli fu concesso di
trasferire il Collegio italo-greco da S.
Benedetto nel Monastero dei Padri Basiliani di
Sant'Adriano in S. Demetrio Corone.
Monsignor Bugliari si adoperņ per attuare la
realizzazione del suo proposito il pił
sollecitamente possibile, procedendo con molta
sagacia ed accortezza evitando di
incidere sulla sensibilitą dei Ullanesi.
Avvisati a S. Sofia i suoi due fratelli Domenico
Antonio e Vincenzo, si fece inviare carri e
cavalcature nel Varco detto di Finita,
alla riva sinistra del fiume Crati, un bel
mattino del mese di settembre 1794, simulando
una passeggiata con gli insegnanti e con i
convittori la prolungņ sino a Finita.
Qui, inforcati gli asini e caricate le
suppellettili sui carri, si diressero alla volta
di S. Sofia, proseguendo la mattina dopo per
Sant'Adriano a prendere possesso della nuova
sede dellistituto.
Cosģ ebbe luogo il trasloco del Collegio
italo-greco da S. Benedetto a S. Demetrio, la
cui opera, dopo il 1794, nella sede
strategicamente ed economicamente pił
appropriata aveva inizio, il Bugliari prima e
del Bellusci dopo, uomini di origine arbėrėshė e
quindi ideologicamente liberali seppero
imprimere al percorso di scolarizzazione sani
principi; oltre alla formazione di colti
sacerdoti per la prosecuzione del rito greco
cattolico, oltre ciņ contribuendo allincremento
della pubblica istruzione che in breve tempo
rese benemeriti molti luminari, listituto
divenne punto di riferimento culturale e
ideologico di importanza strategica per la
regione, la quale seppe rispondere positivamente
alle stagioni che portarono allunificazione
dellItalia.
|
inizio pagina |
pubblicato il 5 Febbraio 2010
IL ROVESCIO
DELLA MEDAGLIA
(Tek merr e
nėng vė nėng qėndron faregjė)
di
Atanasio arch.
Pizzi con Maria Palma dott. Tateo
Navigando su
internet ho scoperto, che anche i paesi
arbėrėshė di Calabria Citeriore sono stati
inseriti nella sezione street view, di
Google Maps.
Lopportunitą di
poter esaminare anche gli angoli pił reconditi
delle pertinenze albanesi mi ha particolarmente
entusiasmato; avendo a disposizione infinite
visioni prospettiche su ciņ che osservo da
decenni; ho dato subito inizio ad un viaggio
virtuale, attraverso i paese di Provincia Citra.
Ma la finestra
aperta dalla street view car, ha messo a
nudo una realtą inaspettata, lasciandomi
profondamente deluso, sia come Architetto ma
soprattutto in quanto arbėrėshė.
Prima
dellavvento di internet, le informazioni sui
materiali per gli addetti ai lavori in campo
Architettonico, era consuetudine ricavarle
dallArchivio Edile; una raccolta di depliant o
vetrina di prodotti messi a disposizione, dei
tecnici e addetti ai lavori, dallindustria del
settore edilizio.
Nellesaminare
gli scenari, di street view, dei paesi
arbėrėshė ho avuto limpressione di sfogliare
quellantico Archivio Edile, con la differenza
sostanziale che, nel catalogo i materiali se pur
diversificati, avevano un ordine metodologico;
le immagini dei paesi albanofoni mi davano
limpressione di trovarmi innanzi ad una Babele,
ove, i materiali pił disparati sono usati in
modo non oculato, spregiudicato e assolutamente
leziosi.
La
giustificazione, sta nel fatto che i siti di
pertinenza minoritaria Italo-Albanese, sino a un
decennio addietro, non erano mai stati oggetto
di ricerca e studio, da parte di esperti
multidisciplinari, che con certosina perizia
fossero riusciti a dare un percorso metodologico
chiaro, Storicamente supportato, in ambito
Urbanistico e Architettonico.
Lattuale regolamentazione a tutela dei Beni
Architettonici e Paesaggistici, ha unificato
le disposizioni in un unico testo, contenente
le linee guida per la salvaguardia dei Beni
Culturali, D.L. n°42 / 2004, ma che affonda
le sue radici nella carta di Atene del 1931.
Nonostante ciņ, da salvaguardare č
rimasto poco, solo la speranza della ricerca
fisica, di sporadici esempi da incorniciare e
catalogare come memoria storica,
aspettando futuri pił rosei, per i tanti
manufatti ormai stravolti e illeggibili nelle
loro tipologie edilizie
Parafrasando cerce
homo oserei dire cerce lArchitettura,
poiché, stravolgendo la tipologia urbana e
architettonica; lo scenario che si presenta,
potrebbe essere usato come location dove il
personaggio, vagando allinterno delle
pertinenza minoritaria Italo-Albanese, va alla
ricerca del dilapidato patrimonio
architettonico.
Se
le Amministrazioni locali dei paesi
arbėrėshė, a
cui invano mi rivolgo da anni, non prendono atto
dei valori che quotidianamente si vanno sempre
pił affievolendo e con essi la perdita del
genius loci, a breve, non rimarranno altro
che inutili, flebili e confuse manifestazioni
folcloristiche, assieme a tante immagini,
destinate a perdere il loro misero valore.
Attualmente le opportunitą economiche delle
Amministrazioni locali si sono ridotte
notevolmente rispetto al passato, ma la funzione
di controllo non deve lasciare spazio a
futuristici scenari che non ci appartengono.
Rimangono i privati a cui rivolgere
lattenzione, i quali sino ad oggi, o per
successioni ereditarie o nel tentativo di tenere
in vita i luoghi della loro infanzia, conservano
ancora validi esempi di architettura
minoritaria; che racchiudono, in essi,
metodologie di edificazione, non travolte dai
processi di inconsapevole manomissione.
Ormai bisogna
rivolgere linvito, a tutti coloro che a breve o
medio termine, intendano recuperare o dare vita
a questi pochi esempi di architettura arbėrėshė,
ancora intatti.
Con lauspicio
che mirate e intelligenti scelte, siano
inoltrate, nei confronti di chi conosca le
discipline del Restauro e della Conservazione,
senza perseguire lo scopo del mero risultato dellabbellimento,
divenuto pericolosamente di uso Comune.
|
inizio pagina |
pubblicato il 17 gennaio 2010
Njė herė ish njė
shpi
(Palazzo Rizzuti)
di Atanasio Pizzi
(Architetto)
Collocato
nella parte bassa di Santa Sofia d'Epiro,
Palazzo Rizzuti ricade in quellinsula che
affaccia nella cavea naturale detta dei Becci,
oggi Largo Botzaris.
Integrato e
riattato secondo i canoni dei palazzi nobiliari
di fine 1800, fa parte
della
tipologia edilizia che da dimora con scale e
passetto, (loggetta) innanzi
allingresso,fu trasformata in abitazione pił
rappresentativa con il caratteristico
portale
dingresso in pietra.
Il manufatto
contiene nel suo prospetto principale, gli
elementi architettonici
tipici delle
fabbriche signorili di quel periodo.
Perimetrato da
fasce di intonaco a rilievo č coronato dal cornicione
in duplice ordine di tegole in un continuo di
malta a base di sabbia e calce, sovrastato dalla
copertura in coppi e contro coppi con pendenze a
padiglione.
cavea naturale
detta dei Becci, Agosto 2002
Il portale
dellingresso, realizzato in monoliti calcarei
era cosi assemblato:
adagiati su
una soglia costituita da tre moduli in pietra i
due zoccoli di base che definiscono la luce del
varco;
i due zoccoli,
lavorati con volute a decrescere sono sormontati
dai piedritti al di sopra dei quali poggiano i
due peducci arricchiti con volute, questi ultimi
accolgono i quattro conci dellarco reso
solidale dalla chiave di volta recante un decoro
a rilievo.
Linfisso in
legno a doppio battente era realizzato in
essenza di castagno e
sormontato da
una grata in ferro battuto, la forma, a
ventaglio, era descritta
allinterno
dellarco del portale adornata da volute e le
iniziali di famiglia.
Una coppia di
finestre di forma quadrangolare erano allocate
ai fianchi del
portale
dingresso, a garanzia della inviolabilitą di
questi due varchi, erano
infisse nella
sezione muraria robuste inferriate e solidi
infissi, in legno di
castagno ad un
battente, garantivano la tenuta termica,
(quella di sinistra
risultava
murata perché allinterno del locale in quellangolo
vi era allocato il
forno).
Al primo
livello in asse con il portale dingresso faceva
bella mostra il balcone
di
rappresentanza, elegantemente dimensionato nei
rapporti metrici, il quale si
presentava
coronato da una cornice di intonaco a rilievo
che si innestava
sullaggetto
in pietra calcare del calpestio, decorato per
tutto lo sviluppo
lineare;
laffaccio era assicurato da una ringhiera in
ferro battuto che seguiva
landamento
della soglia aggettante.
Linfisso in
essenze di castagno a due battenti, era oscurato
nella parte
inferiore,
mentre nella parte superiore vetrate
assicuravano la giusta
illuminazione
nellambiente retrostante; due sportelli in
castagno garantivano
la tenuta
termica e loscuramento notturno relativamente
alla superficie vetrata.
In asse con la
linea ideale del portale e del balcone in
corrispondenza del
cornicione di
tegole era collocata una finestra di modeste
dimensioni, che
assicurava la
giusta ventilazione della copertura nel periodo
estivo e durante
quello
invernale la ostacolava mediante la chiusura di
un infisso vetrato.
Il prospetto
appena descritto, nella sua semplicitą era ben
inserito nel contesto
della cavea
naturale dei Becci senza incidere sulla
quinta e in quel equilibrio di
luci ed ombre
che da sempre la aveva caratterizzata.
La quinta di
palazzo Rizzuti, mi auguro sia la chiusura di un
ciclo che da
decenni
stravolge Largo Botzaris, infatti analizzando
nello specifico le quinte
che ricadono
allinterno della cavea, emerge palesemente la
perdita di valore
etno-architettonico di quel sito.
Nello
specifico caso preso in analisi, ciņ che
colpisce č che le pił elementari
linee guida
nel campo del recupero e del restauro non sono
prese in
considerazione, nel vano tentativo di ridare
vita ad un manufatto; nei fatti:
Sostituzione
della soglia dingresso, invece di integrare
quella esistente.
Sostituzione
totale dellinfisso del portale senza tenere
alcun conto delle
linee di
inviluppo o provare ad integrare le parti
mancanti del vecchio.
La totale
rimozione del ventaglio in ferro allinterno
dellarco, assieme
alla grata
della finestra a piano terra.
La totale
rimozione della sagoma di uno degli infissi
quadrati, che
caratterizzavano il prospetto a piano terra,
eppure in passato il segno era
stato
conservato.
Modifica
dimensionale della fascia di coronamento di
finestre e balconi.
Modificazione dimensionale del balcone di
rappresentanza.
Sostituzione
totale delaggetto del balcone in pietra
calcarea con un
getto di
conglomerato cementizio.
Modificazione della quota del balcone rispetto
al portale in pietra.
Modificando
le fasce di coronamento, la ringhiera e
laggetto del
balcone,
avvolgono linsieme che risulta
sottodimensionato.
Nella
sostituzione del tetto, non č stata
adeguatamente scelto un sistema
per non
ricorrere alle orrende grondaie con le relative
discendenti.
Elemento non
meno importante č lapposizione dei cromatismi
scelti,
analizzando
nei meriti il sito di Santa Sofia dEpiro non vi
č nulla per il
quale la
scelta fatta li potesse indicare.
Se osservando
solamente il prospetto su Largo Botzaris,
emergono tali e tante
disattenzioni,
quali e quante altre in questo edificio, č
legittimo chiedersi, siano
state messe in
atto nello sviluppo del progetto Architettonico
e Strutturale?
|
inizio pagina
|
|