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pubblicato il 29 Novembre 2013 - Editoriale Costume e società
La morte di Tony Musante mi imbriglia tra “Anonimo veneziano” e “Eutanasia di un amore” mentre rivedo “Metti, una sera a cena” di Pierfranco Bruni
È morto Tony Musante. I miei anni, tra l’epilogo della stagione liceale e l’inizio di quella universitaria, tra una Salerno giocata negli intagli degli alberghi e la città vecchia e una Roma in rivolta tra le piazze e le passionarie con i capelli al vento, hanno visto protagonisti due film che mi hanno poi accompagnato lungo i viaggi della mia esistenza. In entrambi i film il protagonista era l’attore americano Tony Musante. Un viso tra il senso dello stupore e gli orizzonti dell’assurdo letterario. Un volto con lo sguardo fisso tra le ombre e le idee. “Anonimo veneziano” per la regia di Enrico Maria Salerno e il soggetto di uno scrittore a me molto caro come Giuseppe Berto, sul quale lavoro per il mio prossimo libro del 2014, anno in cui cade il centenario della nascita. In questo film campeggia una splendida affascinante Florinda Bolkan. Siamo al 1970. Ma Tony Musante aveva dato “senso” ad un film che abbiamo visto in tanti: “Metti, una sera a cena” con la stessa Florinda Bolkan. Il secondo film è “Eutanasia di un amore” con Ornella Muti in una magica interpretazione tra eros e mistero. Film del 1978 tratto dal romanzo di Giorgio Saviane, per la regia ancora di Enrico Maria Salerno. Due “pezzi” di vita in un immaginario cinematografico e letterario che ha toccato le corde vibranti della mia giovinezza. E Tony Musante sempre a raccontarsi in due storie d’amore intrecciate dal senso onirico, ma anche vissute nell’orizzonte tragico della morte. In uno, il primo, interpretava il musicista. L’artista nella sua fantasia e nella sua malinconia tra i giochi di una nostalgica Venezia che si lascia vivere proprio nei frammenti della decadenza. Bravi gli attori. Bravo il regista. Ottima l’impalcatura narrante di Giuseppe Berto. I miei ricordi sono ancorati tra le battute dei personaggi che hanno disegnato un’avventura al destino o hanno dato il destino all’avventura. Così come nel secondo film. Da Firenze ad Ischia. Sena e Paolo. Si incontrano, si perdono, si ritrovano e poi si smarriscono. Un esistere in un amore indecifrabile.
Come è un amore indecifrabile tra Enrico e Valeria. Uno “scenario” nel concerto di Alessandro Marcello. Un’atmosfera tra il magico e la grazia pur in una contemplante visione di morte. Memorie di incontri e di emozioni sul filo di una poetica che è uno scavo di vite. Due donne Valeria e Sena. Due maschi Enrico e Paolo. Un paesaggio tra i paesaggi di una profonda dimensione onirica dove l’anima diventa carnalità e la carnalità offre il silenzioso urlo a due storie d’amore che non smettono nel momento in cui il film chiude le “tende”. Ma va oltre. Così. Sono rimasto legato a questo attore per decenni. Ancora oggi rivedo questi due romanzi – film in un immaginario che certamente non è più quello degli anni Settanta. Comunque sono stille di sensazioni e di emozioni che non abbandonano le vie del cuore. Lo abbiamo visto anche di recente in una serie televisiva dal titolo “Pupetta. Il coraggio e la passione”. E precedentemente in “I padroni della notte” nel 2007. Nel 1973 resta riferimento “Il caso Pisciotta”. Resta legato al Dario Argento di “Un uccello dalle piume di cristallo”. Ma io resto dentro gli orizzonti della malinconia e alle note di quell’oboe che Enrico suonava in una musica che ha accompagnato i miei racconti e le mie parole nel raccontare. È come se lo rivedessi in quel suo dialogare con Valeria – Florinda gli angoli e i ponti di Venezia. Alla Fenice. Il maestro, l’artista. Sembra lasciarci sulle note di quell’Anonimo veneziano” con una chiusa straordinaria: “…la rassegnata disperazione per la morte di un uomo, e forse di una città, e forse anche di tutto ciò che è già vissuto abbastanza”. Tony Musante lo voglio ricordare così. Con un senso di dolorante ironia ed io imbrigliato tra il dialogare dei personaggi dei due film mentre aspetto di rivedere “Metti, una sera a cena”. Era nato nel 1936.
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