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pubblicato il 2010

MEDUSE MUTE

Il nuovo volume di poesie di Anna M. Basile

PREFAZIONE di Anna Scola

 La nuova raccolta di poesie di Anna Maria Basile sembra discostarsi dalle sue precedenti opere che avevano come scenario il mondo arbrësh. In ogni parola o verso traspirava la sua volontà di voler mantenere viva una lingua e una cultura che va lentamente scomparendo per la completa immersione delle comunità nel mondo contemporaneo. La osmosi sociale e la prepotente diffusione dei social network rappresentano una ulteriore minaccia alla conservazione di una cultura prevalentemente orale trasmessa nelle famiglie.

Il suo continuo richiamo al passato è il filo sottile che unisce tutte le sue produzioni. L’incessante ripensare a ciò che è stato costituisce una esortazione a non abbandonare il ricco tracciato di un sapere antico, il sapore remoto delle tradizioni, le suggestioni delle gesta eroiche di un popolo che ha attraversato tutto l'arco della storia senza trovare una terra e una patria. Forte di questa ricchezza interiore il suo pensiero si presenta oggi più maturo e complesso. Non si allontana dal suo mondo, che costituisce l'habitat naturale della sua ispirazione, ma sfora l'orizzonte per incontrare la complessità del presente e guarda attonita un mondo in cui pur vive ma che gli appare estraneo, crudele, in cui non si riconosce.

Nei suoi versi ritornano le grandi domande che affascinano l'uomo fin dalla nascita della filosofia con i tanti perché sull'origine umana e dell'universo, sul significato della stessa esistenza. Cosa siamo, da dove veniamo, dove siamo diretti, quale rapporto ci lega con la realtà che riusciamo a malapena a vivere ma non a cogliere nella sua essenza. La presente raccolta nasce dalla volontà di rappresentare il mondo contemporaneo senza alcun confine etnico o culturale, una riflessione in mare aperto sui grandi temi della società odierna: la droga, l’assenza di valori, l’edonismo e il riferimento costante a episodi di cronaca, a delitti efferati che sembrano il prodotto di una realtà mistificata ma che pur appartengono al nostro quotidiano, e che si insinuano nelle nostre angosce e nelle nostre paure. E’ possibile immaginare una madre in crisi di astinenza che massacra il proprio figlio non sopportandone il pianto?

E’ possibile abbandonarsi ai vizi, frastornarsi con l’ecstacy e la musica assordante sparata a tutto volume per non sentire la voce della coscienza, per non dover soccombere all’angoscia di domande senza risposta? Non vi è alcuna soluzione, non vi è alcuna spiegazione e gli interrogativi restano sospesi nell'aria. Ma l'autrice trova rifugio e conforto, sotto il manto di una forza superiore, che traspare in ogni verso. La stessa natura è vissuta come una manifestazione della presenza divina, un ponte invisibile che ci congiunge con la meta finale, con la vera luce. Una spiritualità profonda quella dell’autrice, che costituisce l'essenza e l’emblema del passaggio, senza il quale tutto appare vuoto, senza senso.

Dio comunica attraverso la natura, e il suo linguaggio spesso fatto di segni è un linguaggio comprensibile solo a chi ha una particolare predisposizione all’ascolto, a chi vuole leggerne i segnali: “Era triste la luna/ ieri sera … “ scrive l’autrice in quella che appare quasi una poesia crepuscolare, priva dei clamori del mito, ma pregna di una meditazione profonda e solitaria, incurante di qualsiasi futuro possibile al di fuori del raggiungimento del regno eterno. La cronaca, gli avvenimenti della vita quotidiana anche nei suoi aspetti più banali sono i mezzi per riflettere sulla condizione umana, sulla fragilità delle coscienze, sulla ubriacatura di un apparire che impedisce la riflessione su se stessi e sul mondo: “Un di vorrei la morte/ interrogare”. Pagina dopo pagina traspare un velato rimpianto per i valori tradizionali che si vanno perdendo ma senza sfogo nella ribellione, né chiusura al mondo, Anna Maria Basile preferisce rifugiarsi in un angolo tranquillo dove osserva, riflette, quieta la sua anima.

La riflessione sui mali del mondo non si trasforma mai in un disperato senso di insoddisfazione, ma trova conforto nella preghiera. La vita è un passaggio e bisogna vivere per prepararsi al grande traghettamento:“Alla vita invece/vorrei dire/che nasce ovunque e sempre/dall'amore/ e Dio le dà la forza/di accettare/quello che riserva/in avvenire” . La forza dell'amore rappresenta, quindi, l’unico modo per nobilitare una qualsiasi esistenza, anche insulsa, consentendo a colui che ama di presentarsi alla porta del regno sicuro di poter essere accolto nella serenità eterna, per non essere condannati “a dover patire/un destino crudele… di donare amore/anche un solo giorno/prima di morire”. Non vi è speranza al di fuori dell'amore, non serve adorare il “dio denaro”, né l'illusione di manifestare la propria potenza attraverso il numero di contatti nei social network: “Un male che si chiama/ delusione/di ogni adolescente/che sa bene/ di avere tanti amici/da contare/ma gliene manca uno/ a cui parlare”.

La forza del suo messaggio è anche nella scelta di una espressione semplice, con un uso accorto del verso libero, con qualche rima e assonanza sparsa casualmente nel testo, che conserva intatto il ritmo e la musicalità al di fuori della costruzione metrica tradizionale. Il desiderio di un linguaggio prosastico, privo di ogni forma aulica e classicistica che conduce alla piena affermazione del verso libero e ad una scelta accurata delle parole. Anna Maria Basile riesce ad arrivare al cuore della gente, la sua mente partorisce immagini, sensazioni forti che regala solo a chi si predispone ad una lettura attenta ed ha soprattutto una profonda sensibilità per farlo. La sua poesia è una profonda esperienza dello spirito perché nasce dalla osservazione della vita, da ciò che si dipana davanti i suoi occhi: “I dwell in possibility” scriveva Emily Dickinson, ossia «vivo, dimoro nella possibilità».

La possibilità di scavare nell’anima e sentire una voce che “ditta dentro”. Il merito dell’autrice è di mediare e tradurre ciò che i comuni mortali non vedono e quello che solo alcune persone elette riescono a vedere e a sentire. Se ci chiedessimo cos’è la poesia, oggi, pochi saprebbero dare una risposta, ma se venisse chiesto all’autrice risponderebbe che la poesia rappresenta l’espressione più profonda e naturale di quello che sente dentro, uno strumento capace di portar fuori emozioni, sensazioni, stati d’animo, che diversamente non avrebbe il coraggio di esprimere. “La poesia aggiunge vita alla vita: una vita al quadrato” l’aforisma di Mario Luzi è quanto mai appropriato per A.M. Basile perché il suo vivere, quasi in punta di piedi per non disturbare, “ma tutto vivo/senza far rumore”, trova forza e capacità di estrinsecarsi nella poesia come tentativo estremo di resistere alla ineluttabilità del tempo. Per Yves Bonnefoy il poeta è colui che verifica le informazioni che gli arrivano dall’inconscio e non fa altro che continuare il sogno notturno. Ebbene Anna Maria Basile è mediatrice di questo sogno, è una donna capace di grande spirito di sopportazione ma anche di inaspettato coraggio.

La sua fragilità di donna trova forza nella sua ricca vita interiore obbligando il carattere mite a fare i conti con la forza dei sentimenti e la profondità dell’essere. Attraverso la scrittura vive, si fortifica, cresce, si riconosce, comunicando in maniera immediata sentimenti in grado di mettere il lettore nella condizione di fermarsi a riflettere. Il suo poetare ha una carica espressiva che trascina, le parole scelte con estrema cura sono colme di significato e di raffinate allusioni ed evocano sempre un patrimonio spirituale spesso celato dalla sua immensa discrezione e dalla sua superba semplicità.

 

Anna Maria Basile

Meduse Mute - poesie

Ediz. Arte26 - 2010 - pagg. 88

€ 7,00

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pubblicato il 2009

 Anna Maria Basile

SPERANZA CLANDESTINA

Presentazione di Teresa Ciliberti

 

"SPERANZA CLANDESTINA" è una silloge di 65 poesie scandite in quattro sezioni, in cui, rivelando corrispondenze e "leitmotiv", si intrecciano temi e vicende come se fossero stratificazioni diverse di un unico terreno: quello complesso della vita. La natura e la storia, il sogno, la speranza e il silenzio, l'arnicizìa e la solitudine, le storie di bimbi e le feste dell'anno: questi i temi cantati ora diaristicamente, mimando il parlato colloquiale e la filastrocca che avvolge con tenerezza, ora perentoriamente con versi brevi e icastici, atti a colpire, a suscitare l'indignazione e a far fiorire la pietas. La raccolta dei versi, infatti, pur connotata da una cifra intima e sommessa di marca esistenziale, pone già nel titolo una questione cruciale, drammaticamente attuale, quella della terra abbandonata e dell'ALTROVE cercato dai migrantes. Questione che la parola poetica non può tacere.

La coerenza tematica che lega le quattro sezioni (ALI DI UN SOGNO, ANCORA, VITA QUOTIDIANA e L’ULTIMO BACIO) è espressa in una lezione di essenzIalità: il rifiuto etico dell'enfasi per una parola poetica che si vuole semplice. La poesia di Anna Maria Basile è, infatti, una poesia semplice - non soverchiata da sovrastrutture intellettualistiche - né da orpelli barocchi - ma mai banale! Ad una lettura attenta non sfugge una certa perizia nel non "ingabbiare" i versi nei sistemi classici, ed è piacevole indovinare l'endecasillabo "nascosto" nell'ipermetro e il settenario nell'ottonario o frantumato nel quinario. Sapiente risulta, pertanto, la struttura ritmico-fonica che quasi sempre rinuncia alla rima per rendere più libera la musicalità del verso e il movimento delle immagini che trova nell’infittirsi e nella inarcatura degli enjambement l'occasione per infondere alla lettura il ritmo del flusso interiore del pensiero.

Ritmo e timbro sottolineati anche dall’uso frequente della tecnica della “ripresa”, che ha consentito la costruzione di una rete di echi sonori (allitterazioni, anafore, rime interne) conferenti ai versi compattezza ed espressività. L'efficacia di questi artifici retorici è avvalorata da una sintassi prevalentemente paratattica che si allontana, dalla disposizione consueta degli elementi della proposizione e adotta spesso l'iperbato, l'enumerazione per polisindeto con effetto ascendente.

Il dettato lirico si presenta dunque piano: l’Autrice segue il tempo del respiro, della memoria, procedendo con compostezza di immagini e pensieri e offrendo al lettore una poesia precisa, vera perché umanamente vibrante in equilibrio tra essenzialità emotiva ed esattezza della parola. Le immagini si rincorrono leggere in una orchestrazione dei moti dell'anima e nella paesaggistica registrazione di sensazioni e di emozioni proprie di una voce poetica sospesa tra parola e silenzio, tra esperienza e attesa, tra solitudine e comunione.

La poesia di Anna Basile è una poesia che sa scandagliare l'animo e indagare il reale. E' una poesia che trae forza dalle suggestioni della natura, ma è anche denuncia e verità. Comprendiamo, pertanto, che la lingua poetica per l'Autrice non è soltanto riflessione, meditazione sul destino e sul senso dell'essere, ma è, altresì, lingua "ospitale", che sa accogliere, che lascia essere l'altro, il vecchio, il diverso, il clandestino.

 

Anna Maria Basile

Speranza Clandestina - poesie

Ediz. Arte26 - 2009 - pagg. 87

€ 7,00

 

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pubblicato il 2008

"VEDRAI..."

La recente raccolta di poesie di Ciro Cauteruccio

Presentazione di Maria Zanoni

 

Vedrai, versi come raggi di luce che cadono dall’universo dei sogni.

Vivi e palpitanti in uno spazio ed un tempo senza confini: la poesia d’amore ha il respiro dell’eternità. 

Il poeta mentre “crea” si colloca tra realtà e sogno. Il suo canto è una forza creativa che affida alla parola la capacità evocatrice delle dimensioni dell’anima.

E’ un mondo poetico che viaggia tra solitudini e silenzi, slanci spirituali e passione, pensiero e pelle, gioia e sofferenza, certezza e attesa. Dove l’attesa-speranza è anche fede, capacità di colmare i vuoti della realtà.

E, solo nella poesia, realtà e sogno si fondono nell’intento di comunicare un affascinante universo di simboli, emozioni e immagini.

Vedrai... un cuore che fa poesia, dove il silenzio si riempie di un vento caldo”...

Così, i versi danno voce al silenzio, in un lento “andamento” di passione e dolcezza. E’ il potere dell’Amore.

L’attesa dell’amore, tema dominante, scandisce il tempo del poeta.

Così, Ciro Cauteruccio vive e fa vivere il mistero “poesia”.

 

Prefazione di Pierfranco Bruni - Critico letterario Ministero Beni Culturali

L’eleganza della parola è la percezione dei silenzi taciuti che restano nell’anima e tra le pieghe del cuore. L’eleganza della parola è l’espressione di una tensione tutta esistenziale tra i gorghi e la ricerca di un dire che è leggerezza di un amore che s’intreccia nei frammenti del tempo.
Nel tempo di questa poesia ci sono le pieghe di un cuore che ritorna con il suo vento e il suo mare. Vento e mare sono incisi che campeggiano negli sguardi dei ricordi. Gli amori ritornano ad essere amore quando si sono vissuti con il rischio e la grazia nel battere delle ciglia che ci fa sentire costantemente una parola, nella sua, appunto, eleganza e nella sua estetica.
La parola che è sogno e attesa è “Vedrai”.
Certo bisogna sempre ascoltare il senso di questo “vedrai” che si apre oltre il battere dei giorni.
Ma non si tratta del “vedrai che tutto cambierà...” Piuttosto di un vedrai che il mare possa incontrarsi nel vento; e tra le onde e le immagini ci sono le farfalle dei pensieri che toccano il quotidiano e sempre l’attesa. L’attesa è il sempre l’attesa. L’attesa è il gioco dell’incontro-distacco. L’attesa è la misura della distanza che incide i passi della memoria.
Ecco come esplode questa poesia.
Bella! Toccante! Immensa nella sua voce che recita nostalgie come se fossero chicchi di grano.
A chi credere? Ai ricordi? Quelli che vanno e vengono. Ai sogni? Quelli che ci accompagnano sempre. Sempre quando si ama. All’amore? Questa poesia è il viaggio di un amore. Nella sua dimensione e nel suo vivere oggi e ancora nella poesia di Ciro Cauteruccio.

 

"Vedrai"

Collana "Gli Emersi - Poesia"

Ciriaco Cauteruccio

Aletti Editore (2009)

pagg. 76  -  € 12,00

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pubblicato il 2007

L’ERBA DEL VICINO

I versi di Anna Maria Basile



di Maria Zanoni

È in libreria il volume di poesie di Anna Maria Basile “L’erba del vicino”, che verrà presentato nei prossimi giorni, a cura della Amministrazione Comunale di Spezzano Albanese.
La silloge, che si pregia della presentazione dello scrittore Pierfranco Bruni e della prefazione di Maria Zanoni, edita dal Centro d’Arte e Cultura 26, fa parte del progetto “La poesia e i giovani”. L’obiettivo è quello di coinvolgere le nuove generazioni in incontri di musica e poesia nei centri storici, in momenti di socialità in cui i giovani possano esprimere le loro potenzialità, anche in campi un tempo appannaggio di élites; e, nello stesso tempo, far conoscere le espressività locali ed i beni ambientali del territorio.
Un incontro per far riflettere sulle appartenenze, in una società in cui i processi di globalizzazione cancellano confini e innalzano barriere tra le persone, e per valorizzare e vivacizzare la cultura locale, per farla diventare elemento essenziale nel processo di sviluppo del territorio, per diffonderla e trasmetterla alle giovani generazioni col dialogo e il confronto.
E la poesia di Anna Basile è – come afferma Bruni – “un raccontare verseggiare, mai dimenticando l’orizzonte dei luoghi...La parola è fatta sempre di visioni, perchè in ogni parola la visione si proietta in immagini”.
In prefazione al volume si legge:

Poesia è vita.
Nel percorso poetico di Anna Maria Basile è il pensiero che si fa parola, in un intento, più o meno latente, ideologico-didascalico o idealistico-liberatorio.
“L’erba del vicino” è una silloge di liriche, densa di emozioni, ricca di palpiti e di sensazioni. È la riprova di chi vive con onestà i disagi, le solitudini, le angosce della propria condizione esistenziale, in un mondo sempre più egoistico, in cui l’erba del giardino a fianco è sempre la più bella.
Le gioie e i dolori, così come l’ideale e il reale si fondono in questa poesia, vibrante di sensibilità tutta femminile, che, nutrendosi del contesto storico presente e della memoria del passato, ha saputo cogliere il senso dell’Amore.
Anna Maria Basile in questa sua terza “fatica” affida al verso la sua fierezza di donna, le rughe della vita che custodiscono i ricordi del passato, le gioie svanite. E nei versi si respira la tristezza di un vissuto che non lascia spazio all’inganno e al tradimento.
Il senso della vita, resa disumana dalla sofferenza, sta nell’anelito di pace e nell’afflato di fede che sorreggono il verso. Nel silenzio e nella solitudine, il peggiore di tutti i mali, oltre la guerra, la morte, si può vivere il dolore, nell’ansia spasmodica di trovare serenità.
L'ansia di pace e la fede nutrono i momenti di pessimismo in un percorso dal sensibile all’io meditante (che va dai versi alla raccolta di pensieri) in una chiave morale, dietro l’apparente semplicità di quel linguaggio, così diretto sino a essere a volte prosaico, ma di grande forza espressiva.
Ci sono momenti in cui affiorano emozioni fortemente soggettive, da cui traspare un bisogno d’amore, senza inganni e senza riserve, che va oltre il tempo e lo spazio.
Una necessità interiore che contraddistingue l’ispirazione artistica veramente umana.
Ed allora la poetessa, per sfuggire alla realtà, insegue un sogno di libertà e le parole si fanno immagini: “volare / tra la pioggia, i gabbiani / più su di un aquilone.”



“L’ERBA DEL VICINO”
poesie

ANNA MARIA BASILE
ediz. "Arte26"
pagg. 78 - € 5,00   

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pubblicato il 2007

AZZURRO COME IMMANENTE VITALISMO DELL'ANIMA

di Biagio Giuseppe Faillace


Presentare una raccolta di poesie è sempre cosa ardua perché nella lettura si può essere condizionati dal proprio sentire oppure essere suggestionati dall’analisi critico-estetica della prefazione o della postfazione.

Se poi si tratta di una collega, come Maria Zanoni, che conosco da anni come ricercatrice, il discorso si fa più impegnativo ma non impossibile, e trovarsi tra le mani un volume di poesie della Zanoni suscita senz'altro un piacevole stupore che ti seduce subito sin dall'incipit, dove il suo "Azzurro nell'anima" risulta accattivante e si fa occasione di attimi di attento ripensamento che in ogni istante condiziona il tuo essere, ti spiazza, ti costringe a rivedere la tua vita, o meglio la tua visione di vita", la tua “weltanschauung”.
Allora ti accorgi che “l’azzurro nell'anima", io direi “l’azzurro dell'anima”, altro non è che 1a “poesia dell'anima”, in una trasfigurazione del sentimento, come diceva il Croce, che attraverso la lotta dello spirito con se stesso, si converte in immagine, per una “vittoria” spesso raggiunta, talvolta invece rinviata, ma sempre marcata dalla serenità conquistata attraverso pennellate di azzurro che esprimono in frammenti di canto la passione sofferta dell'animo che non può diventare tormento, ma canto, con cui, come diceva il Petrarca, seguito dal Leopardi, “il duol si disacerba”.


Un canto a volte impetuoso che si conclude, anche nella forma fluida, misurata, limpida dei verso, in una bonaccia indefinita, che mediante puntini di sospensione diventa anche infinita, quasi a volersi compiacere di questa quiete, dove lo spirito, senza "ruggire", continua a vivere e a palpitare! (comp. 1,7). Chi non ricorda gli ultimi versi dell'Infinito leopardiano: ". .. Cosi tra questa / immensità s'annega il pensier mio, / e il naufragar m'è dolce in questo mare”! o il frammento 21 di Catullo: “'Tum gratum est mihi quam ... puellae / Pernici aureolum fuisse malum, Quod zonam solvit diu ligatam" ( e mi è gradito come all'agilissima fanciulla ... l'aureo pomo / che sciolse la cintura a lungo avvinta).


Il “nulla” della Zanoni non è l'annichilirsi di anima e corpo, che segue all'immobilità catatonica leopardiana, o allo “spleen” di Baudelaire, o alla “malattia abulica” di Dostoevskij; nella Zanoni il "nulla" è l'abbandonarsi alla "musica indistinta”, al ronzio di mente", non per essere annientata dalla “lingua di fuoco”, ma per ardere ancora viva nel nulla...", e il suo cuore, potremo dire con il Leopardi, "non si spaura", tutt'altro, sì lascia abbracciare, conquistare dai sensi, inebriare da un agro-dolce piacere: è, appunto, l’immanente vitalismo dell’anima che nell'azzurro trova lo spazio e il tempo attuativi, l'azzurro diventa la chiave di lettura per "penetrare il mondo sentimentale", che è poi quello fortemente umano dell'uomo e ancor di più dell'artista, specie se l'artista è una donna che non ha paura di far cadere il velo al suo “Privato".


Un grande poeta fiorentino, Giulio Arcangioli, che ho avuto l'onore di presentare per la prima volta in Calabria a Castrovillari nel 1982, unitamente al mio concittadino Fedele Mastroscusa e al figlio del poeta Giuliano Arcangioli, giunto da Firenze e mio gradito ospite, così canta in un frammento dei suoi "Semidei": "Sulla tua carne i colori dei giorno mordono come fiaccole fra i rami, / ed io bacio le vampe di quel forno”.
Se l'azzurro è il colore fra il celeste e il turchino, è il colore dei cielo sereno, terso e luminoso e del mare calmo e profondo (si veda il valore quasi mistico che gli arabi danno al termine azzurro, lazuward), è anche vero, come ha scritto il grande Leonardo (2,239), che “l’aria è azzurra per le tenebre che ha di sopra, perché nero e bianco fa azzurro".


E la poetessa Zanoni sa che il suo "azzurro" è un colore a rischio, un colore precario, e tuttavia ha il coraggio, anzi "il coraggio del desiderio" di voler spiccare il volo per "scoprire l'illusione della sua libertà", (comp. 2,8). Mi vengono in mente i versi del grande poeta Mario Luzi, premio nobel mancato! che ci ha lasciati due anni fa (28-2-2005): “il volo è lento, penetra a fatica / nell'azzurro che s'apre oltre l'azzurro" (Luzi,9). E il “desiderio naufrago" riaffiora dal pozzo della memoria (comp. 3,9), ma preferisce infrangersi sugli scogli; non sempre, infatti, i ricordi recano dolce nostalgia per un passato lontano, talvolta riaprono le ferite solo apparentemente rimarginate e le lacerazioni dei tessuti dell’anima si fanno più pungenti di prima, perché il tempo rare volte è "il grande medico" che guarisce tutte le ferite, specie quelle d'amore! (leggere comp. 7,13).


Eppure l'amore, nelle sue diverse sfaccettature, gioca un ruolo fondamentale nell'anima tinta d'azzurro della nostra poetessa, perché l'azzurro-amore, come metafora dell’immanente vitalismo dell’anima, assume una valenza semantica pregnante, ampia, multiforme, che ci fa vivere momenti di ricordi, di desideri, di passione, di rimpianto, di sogni, di deliri.
Se l'amore è il "motore del mondo", lo è ancor di più per la donna, anche quando ci mette lo zampino l'astuta Afrodite, per antonomasia la tessitrice degli inganni, che riesce a piegare alla voluttà dei sensi, con l'illusione, i cuori degli uomini, come canta Saffo nei primi due versi (endecasillabi saffici) del fr. 1: " o immortale Afrodite, o figlia di Giove tessitrice d'inganni ... )


“Un libro aperto" questa raccolta di poesie della Zanoni, pervase da una liricità che mette a nudo l'anima, quasi poesia-confessione, anche nell'incertezza dei sentimenti che potrebbero vacillare (17,24/ 19,25/ 37,44/ 38,45) nel fuoco d'amore che sempre arde, come "il fuoco divampante delle stelle" di Susanna Tamaro in "Più fuoco, più vento", capace di nutrire anche sentimenti innocenti e pure confessioni (11, 17/ 12, 18/ 13,19/ 14,20/ 17,23), perché, come canta Garcìa Lorca, "Cada cancion /en un remanso /del arnor. / Cada lucero - / un remanso del tiempo. Un nudo del tiempo. Y cada suspìro / un remanso /del grido (Ogni canzone /è uno stagno dell'amore. / Ogni stella, uno stagno del tempo. / Un nodo / del tempo. E ogni sospiro / uno stagno / del grido").


Talvolta la passione si fa travolgente come la forza del cuore in tempesta (26,28) o la “corsa senza tempo di cavalli impazziti" (22,29), che può mutarsi in un dolce preconio verginale (23,30/ 24,31) baciato da una sensualità che si fa vita (25,32/ 26,33/ 35,42).
Altre volte il percorso cede alla malinconia e la riflessione esistenziale incombe come un macigno per "un'anima stanca" di attendere (27,34) per un "passo" stanco, senza energie e volontà, che non sa dove andare (28,35/ 31,38).
E quando il cammino giunge alla meta, dove la salita è finita e il punto è stato posto alla forzata ascensione, e si ha piena consapevolezza di un ciclo concluso, la speranza insperata di una vita serena in compagnia di un corpo e di un'anima, del proprio compagno inghirlandato con i colori del grano maturo, si schiude all'orizzonte nell'azzurro lontano per dar pace ad animi stanchi aspettando l'alba del nuovo giorno per camminare dì nuovo insieme (38,45/ 39,46).


Allora l'azzurro dell'anima vola nell'azzurro del cielo per approdare allo scoglio della salvezza (40,47), sfiorerà la pelle della donna e, al dir di Richard Bach, si sentirà "il canto del vento anche tra i tiranti d'acciaio". Non ci saranno più seduzioni di carne, di lacrime, né fiumi dove immergersi per non soccombere, ma le braccia del vento la solleverà per adagiarla sull'erba "molle come tra piume", la serenità coniugale s'impossesserà della bruciante passione, come nelle poesie d’amore di Jiménez, e la sostituirà, quasi per un anelito mistico e spirituale, come quello che si respira nelle poesie d'amore di Hesse, (si legga l'ultima strofa di Trasformazione: "So von fruhster Jugendh heranf / Bau ich ... Tempel \ Einer Liebe, die Kein Begeheren mehr, / Keine Enttauschung Kennt“ (... Incominciando dalla più tenera giovinezza / costruirò .... / il tempio di un amore che non conosce più / né desideri, né delusioni) .

Qui (40,47) la poesia si fa catarsi, riesce a intendere le pene dell'anima e trovare i rimedi, l'arte della poesia si sforza di "addormentare le pene" con i suoi farmaci, l'Immaginazione e la Parola, che rendono insensibile la piaga, perché l'Arte . come canta il grande poeta greco del Novecento Costantino Kavafisi in Ho portato nell'arte, "Sa raffigurare la Forma della Bellezza, e quasi inavvertitamente completa la vita", vita costruita con fili sottili con cui andiamo tessendo, al dir di R. P. Pogodin, “1a tela di pietra della storia”.

Titolo: AZZURRO NELL'ANIMA

Autore: Maria Zanoni

Prefazione: Pierfranco Bruni - Rappresentante Ministero Beni Culturali Commissione Nazionale UNESCO

Edizioni Arte26 - 2007

48 pagg. - prezzo: 10,00 €

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pubblicato il 2005

CODICE AMARE di Ciro Cauteruccio

di Maria Zanoni

Un viaggio sui sentieri senza tempo dell'Amore: questa poesia.

Ciro Cauteruccio - poeta - viaggia libero sui sentieri indefiniti del sogno e dell'attesa, ascoltando la voce del silenzio e cogliendo le carezze del vento.

Emozioni, palpiti, nostalgie, brividi, desideri, solitudini attraversano i versi e trasmettono immagini e suggestioni fascinose.

L'Amore è la meta definitiva da raggiungere, la ragione vera per cui valga la pena di vivere, la chiave di volta dell'esistenza: ecco perché "Codice Amare".
L'Amore: unico riferimento, sicura certezza di un mondo alla deriva in un mare di omologazione esistenziale e disumanizzazione.
- Tu sei il pensiero \ che affolla la mente \ sei il mistero per cui vale la pena vivere. -
La poesia: ancora di salvezza, approdo sicuro, elemento portante dell'esistenza di un animo sensibile.
Qualcuno direbbe di un perditempo.

Che strano destino quello del poeta…
Colui che si distingue per verve creativa (poiein in greco significa "fare"), colui che percepisce in solitudine i misteri dell'universo, ai confini della realtà, nella lunga attesa, si scontra con le convenzioni di un mondo difficile.

Ma, nonostante tutto, continua a contemplare albe e tramonti, continua a sospirare e non sa mendicare.
- Ho comprato il sole \ per riscaldarti \ la luna \ per illuminare il tuo sonno \ le stelle \ per conoscere il cielo… -
È nella poesia che il sogno diventa realtà e i loro confini si confondono.
- dolcissima poesia \ libera, nel mio orizzonte… -

E, così, le illusioni rompono gli argini e diventano: respiro, pelle, carezze, pianto, gioia, sguardi, profumi, ricordi.
Eros e Thànatos, Amore e Morte, la passione che brucia l'anima e la purifica, oltre il silenzio, al di là delle nuvole.

Maria Zanoni


LIRICHE SCELTE dal volume:

La tua voce
è un sorriso
tra le mie paure,
è melodia
che si libra nel vento,
è amore
sospiro completo
la tua voce,
e nel cuore
avido di passione
le tue parole
sono pace.


°°°°°°°°°°°°°

Nel giardino dei sogni
mi sento fiore
mi sento artista
che dipinge
la tua vita
con pennelli di emozioni.
Vorrei parlarti
della mia gioia
se solo l’avessi
amarti
carezzarti i sogni,
ma sono solo un fiore
solo un artista
e più che i miei colori
non posso donarti
amore mio.

 

inizio pag.

pubblicato il 2005

I VERSI IN VERNACOLO di Luigi Russo

di Maria Zanoni

Ho da sempre letto i versi di Luigi Russo.
E non li ho soltanto letti. Li ho anche recitati. Spesso li ho immaginati, li ho guardati, ne ho ascoltato i palpiti e le voci, sfogliando le pagine dei poderosi volumi, come album di fotografie ingiallite dal tempo.
Ho dialogato con i "suoi" personaggi, ogni volta con emozione nuova.

L'emozione che suscita una poesia viva, atto di presenza, intreccio di memoria e cultura, che non permette smarrimenti.
Il poeta coglie voci, lontane nel tempo, ma vivissime nella sua memoria.

Egli tramuta in versi sensazioni e fatti di vita quotidiana, emozioni e nostalgie in quantità tale da dare anima e vita a luoghi ed eventi di questa terra castrovillarese, da lui tanto amata, di un patrimonio che va scomparendo.
Ogni libro è, dunque, un atto d'amore e una testimonianza, perché il poeta percepisce la realtà con l'occhio del cuore.

E tutto questo per riscatto di quella memoria che risulta sempre più necessaria alle nuove generazioni, per non perdere il contatto, senza enfasi né esaltazioni, con l'identità dei progenitori.
Tempo e memoria operano la trasfigurazione lirica della realtà e le danno il ruolo di rivendicazione di un'identità comune da mantenere stabile.

Alle migliaia di versi è affidato, dunque, un messaggio che supera l'occasione, la circostanza.
Non è il solito rimpianto di cose lontane e perdute. È ricordo, senza commemorazioni lamentose o idilliache. È un che di vivo, di gioioso; e le sensazioni che il paese nativo suscita nel poeta, i fatti che rientrano nella sua esperienza di vita, sono il segno tangibile di un intimo sentire che convince e affascina.

I tanti personaggi che s'incontrano nelle pagine di L. Russo sono disegnati, avvolti da un velo di nostalgia, con sottile umorismo, spesso malinconico, che di tanto in tanto diviene caldo accento evocativo.

È poesia, che ama la gente semplice e la sentenziosità, la saggezza popolare, in cui si esprime il buon senso tipico dell'ambiente rurale che si manifesta, appunto, in certi caratteristici atteggiamenti del linguaggio o addirittura nel proverbio.

È poesia, niente affatto popolare nel suo intrinseco, che nasce da eletto sentire e da severe meditazioni, come dimostrato, d'altra parte, dalla perfetta padronanza del dialetto, innalzato a mezzo espressivo duttilissimo, e capace di aderire a tutte le pieghe e le sfumature dell'animo del poeta.

Una poesia dialettale che ha il potere di annunciare una sorta di ritorno alle origini; che ci riporta ad un mondo "a misura d'uomo", lontano dalla solitudine e dalle inquietudini di una vita massificata e malsana.
Nei versi di Russo troviamo quelle tradizioni regionali e paesane, quel gusto della vita umile e cordiale del popolo, che nel dialetto trovano il più efficace mezzo per tradursi in poesia.

Il tono semplice, caldo e discorsivo, di tante pagine di commedie, rivela un impasto linguistico stilisticamente omogeneo, ma anche ricco nel lessico, da adeguarsi pienamente alle più varie necessità espressive, in modo particolare alle tipiche strutture della parlata popolare.
Il verso è pulito, ricco di immagini e di termini particolarmente efficaci.

Anche il paesaggio è sentito con intensa, appassionata liricità e, quando non si presenta come valore estetico autonomo, fa da imponente cornice alla vicenda umana, al lavoro, al dolore, alla storia della terra del poeta.
La "sua" gente, quella nobilitata dalla fatica e dal sacrificio, è contemplata anche nella vita familiare, specie nei delicati sonetti, nei quali il poeta evoca momenti della sua fanciullezza, delineando caratteristiche figure che gli sono rimaste nel cuore.

È tutta una civiltà contadina, con la sua frugalità e le sue semplici usanze, che riaffiora in affettuose, nostalgiche immagini.
C'è il passato, la tradizione, le leggende, ci sono i grandi eventi pubblici, i problemi sociali del suo paese.
E questi motivi predominanti ne attraggono infiniti altri, correlati con le più vaste vicende nazionali, dandoci l'esatta misura degli orizzonti ideali e dell'umana sensibilità del poeta.

Luigi Russo, Poeta dalla vena feconda, voce altamente significativa della poesia in vernacolo, evocazione nostalgica e insieme omaggio devoto a Castrovillari e alla sua gente, avrebbe avuto ancora tanto da dirci, se il crudele destino non gli avesse strappato la penna di mano.

 

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pubblicato il 2005

VIRGOLA DI LUCE - poesie per il Natale

Prefazione di Maria Zanoni

Virgola di luce, di vita; spiraglio di gioia, d'amore, di speranza; angolo di memoria, di nostalgie, d'infinito...

Ecco la silloge di liriche di Adriana De Gaudio, illustrate da Ester Alois, dedicate al Natale, mistero grande e ineffabile dell'incarnazione, della nascita e della sua sacralità.

"Un evento straordinario//di luce- vita – amore://la nascita ha benedetto anche la tua casa,//dissipando il silenzio//della morte e la tristezza".
In questi versi si sente pulsare la vita. La vita che sta nella ragione, nei sentimenti, nelle emozioni, nella bellezza e nella ricchezza dell'essere.

Qui il tempo dell'anima travalica quello storico, il vuoto, la noia esistenziale che scandisce la monotonia della vita di provincia.
Qui c'è una gioia segreta e profonda che consiste proprio nell'attesa; anzi, è forse questa la forma più pura della gioia; la gioia che si ha nello sperare.

È poesia che si insinua tra le pieghe della realtà per svelarne incanti e disincanti; rappresentazione di brandelli di vita scalfiti dalla fuga del tempo inarrestabile. Brandelli di vita sottratti al gelo della morte e del silenzio.
Adriana De Gaudio - donna-poeta, di grande umanità, dal cuore eternamente fanciullo, dà voce al silenzio, sui sentieri della nostalgia, con franca e immediata libertà di emozioni.

In un mondo in cui "L'apatia ha robotizzato la gente.//Per le strade s'incontrano// passanti con volti emaciati// dalla stanchezza, dalla sfiducia:// sembrano fantasmi" e non c'è "tregua alla guerra, alla violenza, all'odio tra fratelli" Ella offre sensibilità, accettazione della sofferenza, altruismo.

Di fronte alle brutture del mondo, all'inganno, alla violenza, il suo verso restituisce sofferenza, attese disilluse, notti insonni, malinconie. E gli affetti perduti, sempre vivi sul filo della memoria, sono àncore di salvezza tra albe e tramonti.

Attorno a questo nucleo intimo di affetti si dispone lo scenario poetico di Adriana De Gaudio, in una dimensione senza tempo, in cui vivono in una sorta di compresenza passato e presente.
Lo stesso paesaggio che fa da sfondo al suo sentire è evanescente. È paesaggio dell'anima.
L'evocazione del piccolo mondo paesano, del suo paese nativo, della casa paterna non è carica del solito rimpianto che si prova per cose lontane e perdute, ma ha un che di vivo, nel continuo dialogo con i suoi eterni affetti.

E nei giorni di festa: "La solitudine si smaschera// in un accorato sospiro" e la voce di chi non c'è più "vince il silenzio della morte".
Proprio nei giorni di Natale, quando il mondo dell'efficienza economica, del consumismo disordinato, della godibilità della vita fisica, dimentica le dimensioni più profonde - relazionali, spirituali e religiose - dell'esistenza, Adriana raccoglie con delicatezza ricordi d'infanzia e rivive scene familiari di cui serba intensa memoria emotiva.

Non a caso si usa dire "Natale con i tuoi...", per sottolineare l'importanza della famiglia, ma anche dei valori del bene e dell'innocenza.
La dimensione estetica dell'arte (quella poetica di Adriana De Gaudio e quella pittorica di Ester Alois) riesce a cogliere le verità profonde del Mistero dell'Incarnazione e le traduce in immagini cariche di suggestioni evocative.

I versi, infatti, sono arricchiti da figure angeliche e umane insieme, rese ora con tratto espressionista, ora con purezza linearistica da cui traspare l'indole pacata e gentile dell'Artista Alois. Versi e linee senza retorica - "Hanno sguardo mesto gli angeli" - che evocano valori solitamente oggi sopiti ed obsoleti - "senti dentro che palpita // una sensazione di pace, di speranza", che superano le barriere del tempo e dello spazio. E questa Virgola di Luce, in questo tempo vorticoso, ci illumina, nell'attesa di un mondo sempre più umano, più fraterno e più solidale.


Titolo: "Virgola di Luce" (poesie)

Autore: Adriana De Gaudio

pagg. 48 - prezzo: € 5,00

 

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