IL SILENZIO, IL SOLE E I RICORDI | |||||
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Non bisogna custodire nostalgie perché la vita è un raccontare, restando
tra le ore della preghiera e nella bellezza della nobiltà
di Pierfranco Bruni
È vero i ricordi non sono la vita, ma si può vivere una vita senza
ricordi?
Una volta, in uno dei miei viaggi in Perù, ho trovato scritto su una
piano di roccia queste parole: “Sempre è necessario perdonare, perché il
perdono ti permette di ignorare la cattiveria e il male. Mai è
necessario dimenticare perché l’amore insiste proprio nel momento in cui
incontri negli altri il male che si esprime con la cattiveria”.
Ed ecco che ritornano i ricordi di un mattino che è fisso nel labirinto
della memoria.
Quel mattino, già giorno, un solo squillo per dare un senso alla mia
assenza proprio nel momento in cui la mia presenza sarebbe stata
necessaria. Ma il tempo non cancella. Anzi restituisce.
Bisogna essere silenzio per capire i silenzi.
Erano quasi le 4 del mattino.
Tiziana. Io non c'ero! Non so perché si manca sempre agli appuntamenti
che poi segnano una vita. Quelli mancati. O forse è soltanto
l’immaginario della assenza che diventa un solco d’anima.
Ho ricevuto dalla mia antica e coraggiosa amica Maria delle foto, che
cerco di penetrare oltre lo sguardo, dove la mia grande casa di paese ha
una luce di grandezza. Sono tocchi di memoria. Con mia madre. Maria è la
schiettezza che ha sempre la coerenza della sfida.
È la persona che, per amicizia, è stata capace di affrontare, senza mai
conoscere la resa e il compromesso, un branco di iene e di serpenti
sconfiggendoli. Conosco.
Ci sono amicizie antiche che non vanno via tra le pareti del tempo… Foto
mai ingiallite… e Maria lo
sa…
Allora, era stata a far visita a mia madre nella grande casa di paese…
Una visita di quelle non programmate e a mia completa insaputa…
Poi, mi sono visto arrivare le
foto del giardino e altro…
La mia casa di paese non è più ricordo e non è fantasia.
È diventata una sottile griglia di simboli che hanno una profonda
alchimia. Sono immagini che raccontano una luce attraversata dall’ombra.
Ho trascorso un’intera nottata ad osservarle e ho notato dettagli che
non conoscevo o che erano
sfuggiti al mio sguardo diritto quando cammino tra i viali. Non smetto
di osservarle. Le foto.
Io racconto a me stesso per convincermi sempre più che dalle 4 di quel
mattino, da quando il Capitano è partito, non sono più lo stesso...
Non sono cambiate le parole. Le Parole hanno spezzato la parola per
legare il silenzio alla pazienza e il senso di solitudine a quegli occhi
che mi hanno cercato proprio nel momento in cui ero io ad essere
assente.
Ma arriva sempre il conto da restituire per le assenze incastrate nella
vita. Io ho un conto aperto. Ma il dolore e la gioia sono un intreccio
inevitabile.
Non dormo da due giorni. Ho i pensieri che fuggono e non fanno più
gomitoli.
Se non ci fossero i silenzi cosa sarebbe la vita?
Una volta mio padre, mentre sfogliava un libro di piante tropicali, mi
ha sottolineato: “Sai, ci sono piante che per crescere hanno bisogno di
essere collocate in un luogo dove c’è assoluto silenzio…”.
Non riuscivo ad afferrare, ma è proprio vero.
Soltanto nel silenzio si può raccogliere il Sole e custodirlo. In fondo
questo suo pensiero mi ha aiutato a scrivere “Che il dio del Sole sia
con te”.
Il silenzio e il sole.
Mio padre non ha mai smesso di coltivare questi sortilegi portati dalla
luna d’Oriente.
Mi ritorna un sogno mentre resto sveglio. È un dialogare.
Dice:
“Hai visto? È ritornata una tartaruga...
Le tartarughe?
So cosa possa significare. Questo viaggio che è destino... I ricordi
restano, ma io li allontano. Le nostalgie mi infastidiscono. La memoria
è immensa.
Mio padre mi avrebbe detto, con la sua nobiltà, e la sua eleganza:
“Lascia che la pianta che ho piantato l’anno in cui tu sei nato sia
custodita dalla pazienza perché il resto è soltanto schiamazzo. Non
affidarti alla nostalgia…”.
Rivedo, ora, mio padre in una foto in camicia nera, Maria non voglio
provocarti e sai che ti voglio bene e rispetto la tua immensa Storia, ed
ha gli occhi lucidi.
La sua giovinezza e il destino della sua e mia famiglia…
Sua e mia… Un Destino di sangue…
Una data. 27 luglio 1943.
Aveva ventitre anni. Anche allora la indossava, la camicia nera. So che
l’ha indossata anche quando Piazzale Loreto ha mostrato quella
macelleria comunistacattolica con Claretta appesa per i piedi.
Perché questo dire?
Perché mio padre è nella mia Storia Destino in tutto…
Il giardino ha echi dei nostri discorsi.
Il suo parlare lento e il suo smarrirsi quando canticchiava: “Giovinezza
Giovinezza…”.
Quante volte, gradino dopo gradino, ho corso per quella scala.
Mio padre era il Capitano e mia madre con la sua crostata di albicocca
sorrideva guardando la torre del castello. Ma il tempo è vissuto e
l’orologio segna un orario che è oltre.
Sto pensando di scrivere un racconto dal titolo: “L’orologiaio che
giocava con i numeri”.
Ma la vita è fatta di nobiltà e di miserie.
La nobiltà ha sempre il coraggio e la dignità della verità.
La miseria ha la menzogna dei disertori e dei disperati.
Quanta miseria dopo aver rubato, con il trucco delle parole, il
cioccolato dall’anima e dalla vita e averlo incartato in fogli consumati
di giornali che conoscono le cronache…
Mio padre è la mia nobiltà.
Le lettere ingiallite ricostruiscono. Le metafore sono un’ironia.
La mia grande casa è
destino. Sono parole in libertà… Forse. Ma sono nella libertà del vero…
Cara Maria, ricordi quel quadro che mi regalasti negli anni Settanta e
che è davanti alla scrivania dello studio della casa del mio paese… Mi
ha aiutato a scrivere tante pagine…
In quel tempo amavi Pirandello…
Era il quadro che piaceva tanto a mio padre perché diceva che non dovevi
capirlo o interpretarlo, bastava osservarlo… Quegli azzurri celesti
grigi chiaroscuri e quel personaggio che cammina piano poi piano poi
ancora più piano… Sembrava Don Fabrizio, mi diceva, che tutto ha
compreso e va oltre…
Di tempo è passato, anche tanto…
Vorrei recuperare soltanto una decisione che continua a non farsi
perdonare… e per poter stringere un attimo in più le mani di mio padre
tra le mie e accarezzare il suo viso proprio nel momento in cui mi ha
cercato…
Vorrei poter capire il
sortilegio che è nascosto nella pietra del deserto che custodisco sulla
mia scrivania…
Sono stato, in questi mesi, in una città della Romania e ho visitato un
monastero ortodosso.
Ho incontrato un sacerdote e mi ha detto: “Porti negli occhi il vento
del rimpianto. Per vincerlo devi superare la prima onda del Mar Nero e
dialogare con una sola goccia d’acqua…”.
Poi ho incontrato una donna affascinante, e aveva nello sguardo il
mistero, e mi ha detto: “Una volta che hai dialogato con una sola goccia
d’acqua il mio amore ti legherà alla bellezza… Custodisci!”.
Cosa è accaduto dopo?
L’orologiaio ha smesso di
giocare con i numeri ed io ho tra le mani le foto del mio giardino.
L’orologiaio ha nascosto tutti i numeri nel cappello degli zingari…
Quando si perde un appuntamento bisogna avere il coraggio della
consapevolezza di averlo perso perché l’indecisione ha vinto… e
assumersi le responsabilità di una vita senza più discutere.
Mi ha telefonato Tiziana…
Non dimenticherà lo sguardo di mio padre in quelle notti. Non
dimenticherà quei giorni…
La sua voce quella mattina e non c’era bisogno di altre
parole…
Poi.
La donna, incontrata in Romania, mi ha detto: “Se dovessi vivere un
ricordo sfiora sempre la pietra di sale con le labbra e accarezza le
labbra con le tue mani. Fai in modo che le tue dita abbiano tutto il
sale possibile. Bagnale con la mia saliva.
Lascia che il sale si asciughi nel sole del tramonto e vai lungo
la via della luna del Dio infinito… Così scoprirai il sortilegio”.
Tutto questo ha un senso?
Rivedo le foto che mi ha inviato Maria.
La grande casa della mia infanzia è un cammino, le aiuole sono un
labirinto, la palma ha il vento tra i rami e la scala racconta…
Un giorno sarà un altro giorno dopo il passaggio della luna nella notte
in cui io e mio padre ci siamo raccontati una vita e il raccontare è
stato un intrecciare la sua alla mia preghiera…
Perché bisogna trovare un senso a tutto?
Dietro la tenda della stanza sul mare vedo il sole tramontare tra i rami
della palma del mio giardino mentre le mie labbra carezzano il sogno
della bellezza…
Mentre mio padre non smette di raccontare …
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