pubblicato 2020 - ARTE
CULTURA |
PINAKES DI LOCRI
NEL MUSEO MAGNA GRAECIA DI REGGIO CALABRIA
(MArRC)
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Locri Epizefiri fu
una città della Magna
Grecia,
fondata sul mar Ionio, nel VII
secolo a.C., da coloni greci provenienti dalla Locride;
questi, giunti in Calabria all'inizio del VII secolo a.C., si
stabilirono inizialmente presso Capo Zeffirio, attuale
Capo Bruzzano, e più tardi si insediarono a circa
venti chilometri più a nord.
La città antica, che era difesa da una cinta muraria di 7 km;
all'esterno delle mura si estendono le necropoli,
mentre la maggior parte delle aree sacre sono disposte in prossimità
della cinta muraria. I santuari all'interno delle mura sono dotati di
edifici templari monumentali e risalgono al periodo arcaico, mentre in
quelli situati immediatamente all'esterno sono state rinvenute
abbondanti offerte votive.
Tutti i santuari di Locri
sono accomunati dalla stessa peculiarità, ovvero quella di essere luoghi
relativi a culti
femminili.
Locri a questo proposito rappresenta un caso eccezionale perché questi
culti racchiudevano tutti gli aspetti del ciclo di vita della donna: il
passaggio dalla nubiltà al matrimonio, culti relativi a donne già
sposate e addirittura riti sacrificali.
Sulla collina della Mannella, nella zona più alta, si trovava il Tempio
di Atena scoperto
e indagato dall’archeologo Paolo
Orsi nel
1889.
Sull’altro versante, immediatamente fuori le mura, vi era il Santuario
dedicato a Persefone,
relativo ai culti di tipo pre-matrimoniale.
La stoà a U è un edificio porticato che ospitava almeno venti stanze
dove probabilmente avveniva il rito della prostituzione sacra
A tal proposito furono qui rinvenuti diversi materiali votivi tra cui i Pinakes (che
rimandano ad un periodo di frequentazione tra il VII e il III a.C.),
doni offerti alla dea realizzati in argilla policroma. Qui erano
ritratte a rilievo diverse scene riguardanti appunto le vicende di
questa divinità.
Questi piccoli quadretti in terracotta rinvenuti in grande quantità tra
gli ex-voto, venivano originariamente appesi agli alberi e, dopo essere
stati donati dall’offerente, distrutti e gettati in una fossa.
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A LOCRI EPIZEFIRI LA PROSTITUZIONE SACRA,
IERODULIA, COME OFFERTA ALLA DEA,
testimoniata dai pinakes
La prostituzione sacra è un’offerta praticata da donne
consacrate, esercitata all’interno di un santuario. Il termine ierodulia si
riferisce proprio allo scopo sacrale dell’atto sessuale, offerto ad
Afrodite, dea dell'amore, e a
Persefone, dea della fertilità e della prosperità della terra.
Il fine principale era quello di rendere omaggio alla dea, offrendo un
gruppo di donne che si prestavano a pratiche sessuali; e in alcuni casi
la prostituzione veniva praticata da donne che, prima del matrimonio, si
offrivano in cambio di denaro, per ottenere la dote e per ottenere da
Afrodite la grazia per una prospera e tranquilla vita coniugale. Il
mito della dea Persefone, in ambito
locrese ha una connotazione diversa da quella tradizionale greca.
È un’offerta praticata da donne consacrate, esercitata all’interno di un
santuario. Il termine ierodulia si
riferisce proprio allo scopo sacrale dell’atto sessuale, offerto ad
Afrodite, dea dell'amore, e a
Persefone, dea della fertilità e della prosperità della terra.
Le donne che si offrivano al culto della prostituzione sacra potevano
essere donne libere che occasionalmente si prestavano a questi riti,
oppure vere e proprie sacerdotesse che svolgevano quest’attività in
maniera continuativa.
Il fine principale era quello di rendere omaggio alla dea, offrendo un
gruppo di donne che si prestavano a pratiche sessuali; e in alcuni casi
la prostituzione veniva praticata da donne che, prima del matrimonio, si
offrivano in cambio di denaro, per ottenere la dote e per ottenere da
Afrodite la grazia per una prospera e tranquilla vita coniugale. Il
mito della dea Persefone, in ambito
locrese ha una connotazione diversa da quella tradizionale greca.
Persefone si manifestava sotto diversi aspetti e
assumeva vari nomi e ruoli: dalla giovinetta, cioè Persefone (o
Kore) alla madre terra
Demetra. La divinità, attraverso
questa continua trasformazione, espressione della terra da cui si
generano le primavere e gli autunni, la vita e la morte, veniva venerata
ora come candida fanciulla, ora come donna conturbante e passionale, ora
come spietata divinità degli inferi, ora come simbolo della bella
stagione, o del triste inverno, ora luce, ora tenebra, ora suscitatrice
di vita, ora dispensiera di morte.
La dea Persefone era venerata da
Locresi, proprio perché incarnava il simbolo
gioioso della giovinezza e della vita e quello funesto del tramonto
dell'esistenza e del terrore che la morte produce nell'animo degli
uomini. Le offerte votive avevano lo scopo di propiziare i favori della
divinità affinché tenesse lontana la morte dagli uomini e dalla natura e
facesse fluire il ritmo della vita.
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Ermes, messaggero degli dei, e Afrodite,
dea dell'amore, della bellezza, del desiderio (prima metà V sec. a. C.
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Persefone, dea della fertilità
rappresentata dalle spighe di grano e Ade seduti sul trono
(V secolo a.C.)
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Persefone apre il Likon MystiKon, la cesta mistica con gli oggetti sacri
propri dell'iniziazione
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Persefone in trono con Demetra, la dea
madre
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Persefone, dea del grano, in trono con un mazzo di spighe e
un gallo, animale simbolico che
canta all’alba
per annunciare l’arrivo del giorno e quindi il passaggio dal buio alla
luce.
Di fronte a lei,
Dioniso
reca in mano un kantharos e un tralcio di vite, che richiamano il legame
del dio con il vino.
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pinax raffigurante Ade, il dio degli Inferi,
mentre rapisce Kore-Persefone
che distende un braccio in segno di aiuto
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ratto
di Persefone da parte di Plutone dio dell'Ade |
Il rapimento di Persefone è l’allegoria del passaggio, del diventare
adulte delle bambine, dello scorrere delle stagioni e del passare dalla
vita terrena a quella ultraterrena.
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peploforia (trasporto del velo nuziale)
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La statua meravigliosa di Persefone (o Kore)
greca, che dai latini veniva chiamata Proserpina, è custodita dal 1915
presso l'Altes Museum di Berlino, nonostante il contenzioso tra Locri e
Taranto che se ne contendono la provenienza.
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