IL PROF ITALO FORTINO, GRANDE MAESTRO | |||
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LAmbasciatore dellAlbania, Prof. Neritan Ceka, in
una cerimonia ufficiale tenutasi l8 maggio 2015 presso lAmbasciata
dAlbania a Roma (Via Asmara 5), ha consegnato lonorificenza
dellOrdine Grande Maestro al Prof. Italo C. Fortino, ordinario di
Lingua e Letteratura Albanese allUniversitą LOrientale di Napoli. Il Presidente della Repubblica dAlbania, Dr. Bujar
Nishani, nellattribuire lalta onorificenza al Prof. Fortino ha
scritto: Per il suo singolare
contributo come studioso della lingua e della letteratura albanese, il
quale con i suoi libri di carattere didattico permette che la lingua
albanese si trasmetta pura e continua da una generazione allaltra. Il Prof. Fortino, nel rispondere alle parole
encomiastiche dellAmbasciatore, ha ribadito la sua soddisfazione e la
sua riconoscenza per questa onorificenza che corona unattivitą di
ricerca scientifica e di applicazione della scienza albanologica alla
realtą della diaspora albanese dItalia. Ne č una prova la pubblicazione
dei due volumi di
Alfabetizzazione arbėreshe, da lui coordinata, cui hanno
collaborato alcuni tra i pił impegnati studiosi arbėreshė.
La cattedra di Lingua e Letteratura Albanese di
Napoli si distingue per la proficua collaborazione con lIstituto di
Linguistica e Letteratura e con il Centro di Studi albanologici di
Tirana: una collaborazione che ha visto partecipare a Napoli nelle
attivitą promosse dalla Cattedra quasi tutti i professori e ricercatori
dei suddetti Centri di ricerca. Ne sono una documentazione i due volumi
di Albanistica Novantasette
e Albanistica Duemiladue,
che raccolgono i testi dei seminari organizzati per lappunto a Napoli.
Accanto a questattivitą un momento molto importante č stato anche la
pubblicazione dellAtlante
Dialettologico della Lingua Albanese, il cui primo volume č stato
pubblicato presso il Dipartimento di Studi dellEuropa Orientale nel
2007, mentre il secondo volume sempre a Napoli nel 2008, cui ha fatto
seguito un Convegno Internazionale dove studiosi dAlbania, della Kosova
e di altre parti dEuropa hanno espresso il loro apprezzamento per
unopera di elevato valore dialettologico e pił estesamente
glottologico.
Altra realizzazione fatta in collaborazione tra la
Cattedra di Lingua e Letteratura Albanese di Napoli e il Centro di Studi
Albanologici di Tirana č la pubblicazione nel 2011, presso il
Dipartimento di Studi dellEuropa Orientale, delleditio
princeps del primo romanzo della letteratura albanese di Francesco
Antonio Santori, Sofia e
Kominiatėve, unopera di grande valore letterario, sociologico e
linguistico. LAmbasciatore dAlbania Prof. Neritan Ceka ha
concluso la seduta promettendo che ci saranno altri incontri per
presentare opere che riguardano il mondo arbėresh e per avviare una
riflessione sullo stato presente e sulle prospettive future della
cultura secolare arbėreshe.
Il Prof. Fortino, nellaffermare quanto sia stata e
sia ancora forte la resistenza della cultura arbėreshe, ha fatto
riferimento alla schiera degli autori e degli scrittori arbėreshė
contemporanei che con la loro opera sono una valida testimonianza della
continuitą della cultura arbėreshe e della sua sopravvivenza anche nelle
nuove e difficili condizioni del mondo globalizzato. A questo proposito ha letto la composizione del poeta
arbėresh di Maschito (PZ) Tommaso Campera, dal titolo
Gluhan a mėmės, che
manifesta con chiarezza la pretesa dellereditą da parte del figlio
ossia la lingua e la cultura materna come bene prioritario.
Gluhan a
mėmės
U rrita, ma
sistė jotat
njė
thithurė klumėsht
njė fjal
arbėreshe
e u bėra
burr.
Nėng u
dhunova, oh mė,
po u ti
shkula
ato katar
fjalė,
u ti
vodha
sa nėng i
dija.
Ndė vresht
e dhe
tė mlėshė
nėng ke,
ėm atė ēė
mpėrket
ėma atė
gluh arbėreshe!
Ȅmi ato
fjalė, njė a njė
si
thithurė klumshti
po ėmi
arbėreshė,
jo,
tjetar mos mė jipė!
Mos
vėdis!
Adhe
ndė thret Zoti
mos vėdis!
Mė
parė kėt mė japėshė
atė
ēė mpėrket
ato
katar fjalė arbėreshė!
Tė
jetė kurr!
Thret Zoti, dua tjem atje
Ma njė lot
e njė shėrtim
u bėnj
vesh!
Dua tė tmar
a sprasman
fjal arbėreshe!
La lingua
madre
Sono
cresciuto, al tuo seno
una goccia
di latte
una parola
arbėreshe
e sono
fatto uomo.
Non ti sei
accorta, oh madre,
ma io te le
strappai
quelle
quattro parole,
io te le
rubai
perché non
le sapevo.
Se vigne e
terre
da
lasciarmi non hai
dammi
quello che mi spetta
dammi
quella lingua arbėreshe!
Dammele
quelle parole, una ad una
come
gocce di latte,
ma dammele
arbėreshe,
no, altro
non darmi!
Non morire!
Anche se ti
chiamasse Iddio
non
morire!
Prima devi
darmi
Quello che
mi spetta
Quelle
quattro parole arbėreshe!
Non sia
mai!
Ti
chiamasse Iddio, voglio esser lģ
tra una
lacrima e un sospiro
io ti
ascolterņ!
Voglio
prenderti
Lultima
parola arbėreshe! (da Tommaso Campera,
Ze njė pastan i re Nasce una nuova vigna,Bari 2008, p. 60-61)
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