PAPA GIOVANNI XXIII, il Papa Buono
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pubblicato il 27 Aprile 2014 - Costume e società |
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Due Papi coraggiosi del XX°
secolo sono stati proclamati Santi da Papa Francesco. La vita di PAPA GIOVANNI PAOLO II° - Il Papa Grande
La vita di
PAPA GIOVANNI
XXIII - Il Papa Buono
Angelo
Giuseppe Roncalli
nacque a Sotto il Monte, in provincia di Bergamo, il 25
novembre 1881, primo figlio maschio di Marianna Mazzola e di Giovanni
Battista Roncalli. La sera stessa il neonato venne battezzato dal
parroco don Francesco Rebuzzini, ricevendo il nome di Angelo Giuseppe.
Gli fece da padrino l'anziano prozio Zaverio Roncalli, il primo dei
sette zii di papà Battista, uomo molto pio, che, rimasto celibe, si era
assunto il compito di educare religiosamente i numerosi nipoti. Il
futuro Giovanni XXIII conservò un ricordo commosso e riconoscente per le
cure e le sollecitudini di questo vecchio patriarca.
Manifestando fin dalla fanciullezza una seria inclinazione alla vita
ecclesiastica, terminate le elementari, si preparò all'ingresso nel
seminario diocesano ricevendo un supplemento di lezioni di italiano e
latino da alcuni sacerdoti del luogo e frequentando il prestigioso
collegio di Celana. Il 7 novembre 1892 fece il suo ingresso nel
seminario di Bergamo, dove fu ammesso alla terza classe ginnasiale. Dopo
un avvio difficoltoso per l'insufficiente preparazione, non tardò a
distinguersi sia nello studio che nella formazione spirituale, tanto che
i superiori lo ammisero prima del compimento del quattordicesimo anno
alla tonsura. Avendo proficuamente terminato nel luglio del 1900 il
secondo anno di teologia, fu inviato il gennaio successivo a Roma presso
il seminario romano dell'Apollinare, dove esistevano alcune borse di
studio a favore dei chierici bergamaschi. Pur con l'intermezzo di un
anno di servizio militare prestato a Bergamo a partire dal 30 novembre
1901, la formazione seminaristica risultò particolarmente fruttuosa.
Il 13 luglio 1904, alla giovanissima età di ventidue anni e mezzo,
conseguì il dottorato in teologia. Con il più lusinghiero giudizio dei
superiori, il 10 agosto 1904, fu ordinato sacerdote nella chiesa di S.
Maria di Monte Santo; celebrò la prima Messa il giorno seguente nella
Basilica di S. Pietro, durante la quale ribadì la sua donazione totale a
Cristo e la sua fedeltà alla Chiesa. Dopo un breve soggiorno nel paese
natale, nell'ottobre iniziò a Roma gli studi di diritto canonico,
interrotti nel febbraio del 1905, quando fu scelto quale segretario dal
nuovo Vescovo di Bergamo Mons. Giacomo Radini Tedeschi. Furono circa
dieci anni di intenso impegno accanto ad un Vescovo autorevole, molto
dinamico e ricco di iniziative che contribuirono a fare della diocesi
bergamasca un modello per la Chiesa italiana.
Oltre al compito di segretario, svolse altri numerosi incarichi. Dal
1906 ebbe l'impegno dell'insegnamento di numerose materie in seminario:
storia ecclesiastica, patrologia e apologetica; dal 1910 gli fu
assegnato anche il corso di teologia fondamentale. Salvo brevi
intervalli, svolse questi incarichi fino al 1914. Lo studio della storia
gli consentì l'elaborazione di alcuni studi di storia locale, tra cui la
pubblicazione degli Atti della Visita Apostolica di s. Carlo a Bergamo
(1575), una fatica durata decenni e portata a termine alla vigilia
dell'elezione al Pontificato. Fu anche direttore del periodico diocesano
"La Vita Diocesana" e dal 1910 assistente dell'Unione Donne Cattoliche.
La prematura scomparsa di Mons. Radini nel 1914 pose fine ad
un'esperienza pastorale eccezionale, che, se pur segnata da qualche
sofferenza come l'infondata accusa a lui rivolta di modernismo, il
futuro Giovanni XXIII considerò sempre punto di riferimento fondamentale
per l'assolvimento degli incarichi a cui fu di volta in volta chiamato.
Lo scoppio della guerra nel 1915 lo vide prodigarsi per più di tre anni
come cappellano col grado di sergente nell'assistenza ai feriti
ricoverati negli ospedali militari di Bergamo, giungendo ad atti di
autentico eroismo. Nel luglio del 1918 accettò generosamente di prestare
servizio ai soldati affetti da tubercolosi, sapendo di rischiare la vita
per il pericolo di contagio.
Del tutto inaspettato giunse nel dicembre del 1920 l'invito del Papa a
presiedere l'opera di Propagazione della Fede in Italia, quando a
Bergamo aveva da poco avviato l'esperienza della Casa degli studenti,
un'istituzione a metà tra il pensionato e il collegio, e
contemporaneamente fungeva da direttore spirituale in seminario. Dopo
forti titubanze, finì con l'accettare, iniziando con molta cautela un
incarico che si presentava molto delicato per i rapporti con le
organizzazioni missionarie già esistenti. Compì un lungo viaggio
all'estero per la realizzazione del progetto della Santa Sede mirante a
portare a Roma le varie istituzioni di sostegno alle missioni e visitò
diverse diocesi italiane per la raccolta di fondi e l'illustrazione
delle finalità dell'opera da lui presieduta.
Nel 1925 con la nomina a Visitatore Apostolico in Bulgaria iniziò il
periodo diplomatico a servizio della Santa Sede, che si prolungò fino al
1952. Dopo l'ordinazione episcopale avvenuta a Roma il 19 marzo 1925,
partì per la Bulgaria con il compito soprattutto di provvedere ai gravi
bisogni della piccola e disastrata comunità cattolica. L'incarico
inizialmente a termine si trasformò in una permanenza decennale, durante
la quale Roncalli pose le basi per la fondazione di una Delegazione
Apostolica, di cui lui stesso venne nominato primo rappresentante nel
1931. Non senza difficoltà riuscì a riorganizzare la Chiesa cattolica,
ad instaurare relazioni amichevoli con il Governo e la Casa Reale
bulgara, nonostante l'incidente del matrimonio ortodosso di re Boris con
la principessa Giovanna di Savoia, e ad avviare i primi contatti
ecumenici con la Chiesa Ortodossa bulgara. Il 27 novembre 1934 fu
nominato Delegato Apostolico in Turchia ed in Grecia, paesi anche questi
senza relazioni diplomatiche con il Vaticano. A differenza della Grecia,
dove l'azione di Roncalli non ottenne risultati di rilievo, le relazioni
con il governo turco invece migliorano progressivamente per la
comprensione e la disponibilità mostrate dal Delegato nell'accettare le
misure ispirate dalla politica di laicizzazione perseguite da quel
governo. Con tatto e abilità organizzò alcuni incontri ufficiali con il
Patriarca di Costantinopoli, i primi dopo secoli di separazione con la
Chiesa Cattolica.
Durante la Seconda Guerra Mondiale conservò un prudenziale atteggiamento
di neutralità, che gli permise di svolgere un'efficace azione di
assistenza a favore degli Ebrei, salvati a migliaia dallo sterminio, e a
favore della popolazione greca, stremata dalla fame.
Inaspettatamente, per decisione personale di Pio XII, fu promosso alla
prestigiosa Nunziatura di Parigi, dove giunse con grande sollecitudine
il 30 dicembre 1944. Lo attendeva una situazione particolarmente
intricata. Il governo provvisorio chiedeva la destituzione di ben trenta
Vescovi, accusati di collaborazionismo con il governo di Vichy. La calma
e l'abilità del nuovo Nunzio riuscirono a limitare a solo tre il numero
dei Vescovi destituiti. Le sue doti umane lo imposero alla stima
dell'ambiente diplomatico e politico parigino, dove instaurò rapporti di
cordiale amicizia con alcuni massimi esponenti del governo francese. La
sua attività diplomatica assunse una esplicita connotazione pastorale
attraverso visite a molte diocesi della Francia, Algeria compresa.
L'effervescenza e l'ansia apostolica della Chiesa francese, testimoniata
dall'avvio dell'esperienza dei preti operai, trovarono in Roncalli un
osservatore attento e prudente, che riteneva necessario un congruo
periodo di tempo prima di una decisione definitiva.
Coerentemente al suo stile di obbedienza, accettò prontamente la
proposta di trasferimento alla sede di Venezia ove giunse il 5 marzo
1953, fresco della nomina cardinalizia decisa nell'ultimo Concistoro di
Pio XII. Il suo episcopato si caratterizzò per lo scrupoloso impegno con
cui adempì i principali doveri del Vescovo, la visita pastorale e la
celebrazione del Sinodo diocesano. La rievocazione della storia
religiosa di Venezia gli suggerì iniziative pastorali nuove, come il
progetto di riavvicinare i fedeli alla Sacra Scrittura, rifacendosi alla
figura del proto-patriarca s. Lorenzo Giustiniani, solennemente
commemorato nel corso del 1956.
L'elezione, il 28 ottobre 1958, del settantasettenne Cardinale Roncalli
a Successore di Pio XII induceva molti a pensare ad un Pontificato di
transizione. Ma fin dall'inizio Giovanni XXIII rivelò uno stile che
rifletteva la sua personalità umana e sacerdotale maturata attraverso
una significativa serie di esperienze. Oltre a ripristinare il regolare
funzionamento degli organismi curiali, si preoccupò di conferire
un'impronta pastorale al suo ministero, sottolineandone la natura
episcopale in quanto Vescovo di Roma. Convinto che il diretto
interessamento della diocesi costituiva una parte essenziale del
Ministero Pontificio, moltiplicò i contatti con i fedeli tramite le
visite alle parrocchie, agli ospedali e alle carceri. Attraverso la
convocazione del Sinodo diocesano volle assicurare il regolare
funzionamento delle istituzioni diocesane mediante il rafforzamento del
Vicariato e la normalizzazione della vita parrocchiale.
Il più grande contributo giovanneo è rappresentato senza dubbio dal
Concilio Vaticano II, il cui annuncio fu dato nella basilica di s. Paolo
il 25 aprile 1959. Si trattava di una decisione personale, presa dal
Papa dopo consultazioni private con alcuni intimi e col Segretario di
Stato, Cardinale Tardini. Le finalità assegnate all'Assise Conciliare,
elaborate in maniera compiuta nel discorso di apertura dell'11 ottobre
1962, erano originali: non si trattava di definire nuove verità,
ma di riesporre la dottrina tradizionale in modo più adatto alla
sensibilità moderna. Nella prospettiva di un aggiornamento riguardante
tutta la vita della Chiesa, Giovanni XXIII invitava a privilegiare la
misericordia e il dialogo con il mondo piuttosto che la condanna e la
contrapposizione in una rinnovata consapevolezza della missione
ecclesiale che abbracciava tutti gli uomini. In quest'apertura
universale non potevano essere escluse le varie confessioni cristiane,
invitate anch'esse a partecipare al Concilio per dare inizio ad un
cammino di avvicinamento. Nel corso della prima fase si poté costatare
che Giovanni XXIII voleva un Concilio veramente deliberante, di cui
rispettò le decisioni dopo che tutte le voci ebbero modo di esprimersi e
di confrontarsi.
Nella primavera del 1963 fu insignito del Premio "Balzan" per la pace a
testimonianza del suo impegno a favore della pace con la pubblicazione
delle Encicliche Mater et Magistra (1961) e Pacem in terris
(1963) e del suo decisivo intervento in occasione della grave crisi
di Cuba nell'autunno del 1962. Il prestigio e l'ammirazione universali
si poterono misurare pienamente in occasione delle ultime settimane
della sua vita, quando tutto il mondo si trovò trepidante attorno al
capezzale del Papa morente ed accolse con profondo dolore la notizia
della sua scomparsa la sera del 3 giugno 1963.
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