"TEATRO DELLA NUDA TERRA"
Il reading teatrale nei siti archeologici calabresi del
Regista Enzo Cordasco
Maria Zanoni intervista l'Artista, critico
teatrale Cordasco, Autore di numerose
pubblicazioni sulla drammaturgia e storiografia
teatrale, presidente del Centro Internazionale Antinoo/Archivio
Yourcenar di Roma, che ha portato nei siti archeologici
calabresi un progetto innovativo, che da 4 anni riscuote
consensi.
- Maestro, dopo il successo del reading su Marguerite
Yourcenar al Teatro Argentina di Roma e le altre
performance teatrali in tutta Italia, torna in Calabria
col suo progetto "Teatro della nuda terra". E' il quarto
anno consecutivo che Lei lascia la "sua" Perugia, ad
Agosto, ed invece di godersi un meritato riposo al mare
lavora a questa idea... Quest'anno porta in scena
"Medea, l'amore che non uccide".
Perchè Teatro della nuda terra? -
- Teatro della nuda terra, nel senso che lo facciamo
proprio realmente sulla nuda terra, nell'area degli
scavi dell'antica Sibari, nell'antica piazza storica di
Francavilla "Fontanavecchia", tra gli ulivi, nel campo
del sito archeologico di Broglio di Trebisacce ed in
altri siti archeologici che con la terra nuda hanno a
che fare, e con il paesaggio, quindi con la terra, in
una stretta relazione tra terra e persone. Ci interessa
la valorizzazione attraverso il teatro dei siti
archeologici del nostro territorio, enotrio e greco.
E' un teatro povero (non solo perchè non riceve fondi e
offre lo spettacolo gratuitamente) ma soprattutto perchè
è animato da tanta passione.
Un teatro povero di mezzi tecnici e spettacolari, ma non
certo di intensità; è un teatro di comunità, delle
persone, che vuole ristabilire un contatto e un incontro
umano e culturale. -
- Come è strutturato il progetto? -
- L'obiettivo è quello di adattare il testo
perfettamente sia alle possibilità tecnico-espressive
dei partecipanti alla messinscena o al reading in modo
da raggiungere il massimo dell'efficacia teatrale, sia
sul piano dei meccanismi scenici che della convinzione
interiore degli stessi partecipanti che si mettono in
gioco; efficacia, tra l'altro, altrettanto importante
sul piano esterno, del funzionamento con il pubblico più
che come 'protezione' dei partecipanti stessi, 'non
attori'. Quello che conta è solo il corpo e la voce
delle persone o degli "attori" partecipanti: voce e
corpo, suono e canto, soprattutto la Fonè, fonte e
potenza di ogni genere teatrale.
Voglio ricordare tra gli altri nel cast, oltre a Maria
Zanoni, Angela Lo Passo, Claudia Rende, Micaela Cuccaro,
Angiola Italiano, Rossana Lucente, Mirella Franco, Lucia
Franzese e la corifea cantante Gigliola Castrovillari,
non attori professionisti, ma persone che amano il
linguaggio teatrale e vi si misurano per lo sviluppo
delle loro capacità comunicative. -
- "Medea, l'amore che non uccide"...Già nel titolo c'è
un messaggio rivoluzionario... -
- "Amo molto le cosiddette 'variazioni del mito' e il
testo di quest'anno, come anche quello di Ecuba dello
scorso anno, (un piccolo ipertesto fatto da altrettanti
ipotesti) è una variazione sul mito di Medea, uno
dei più importanti di tutta la drammaturgia greca.
Il punto di partenza, dunque, è l'originale euripideo,
individuandone i temi principali che hanno funzionato
come poli in grado di aggregare materiali testuali
'altri' (Lunga
notte di Medea di Corrado Alvaro,
Materiale per
Medea di Heiner Muller e
Medea di
Christa Wolf),
tutte rivisitazioni moderne del mito originale.
Il testo di Euripide è stato usato come cornice, come
struttura portante; in realtà, il cuore drammaturgico è
pieno anche delle parole di Alvaro, di Muller e della
Wolf, attraverso un processo di tagli non snaturanti, di
aggiunte, di rimandi, di spostamento di senso.
- Un teatro innovativo che riscuote tanto successo... -
- Sarà l'attualità sociale e anche politica del
montaggio in questione... Non c'è bisogno nemmeno per
forza di un linguaggio denotativo per spiegare: la
condizione femminile, la relazione tra i sessi, il
potere, la tematica dell'immigrazione e delle
diseguaglianze del mondo, la guerra.
La moderna semiotica teatrale ci ha insegnato, del
resto, che la nostra realtà e il nostro linguaggio sono
colmi di simboli, di metafore, di immagini, di
connotazioni. Tutti gli autori citati trasformano e
giocano il mito; in Medea della Wolf, uscito in realtà
un po' di anni fa, vi è una trasformazione radicale di
esso.
La figura di Medea ci è stata consegnata da Euripide
soprattutto come la madre che ha ucciso i propri figli,
la violenza irrazionale contrapposta alla razionalità
patriarcale della civiltà greca. Christa Wolf ribalta
questa versione con una vera e propria indagine,
riallacciandosi alle fonti antecedenti ad Euripide.
Medea è una vittima della società, Medea non ha mai
ucciso i figli, Medea è 'assolta'. La Wolf riscrive la
storia alla ricerca di una verità che vuol essere
coinvolgimento esistenziale e formazione della
coscienza.
Medea è una donna forte e libera, una 'maga' depositaria
di un 'sapere del corpo e della terra'.
E noi sulla terra nuda la facciamo rivivere. -
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