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ETNIE E CULTURE |
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di Pierfranco Bruni
Qual è il punto tra i Paesi dell’Est Europa, quelli non
“controllati” dal sistema islamico,e l’Occidente? Un interrogativo
che mi pongo costantemente anche perché ci sono due fattori che
insistono. Uno di ordine antropologico e l’altro prettamente
religioso. L’Occidente nell’Est dell’Europa va consolidato. Questo
non significa “occupare” un valore identitario. Significa piuttosto
creare una rete di legami che sono principalmente culturali. C’è,
sostanzialmente un mondo dell’Est che vive l’Occidente e si
frequenta nella cultura occidentale.
I Paesi islamici che risentono delle eredità Ottomane hanno percorsi
completamente diversi e contrapposti alla cultura Occidentale sia
Mediterranea che Atlantica. Le etnie nei Paesi al “confinare” tra il
Danubio e i Balcani presentano storie articolate e diverse.
Dopo il Crollo del Muro soprattutto
Le minoranze etniche, che non sono assolutamente poche, sono ben
rappresentate nel Parlamento della Romania. E ogni minoranza ha un
suo rappresentante. Quindi, in una lettura istituzionale, il
rapporto tra etnie e territorio è chiaramente consolidato. Ma si
sentono dentro una cristianità ortodossa. Il fatto stesso che è un
Paese ricco di manasteri e chiese è un dato imprescindibile in un
legame con l’Occidente.
La minoranza che presenta un maggior numero di presenze è quella
Magiara, tanto che ha un suo partito per essere rappresentata.
Un’altra componente minoritaria viene chiamata storicamente Sicula
(che non ha nulla in comune con
Con l’Italia,
Soprattutto nel Novecento. Scrittori, filosofi, archeologi che si
son portati dentro la loro tradizione, ovvero il complesso e
articolato mondo “Romanus”, come si sottolinea dall’etimologia
stessa del nome Romania, hanno dialogato, lasciati contaminare e
contaminare, nell’Occidente antico e moderno.
Un nome e una lingua. Una lingua neolatina con “inflessioni” di
appartenenza romanza e soprattutto slava, ma oltre il 75 per cento
delle parole sono di origine latina e neolatina. Così il mondo
cattolico ha la sua forte prevalenza, chiaramente con le sue diverse
forme di rito.
Le etnie presenti in Romania possono rappresentare una chiave di
lettura di un mondo che era esclusivamente considerato dell’Est e
che oggi, culturalmente, lo si inquadra in una visione certamente
meta balcanica e danubiana, ma fortemente radicata ad una tradizione
occidentale.
Gli intellettuali del Novecento hanno contribuito notevolmente a
unire un modello di pensiero che è quello di Mircea Eliade, di
Vintila Horia, di Emil Cioran, di Eugene Ionesco, di Paul Celan,
dell’archeologo Dinu Adamesteanu con la cultura italiana e
mediterranea.
Proprio quest’ultimo, Dinu Adamesteanu, nato nella piccola comunità
di Toporu, della Regione Muntenia, nel 1913 e morto a Policoro (in
Basilicata) nel
Uno studioso che ha saputo guardare ad una archeologia
“multidisciplinare” arricchendola con una introspezione tra modelli
puramente archeologici e aspetti antropologici dei territori e,
quindi, dei siti archeologici stessi. Riusciva a comparare
dimensioni etnoantropologiche e archeologiche intrecciandole tra
modelli provenienti dal Mar nero con quelle della Magna Grecia.
Tutta la sua tradizione romena dentro il Mediterraneo. D’altronde
C’è una storia della Romania nella cultura italiana. C’è una storia
italiana nell’identità della Romania. Circa il 4 per cento del
vocabolario della lingua romena è fatto con parole italiane o
derivanti dall’italiano.
I codici di koinè italiana costituiscono un tassello etnico nella
formazione di una Nazione non solo rimasta sempre nell’Europa, ma
culturalmente profetica nella cultura del Mediterraneo: da Ionesco
ad Horia, da Eliade a all’archeologia praticata da Adamesteanu.
Nella cultura italiana e occidentale il pensiero filosofico della
Romania è importante e va riconsiderato proprio in una visione
tradizionalista dell’identità tra storia e civiltà.
In fondo
Se dovessi ripercorre un viaggio nei Balcani farei una attenta
distinzione tra il mondo cristiano, la presenza cattolica latina, la
presenza ortodossa e le diverse insistenze islamiche.
na distinzione che vale certamente una identità all’interno del
variegato “pianeta” che unisce e divide gli Occidenti dagli Orienti.
Occorre che le distinzioni ci siano perché c’è un Occidente sommerso
che recupera, tra l’altro, tradizioni di culture come quella
neolatina della Romania, e c’è un Oriente vasto il cui incrocio è
triangola rizzato tra Mediterraneo, modelli asiatici e Balcani.
L’Europa, in questa lettura, potrebbe diventare un perno
fondamentale soprattutto nella temperie che attraversiamo in questo
nostro tempo di sgradevoli sradicamenti. Va consolidato il rapporto
tra un’Europa dell’Est, assolutamente non musulmano, e l’Occidente.
Presenze cristiane ortodosse in Romania: Pierfranco Bruni nella sua relazione su Etnie e Culture
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