IL PROF ITALO FORTINO, GRANDE MAESTRO

 

pubblicato il 14 Maggio 2015 -   Costume e societą

 L’onorificenza dell’Ordine “Grande Maestro” al Prof. Italo C. Fortino

 

L’Ambasciatore dell’Albania, Prof. Neritan Ceka, in una cerimonia ufficiale tenutasi l’8 maggio 2015 presso l’Ambasciata d’Albania a Roma (Via Asmara 5), ha consegnato l’onorificenza dell’Ordine “Grande Maestro” al Prof. Italo C. Fortino, ordinario di Lingua e Letteratura Albanese all’Universitą L’Orientale di Napoli.

Il Presidente della Repubblica d’Albania, Dr. Bujar Nishani, nell’attribuire l’alta onorificenza al Prof. Fortino ha scritto: “Per il suo singolare contributo come studioso della lingua e della letteratura albanese, il quale con i suoi libri di carattere didattico permette che la lingua albanese si trasmetta pura e continua da una generazione all’altra”.

Il Prof. Fortino, nel rispondere alle parole encomiastiche dell’Ambasciatore, ha ribadito la sua soddisfazione e la sua riconoscenza per questa onorificenza che corona un’attivitą di ricerca scientifica e di applicazione della scienza albanologica alla realtą della diaspora albanese d’Italia. Ne č una prova la pubblicazione dei due volumi di “Alfabetizzazione arbėreshe”, da lui coordinata, cui hanno collaborato alcuni tra i pił impegnati studiosi arbėreshė.

La cattedra di Lingua e Letteratura Albanese di Napoli si distingue per la proficua collaborazione con l’Istituto di Linguistica e Letteratura e con il Centro di Studi albanologici di Tirana: una collaborazione che ha visto partecipare a Napoli nelle attivitą promosse dalla Cattedra quasi tutti i professori e ricercatori dei suddetti Centri di ricerca. Ne sono una documentazione i due volumi di “Albanistica Novantasette” e “Albanistica Duemiladue”, che raccolgono i testi dei seminari organizzati per l’appunto a Napoli. Accanto a quest’attivitą un momento molto importante č stato anche la pubblicazione dell’Atlante Dialettologico della Lingua Albanese”, il cui primo volume č stato pubblicato presso il Dipartimento di Studi dell’Europa Orientale nel 2007, mentre il secondo volume sempre a Napoli nel 2008, cui ha fatto seguito un Convegno Internazionale dove studiosi d’Albania, della Kosova e di altre parti d’Europa hanno espresso il loro apprezzamento per un’opera di elevato valore dialettologico e pił estesamente glottologico.

Altra realizzazione fatta in collaborazione tra la Cattedra di Lingua e Letteratura Albanese di Napoli e il Centro di Studi Albanologici di Tirana č la pubblicazione nel 2011, presso il Dipartimento di Studi dell’Europa Orientale, dell’editio princeps del primo romanzo della letteratura albanese di Francesco Antonio Santori, “Sofia e Kominiatėve”, un’opera di grande valore letterario, sociologico e linguistico.

L’Ambasciatore d’Albania Prof. Neritan Ceka ha concluso la seduta promettendo che ci saranno altri incontri per presentare opere che riguardano il mondo arbėresh e per avviare una riflessione sullo stato presente e sulle prospettive future della cultura secolare arbėreshe.

Il Prof. Fortino, nell’affermare quanto sia stata e sia ancora forte la resistenza della cultura arbėreshe, ha fatto riferimento alla schiera degli autori e degli scrittori arbėreshė contemporanei che con la loro opera sono una valida testimonianza della continuitą della cultura arbėreshe e della sua sopravvivenza anche nelle nuove e difficili condizioni del mondo globalizzato.

A questo proposito ha letto la composizione del poeta arbėresh di Maschito (PZ) Tommaso Campera, dal titolo “Gluhan a mėmės”, che manifesta con chiarezza la pretesa dell’ereditą da parte del figlio – ossia la lingua e la cultura materna – come bene prioritario.

 

 

Gluhan a mėmės

 

U rrita, ma sistė jotat

njė thithurė klumėsht

njė fjal’ arbėreshe…

e u bėra burr.

Nėng u dhunova, oh mė,

po u t’i shkula

ato katar fjalė,

u t’i vodha…

sa nėng i dija.

Ndė vresht e dhe

tė m’lėshė nėng ke,

ėm atė ēė m’pėrket…

ėma atė gluh’ arbėreshe!

Ȅmi ato fjalė, njė a njė

… si thithurė klumshti

po ėmi arbėreshė,

jo, tjetar mos mė jipė!

Mos vėdis!

Adhe ndė t’hret Zoti

… mos vėdis!

Mė parė kėt mė japėshė

atė ēė m’pėrket…

ato katar fjalė arbėreshė!

Tė jetė kurr!

T’hret Zoti, dua t’jem atje

Ma njė lot e njė shėrtim

… u bėnj vesh!

Dua tė t’mar…

a sprasman fjal’ arbėreshe!

 

La lingua madre

Sono cresciuto, al tuo seno

una goccia di latte

una parola arbėreshe…

e sono fatto uomo.

Non ti sei accorta, oh madre,

ma io te le strappai

quelle quattro parole,

io te le rubai…

perché non le sapevo.

Se vigne e terre

da lasciarmi non hai

dammi quello che mi spetta…

dammi quella lingua arbėreshe!

Dammele quelle parole, una ad una

… come gocce di latte,

ma dammele arbėreshe,

no, altro non darmi!

Non morire!

Anche se ti chiamasse Iddio

… non morire!

Prima devi darmi

Quello che mi spetta…

Quelle quattro parole arbėreshe!

Non sia mai!

Ti chiamasse Iddio, voglio esser lģ

tra una lacrima e un sospiro

… io ti ascolterņ!

Voglio prenderti…

L’ultima parola arbėreshe!

(da Tommaso Campera, Ze njė pastan i re – Nasce una nuova vigna,Bari 2008, p. 60-61)

 

 Fonte:

http://www.scescipasionatith.it/

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