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libro:
Internet Culturale
- Ministero Beni Culturali
Calabria -
rivista mensile del
Consiglio regionale
Prefazione di Pierfranco Bruni
IL
VALORE DI UN RAPPORTO TRA "ETNO" E STORIA
«"Beni culturali
e identità". Uno studio attento che precisa non solo
alcuni particolari percorsi ma puntualizza, in forme
teoriche, un dettato su come ragionare sul sistema
del patrimonio culturale.
Maria Zanoni sottolinea nella sua ricerca alcuni
capisaldi. Uno di questi è il concetto di
"continuità" all'interno di un viaggio sul
territorio. Il bene culturale è cultura
popolare, è paesaggio, è antropologia nel
"graffiato" delle immagini ed è storia che riporta
sulla scena il passato pur vivendo il presente. Due
temi significativi che occupano, d'altronde, il
dibattito dei nostri giorni.»
«Ed è in questo
contesto che Maria Zanoni intreccia elementi storici
con questioni antropologiche, fenomeni linguistici
con aspetti archeologici. Un bene culturale
"interpretato" a tutto tondo. L'esame riguarda uno
spaccato straordinario di Calabria. Un territorio
all'interno di una temperie e di una visione
completamente mediterranea. Gli elementi
mediterranei fanno da sfondo, anche se in molte
occasioni, diventano centrali per penetrare la
coscienza stessa degli ambienti, dei paesaggi e
delle storie locali. Ma il percorso è abbastanza
articolato.»
«Si pensi ad una
Calabria che sul piano della cultura etnica riferita
alle minoranze linguistiche è interessata da ben tre
poli di riferimento. Gli Italo-Albanesi, i Grecanici,
gli Occitani-Valdesi. Queste tre realtà sono
raccontate grazie ad una lettura non solo
antropologica ma storica riferita alle strutture
presenti in queste comunità la linea della cultura
basiliana mi sembra un fatto significativo come lo
studio su alcuni palmenti senza dimenticare il
"diario" di bordo che va per castelli e chiese. Ma
il concetto di bene culturale ha un'altra chiave di
lettura che è quella collegata al mondo contadino e
alle attività produttive.
Dalle etnie presenti sul territorio alle cosiddette
culture del tempo ritrovato. Valori e civiltà
sono modelli di comparazione con il presente.»
«Ritornando al
discorso sulle minoranze etnico - linguistiche,
definire un tracciato che va dalla chiesa di San
Basile ai supporti storici e artistici di Frascineto,
Civita, Lungro e alle forme di tradizione e di
antropologia mirata e dello sguardo di Spezzano
Albanese in un raccordo con la "grecanicità" dei
paesi dell'interno della provincia di Reggio
Calabria e alla lettura del "sito" di San Sisto dei
Valdesi e di Guardia Piemontese è un dato di
straordinaria rilevanza culturale, perché mette a
nudo, nella sua straordinaria meraviglia,
un'immagine articolata di una eredità che non smette
di confrontarsi con il contemporaneo.»
«Ma Maria Zanoni
compie un vero e proprio viaggio in quei
"segni del tempo" che costituiscono la memoria di
una civiltà.
La Calabria è una testimonianza, ma è da
considerarsi una testimonianza all'interno di un
ambito molto più vasto qual è appunto la cultura del
Mediterraneo. La presenza delle etnie con quella più
vasta della cultura del patrimonio archeologico,
storico e antropologico è una "ricostruzione"
tangibile di un legame che si sistematizza
all'interno dei territori. Ed è qui che il concetto
di "etno" si incontra con quello di "mito" e questo
con quello di "rito". Ma il bene culturale è la
chiave di lettura per addentrarsi in questo puntuale
ed affascinante "pellegrinaggio". I siti qui restano
fondamentali.»
«I beni
culturali sono tracciati di tempo che testimoniano
il vissuto delle civiltà. Sono l'espressione di una
trasmissione di eredità che documentano identità,
simboli e modelli di appartenenza. Soprattutto
quando l'esperienza del bene culturale è fatta di
linguaggi, di archeologia, di storia, di arte, di
letteratura. Messaggi che lasciano segni e a questi
segni bisogna fare riferimento per leggere un
territorio, interpretarlo, definirlo in quella
complessità che è un intreccio di elementi
geografici, storici, estetici.»
«Il bene
culturale è una dimensione in cui i valori diventano
partecipazione all'interno di una realtà che coniuga
passato e presente, ovvero quotidianità e memoria.
Ed è questo un "messaggio" implicito nella ricerca
della Zanoni.»
«È su questo
piano che occorre penetrare il tessuto di un
patrimonio che è sempre vivibile nel momento in cui
il territorio stesso è un raccordo tra ambiente,
paesaggio e determinazione storico-culturale. Il
territorio è dentro un ambiente e si osserva nel suo
presente ma è il portato di "infiltrazioni" che
definiscono modelli di appartenenza. In questo caso
il rapporto tra archeologia e storia è
significativo. Non si può definire culturalmente e
quindi storicamente un sito se lo stesso non lo si
legge nella funzionalità di un quotidiano in cui il
territorio si trova a vivere.»
«Proprio per
questo una proposta di interpretazione archeologica
deve avere naturalmente un suo senso attraverso una
chiarificazione che ci offre soltanto una attenta
valutazione del valore etnico. L'etnia sia in un
contesto archeologico che storico ci porta ad una
verifica di quel rapporto tutto giocato tra l'antico
e il moderno, o meglio tra ciò che è stato, ciò che
si è trasmesso e ciò che è. Ciò che si cattura
immediatamente è il legame tra una relazione di
passato e il vivere il tempo nel quale si opera.»
«La ricerca di
Maria Zanoni non smette di porre all'attenzione tale
importante problematica. Questi due aspetti
permettono di offrire un'immagine più completa a
quello che in senso piuttosto generale (o generico)
chiamiamo bene culturale. Come può essere spiegata
l'archeologia se non attraverso modelli in cui il
presupposto antropologico risulti fondante per un
inquadramento ragionato del territorio. Ma le etnie
o il presupposto "etno" ormai è da riconsiderare in
tutto quel percorso che richiama la valenza di una
comprensione della storia grazie ad uno scavo di
metodologia anche estetica nel tempo.»
«Il tempo va
indagato. Sembra dirci questo studio, in virtù di
una rappresentazione del bene culturale.
Infatti il bene culturale è rappresentazione, ma
diventa tale solo se si compie quel percorso che
porta dall'archeologia alla storia modulando
l'approfondimento sul territorio attraverso la
presenza etnologica, antropologica, demologica. E
qui ci sono tutti questi elementi.»
«Le immagini
parlano.»
«La Zanoni,
d'altronde lavora sulle immagini e la fotografia è
fondamentale proprio in quell'antropologia dello
sguardo. Così anche i cosiddetti linguaggi
"tagliati" o lingue sommerse devono essere presi in
considerazione come tracciati di un bene culturale
nel quale è necessaria la comparazione tra tempo
archeologico e tempo storico. Non si tratta di
"eccessi di cultura" ma di ridefinire anche una
questione relativa al "taglio" concettuale di bene
culturale. Nella interazione tra archeologia e
storia il paesaggio della cultura ha una
straordinaria importanza proprio perché si avverte
la continuità della storia anche nella lettura
dell'ambiente. Questo ci permette di non usare
frammentazioni e di realizzare un corpus unico tra
le varie stagioni della civiltà e le epoche.»
«Il bene
culturale si porta sempre con sé i "segni del tempo"
(i segni del tempo della Zanoni sono i segni del
tempo di un rapporto tra popolo e civiltà) che
diventano delle regole che, comunque, permettono di
non assentarci/si dal tempo che viviamo mentre ne
analizziamo i segni pregressi.
Anche l'archeologia, in una tale definizione, non
appartiene soltanto allo studio di un passato
lontano ma si stabilisce nella consequenzialità di
un rapporto con il presente dei territori.»
«Allora
l'interpretazione di un sito è una forza non slegata
dalla nostra attualità perchè il rapporto tra
passato e presente, come si diceva, si delinea nel
momento in cui ci troviamo di fronte all'idea del
bene culturale. Per capire come viveva un popolo
all'interno di una civiltà e di una temperie del IV
secolo a.C. bisognerebbe rapportare quel popolo alle
esigenze di quel tempo, grazie a dei parametri ben
strutturati alle esigenze di una cultura
contemporanea.»
«Le rilevanze
storiche non possono fare a meno di un impatto con
due concetti chiave: il tempo e lo spazio.
Oggi ci muoviamo dentro queste due dimensioni per
parlare del passato, invece, si entra nella storia.
Ma il bene culturale non può fare a meno di questo
incontro. Ecco perché il valore "etno" assume una
sua sistematicità nel rappresentare e nel
comprendere il bene culturale come identità e come
realizzazione di una consapevolezza degli strumenti
e della società moderna e contemporanea.»
«L'antico, in
fondo, è quasi sempre parcellizzato nel moderno. Nel
campo dei beni culturali recuperare la componente
etnologica (in una lettura integrata e comparata dei
territori) significa dare senso ad una
manifestazione articolata delle culture presenti in
un determinato contesto.»
«Questo mi
sembra un dato sul quale bisognerebbe riflettere,
anche perchè il ruolo dei beni culturali si è
abbastanza ampliato ed è diventato trainante in
molti settori grazie, tra l'altro, proprio a un
legame duttile con i contesti territoriali. I beni
culturali si presentano chiaramente diversificati,
ma il territorio deve offrire una lettura omogenea,
nella quale il presente non perda i connotati e il
passato non affoghi il presente stesso.»
«La ricerca
della Zanoni apre delle prospettive interessanti
proprio su questi versanti. E il valore dell'"etno"
è una dimensione che interessa l'etica e l'estetica
del bene culturale all'interno di un progetto il cui
dialogo tra cultura, civiltà e popoli resta
indelebile.»
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