pubblicato il 19 Giugno 2014 -
Letteratura |
Europa,
Mediterraneo e culture inclusive.
di Pierfranco Bruni
Quanta Europa si vive nel Mediterraneo. Quanto Mediterraneo
nell’Europa? Il Mediterraneo è un filo di orizzonte di lingue
perdute e di etnie che scavano nella memoria dei luoghi. Se non ci
fossero stati i processi etnici (tra scontri e confronti: al di là
del bene e del male, nonostante alcune pesanti divergenze e
conflitti) il Mediterraneo parlerebbe una lingua senza alcuna
valenza sistematicamente antropologica e non avrebbe la sua
importante articolazione culturale.
È certo che il Mediterraneo resta storia di popoli, di civiltà, di
convergenze e di divergenze ma, sostanzialmente, ancora oggi, trova
la sua originalità e la sua spiccata visione ereditaria ed
identitaria dentro quelle realtà che sono geografiche in senso
lato, territoriali e radicanti dal punto di vista culturale.
La presenza etnica ha avuto ed ha una sua spiccata caratterizzazione
umana e culturale. Ma è proprio questa etnicità che ha dato voce ai
Mediterranei. Pensare ad un solo Mediterraneo è impossibile e lo è
anche attraverso una analisi storica comparata tra le lingue che
sono espressioni letterarie, le testimonianze, le tradizioni, i
modelli simbolici. Ed è necessario sempre più sostenere la
valenza forte di un Mediterraneo che non abbraccia soltanto una
precisa area geografica, nell’incontro tra Popoli e Nazioni, ma
occorre necessariamente parlare di una estensione di realtà
frontaliere.
L’Adriatico ha una sua connotazione con i Paesi Balcani ma questi
sono parte integrante di una estesa cultura tra mondo Ionio, tessuto
territoriale del Tirreno ed eredità greche. La Grecia e la Magna
Grecia sono dentro chiaramente il Mediterraneo ma sono anche
espressioni di un antica presenza il lirica. La storia della cultura
albanese in una considerazione archeologica e linguistica ha
connotazioni il liriche. C’è una Albania racchiusa nella sua tipica
storia del rapporto tra Occidente ed Oriente e c’è stata un’Albania
ben divisa tra modelli islamici e presenze forti cristiane.
L’Albania con il suo mondo Arbereshe costituiscono una interazione
tra tradizione e incontro etnico vero e proprio. Ma tutto il
Mediterraneo, dal Nord Africa alle sponde Occidentali ed Orientali,
custodisce identità che scavano nelle radici andaluse per un
versante e confinanti con le storie di modello occidentale oceanico
e matrici risalenti, appunto, a quelle presenze il liriche che
toccano le geografie che vanno oltre Scutari sino all’attuale
Macedonia.
Il Mediterraneo, dunque, è un approdo ma anche una accoglienza.
Diventa Mediterraneo delle culture inclusive nel momento in cui,
nonostante le diversità, la storia antica fa i conti con
l’archeologia e la storia moderna diventa dimensione accogliente
delle etnie e delle lingue.
Non sempre, comunque, una lingua interagisce con l’etnia di
appartenenza. Ma nell’etnie o nei processi etnici di una comunità la
lingua è un riferimento ancestrale.
Quanti Mediterranei si possono contare. È naturale che la geografia
mediterranea non è più quella indicata dalla mappatura ufficiale
perché le interazioni sono voci e destini di comunità ma è anche
vero che insiste un Mediterraneo unico che ingloba il portato
storico e moderno dell’Oriente e dell’Occidente.
Sul piano antropologico, in Italia, il Regno di Napoli è una
testimonianza ancora da considerare come punto di riferimento,
perché in esso sono convissuti culture arabe antiche e accentuazioni
islamiche moderne, linguaggi popolari dialettali (si pensi per
restare nel campo letterario all’importanza che hanno gli scritti di
Giovanni Boccaccio e alle figure, ovvero ai personaggi, che esso ha
tratteggiato a cominciare proprio da Fiammetta che rappresenta
l’unicum di un intreccio tra costumi, tradizioni e lingua di un
popolare mediterraneo ma si pensi anche alla volontà di Pascoli nel
discutere su un Mediterraneo inclusivo con il suo discorso di Barga
nel 1911) e forme etniche intrecciati a realtà religiose abbastanza
consistenti, le cui tradizioni sono un immaginario che riporta echi
e desinenze multietniche.
La chiave di lettura delle etnie nel Mediterraneo contemporaneo è da
catturare sui due poli centrali: quello linguistico e quello
antropologico. Entrambi i poli però trovano la loro complessità
nella interpretazione di una letteratura mediterranea che è
trasmissione di esperienze e testimonianze.
È naturale che la letteratura mediterranea non può prescindere da
radicamenti ben definiti ma è anche vero che il rapporto lingua ed
etnie rappresenta il nucleo centrale di un incontro a più voci sia
sul piano prettamente geografico sia su quello di una metafisica
della consapevolezza dei popoli nell’essere modelli di valori.
In fondo il Mediterraneo è l’incontro di etnie e di lingue. Partendo
da questa premessa non si può che insistere su culture diverse di un
Mediterraneo inclusivo. Le presenze minoritarie in Italia sono una
realtà nelle diversità etniche tra un Occidente europeo e un Oriente
Balcanico – mediterraneo.
Ma è proprio quest’ultimo, grazie ai territori, compresi quelli
grecanici, croati, sloveni, catalani, che custodiscono radici e
modelli culturali sia linguistici, sia religiosi, sia artistici, sia
storico antropologico, che si propone come un incontro inclusivo in
una geografia di un Mediterraneo che include e si apre a nuove e ben
contestualizzate realtà sia storiche che moderne. La geopolitica è
fatta di storia e di antropologia della storia. Un processo
inclusivo tra le Europe e i Mediterranei.