Massimo Troisi |
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un attore comico, grande artista mediterraneo
Massimo Troisi nacque il 19 febbraio
1953 a San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli, da
Alfredo, macchinista ferroviario, e da Elena Andinolfi,
casalinga. Morì prematuramente a Roma, il 4 giugno 1994.
Si diplomò da Geometra all'Istituto
Tecnico Commerciale e per Geometri "Eugenio Pantaleo" di Torre
del Greco. In quegli anni scrisse alcune poesie in dialetto
ispirate a Pier Paolo Pasolini, suo autore preferito.
Nel 1972 a Troisi venne diagnosticata
un'anomalia cardiaca, di cui soffriva dall'età di dodici anni,
che lo obbligò, nel 1976, a recarsi negli Stati Uniti per un
intervento alla valvola mitralica; dopo l'intervento riuscito,
riprese la carriera teatrale.
Aveva cominciato la sua carriera di
attore, nel 1969, nel teatro parrocchiale della Chiesa di
Sant'Anna insieme ad alcuni amici d'infanzia (tra cui Lello
Arena, Nico Mucci, Valeria Pezza). Successivamente il gruppo
affitterà un garage in via San Giorgio Vecchio, 31 che verrà
chiamato Centro Teatro
Spazio, dove verranno rappresentati diversi spettacoli
nello stile di pulcinella al quale si aggiunge una commedia
scritta dallo stesso Troisi: "Si chiama Stellina".
Al
gruppo si aggiunse successivamente anche Vincenzo Purcaro, che
più tardi prese il nome d'arte di Enzo Decaro. L'attore
napoletano, con Enzo Decaro e Lello Arena forma il gruppo "I
Saraceni ", che
si chiamò poi definitivamente "La smorfia", riferimento,
tipicamente napoletano, a un certo modo di risolvere i propri
guai: giocando al Lotto, e sperando in un terno secco... la
"smorfia", infatti, non è altro che l'interpretazione dei sogni
e dei vari fatti quotidiani, da tradurre in numeri da giocare a
lotto.
il trio partecipa ad alcuni programmi
televisivi, tra i quali Non stop (1977), La sberla
(1978) e Luna Park (1979). L'ultimo spettacolo teatrale
del trio è Così è (se vi piace), citazione del Così è
(se vi pare) di Luigi Pirandello.
Lasciata La Smorfia, Troisi decise di
intraprendere la carriera cinematografica.
Ricomincio da tre,
prodotto da Mauro Berardi, è la pellicola nella quale debuttò
sia come attore che come sceneggiatore e regista. Il film,
acclamato dalla critica, permise a Troisi di ottenere tre Nastri
d'argento per il miglior regista esordiente, miglior attore
esordiente e per il miglior soggetto e due David di Donatello
per il miglior film e per il miglior attore.
Agli inizi
degli anni Ottanta diresse lo speciale televisivo
Morto Troisi, viva Troisi!,
con Roberto Benigni, Lello Arena, Marco Messeri e Carlo Verdone.
Del 1982 è film No grazie, il
caffè mi rende nervoso, con Lello Arena; e del 1983:
Scusate il ritardo.
Nel 1984 con Non ci resta che
piangere, unico film a fianco di Roberto Benigni, ottenne
uno strepitoso successo.
Nel 1986 Troisi ebbe un piccolo ruolo
nel film diretto da Cinzia Torrini, Hotel Colonial,
girato in Colombia.
Nel 1987 fu attore e regista in Le
vie del Signore sono finite, che vinse il Nastro d'argento
alla migliore sceneggiatura.
Nel triennio seguente collaborò come attore con Ettore Scola in
tre film, i primi due con Marcello Mastroianni: Splendor
(1988), in cui è proiezionista di un cinema prossimo alla
chiusura;
Che ora è? (1989),
sui rapporti conflittuali tra padre e figlio, per il quale venne
premiato con la Coppa Volpi per la migliore interpretazione
maschile, ex aequo con Mastroianni, alla Mostra del
Cinema di Venezia; e Il viaggio di Capitan Fracassa
(1990), dove interpretò Pulcinella, presentato in anteprima alla
41ª edizione al "Berlin International Film Festival".
L'ultima regia di Troisi, dove è anche sceneggiatore e
protagonista, è quella di Pensavo fosse amore... invece era
un calesse del 1991, con Francesca Neri e Marco Messeri.
L'ultima sua fatica fu Il postino (1994), girato a
Procida e Salina e diretto da Michael Radford, liberamente
tratto dal romanzo Il postino di Neruda di Antonio
Skármeta, che tratta dell'amicizia tra un umile portalettere e
Pablo Neruda ( interpretato da Philippe Noiret) durante l'esilio
del poeta cileno in Italia. Troisi riuscì a terminare le riprese
del film con enorme fatica e con il cuore stremato.
Troisi morì nel sonno, nella casa della sorella Annamaria a
Ostia e in compagnia del suo più grande amico sin dall'infanzia,
Alfredo Cozzolino, per attacco cardiaco, il 4 giugno 1994, 12
ore dopo aver terminato le riprese de Il postino.
Nel 2008 Federico Salvatore, in un'intervista a Vite
straordinarie, ha definito Troisi un "Pulcinella moderno".
« Massimo
è Pulcinella senza maschera. A parte che Pulcinella è stato, nel
pieno del suo vigore, della sua vita centrale, censurato, e ha
operato lo stesso senza maschera. Per me Troisi rappresenta il
Pulcinella che porta. Poiché Pulcinella è stato internazionale,
Pulcinella è stato francese, Pulcinella è stato inglese,
Pulcinella ha superato il Volturno. Massimo ha fatto la stessa
cosa, l'unico napoletano con la napoletanità che ha superato il
Volturno, quindi per me rappresenta un'ultima possibilità che
abbiamo avuto, da un punto di vista teatrale e cinematografico,
di superare, di uscire dallo stereotipo della napoletanità, fine
a se stessa. »
(Wikipedia)
Nella sua carriera teatrale e cinematografica, Troisi ha sempre
parlato con la sua lingua napoletana, "l'unica che sapeva
parlare" affermava ironicamente nelle interviste. In effetti in
quegli anni la critica cinematografica più intransigente si
soffermò molto su questo aspetto. Così, dopo Scusate il
ritardo Troisi realizza una lingua "italiana popolare", ma
comunque ricca di venature dialettali.
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