LA CHIESA DI SANTA MARIA DEL MERCURI E I MONACI BASILIANI
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La chiesa di Santa Maria del Mercuri è una costruzione a navata unica terminante con un’abside centrale dell'epoca bizantina. Nella valle del fiume Lao, presso Orsomarso tra folti boschi e corsi d’acqua vi era il centro più famoso del monachesimo basiliano: il Mercurion, che raggiunse il suo massimo splendore nei secoli X e XI. Allora divenne uno dei maggiori centri del misticismo meridionale con l'opera di San Nilo da Rossano, San Saba e San Fantino.
Per opera di San Saba si costituì una "laura" molto frequentata intorno alla chiesetta di San Michele, nei pressi del castello di Abatemarco, nella valle dei fiumi Mercure - Lao e Argentino. I monaci calabro-greci erano laici che provvedevano al loro mantenimento con il lavoro. Praticavano l'agricoltura, dissodando la terra, piantando vigneti, modificando i sistemi di coltivazione e introducendo nuove piantagioni arboree. E la valle del Lao, come la valle del Coscile erano i punti di collegamento ideali con l’Oriente.
Queste zone, interne e boscose, ricche di grotte (Papasidero, Grisolia, Castrovillari, Cassano, Cerchiara, San Demetrio Corone, Rossano, Santa Severina, Zungri, Melicuccà, Gerace, Stilo), erano oggetto di una consistente "immigrazione religiosa", sia per via dell'amministrazione imperiale bizantina, che favoriva la diffusione del cristianesimo greco nei territori conquistati, sia per via delle frequenti incursioni "Saracene" che avevano spesso di mira le aree monastiche lungo le coste.
I Basiliani abitavano in grotte, per un ritorno alla natura, a diretto contatto con Dio, lontano dalla cultura dell'artificioso e del superfluo; poi con il passare del tempo si organizzarono in Laure e Cenobi ed ebbero proprietà fondiarie. Costruirono e restaurarono chiese ed edifici, commissionando dipinti per abbellirle. Con i Bizantini in Calabria le eredità greche non furono cancellate dalla successiva dominazione normanna.
L’operosità dei monaci, anche abili copisti, ebbe un ruolo determinante nel costume e nella società locale. Le comunità monastiche incidevano significativamente sul territorio, incrementando la vita agricola delle comunità locali alle quali insegnavano nuove tecniche di coltivazione e davano aiuto nel bisogno.
La Calabria fu percorsa interamente da colonie monastiche, dall'altopiano del Poro, alla Sila, al Pollino (Diocesi di Rossano, Cassano e San Marco Argentano). Venivano individuati per l'insediamento rilievi montuosi, spesso vicini ai fiumi (come nel caso del Mercurion). Alla fine del IX sec. con l'istituzione del Catepanato d'Italia, ad opera di Niceforo Foca, e del Thema di Calabria, cominciarono a costituirsi vari centri urbani, secondo la tipologia del "kastron" bizantino su alture di difficile accesso (Cassano, Rossano, santa Severina, Amantea, Nicastro, Stilo, Gerace ed altri minori, come Pentedattilo). Le fonti documentano l'esistenza dei "kastellia" (fortificazioni militari) vicino ai "kastra" dei maggiori insediamenti bizantini, in cui le strutture monastiche, sia eremi, che laure o cenobi, erano importanti centri di aggregazione, non solo religiosa, ma anche civile ed economica.
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chiesa del Mercuri
grotte eremitiche del Mercurion, luoghi di culto dei monaci basiliani
Ruderi della chiesetta bizantina di S. Michele vicino ai resti del castello Abatemarco, nel territorio di Santa Maria del Cedro (CS)
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© Autore Foto: Maria Zanoni |