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TRADIZIONI

Vallie arbėreshe


 

 

LA VALLIA

il ballo tondo degli arbėreshe


La vallja č una danza popolare, cadenzata, che si esegue cantando in coro un'antica canzone tradizionale arbėreshė, di origini balcaniche. “Valle” (o vagha, altrimenti shoka) in lingua italo-albanese significa danza.

La danza popolare arbėreshe con gli anni č diventata una manifestazione di massa del martedģ di Pasqua per i paesi di rito greco-bizantino e di Carnevale per i paesi di rito latino. E col passare dei secoli in alcune aree si č trasformata a contatto con elementi della danza popolare calabrese, la tarantella.

 

A Lungro, a Castroregio ed a Plataci si notano maggiormente i legami con la Tarantella. Gli strumenti musicali usati sono zampogne (surdulina a Lungro e a chiave a Plataci) ed organetti.

Lungro ha un ricco patrimonio vocale e strumentale che manifesta in varie occasioni festive, ancora oggi. L’anima musicale di questo paese si esprime nei “vjershe”, in cui traspare uno stato d’animo malinconico e nostalgico: il sentimento della patria abbandonata, fortemente interiorizzato e divenuto mitico.

 

Tale ballo (circolare) vede gruppi di donne, negli splendidi e fastosi costumi di gala, disporsi in semicerchio con alle estremitą due cavalieri, corifei (flamurtarė) con funzione di guida. Procedono, con un’andatura lenta a serpentina, a gruppi di sei o dodici persone, tenendosi legati tra loro da fazzoletti. La danza termina quando il capofila chiude il cerchio per catturare nel mezzo una persona non appartenente alla comunitą arbėreshė (lėtinijtė) alla quale viene lasciato sul volto un segno con la fuliggine, cosģ viene costretta a pagare da bere a tutto il gruppo.

In passato questo rituale simboleggiava lo storico conflitto tra le popolazioni albanesi e quelle locali. Anticamente a Frascineto le vallie che avvenivano durante la celebrazione della Pasqua seguivano un rituale che coinvolgeva tutta la popolazione: un gruppo di cavalieri, vestiti da guerrieri, seguiti da un'immensa folla, percorrevano andata e ritorno la strada che conduce ad Ejanina, rievocando le imprese dell'eroe albanese Skanderbeg.

L'appassionata e poetica ridda pasquale vuole forse ricordare un'importante vittoria ottenuta dall’eroe albanese Skanderbeg proprio nell'imminenza di questa festa. Giovani a cavallo, vestiti come antichi guerrieri e armati di spade, il martedģ di Pasqua percorrono le strade del paese, per rievocare la vittoria riportata da Giorgio Castriota Skanderbeg sui turchi il 27 aprile 1467.

Nella vallja le donne cantano varie rapsodie albanesi, come quella di “Costantino e Jeruntina”; mentre durante la vallja maschile si canta “Skanderbeg una mattina”. 

La vallja per le popolazioni albanofone, consapevoli della loro dimensione umana, rappresenta qualcosa di pił del semplice folklore o della rievocazione storica; assume il significato di rivendicazione culturale, identitą etnica, in cui le donne, soprattutto, sono le protagoniste.

 

 

 

 

© Autore foto: Maria Zanoni - vallie Civita e Frascineto 2005

 

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