La poesia di Bodini: anima del Mediterraneo

pubblicato il  7 Gennaio 2014 - Editoriale Letteratura

 

Vittorio Bodini, nel centenario della nascita (6 gennaio 1914)

 

di Marilena Cavallo

 

 

Il 6 gennaio di cento anni fa nasceva, a Bari, Vittorio Bodini.

Un poeta nella geografia letteraria del Mediterraneo.

Nella  sua poesia  ci sono componenti mitiche che si basano su richiami sacrali e rituali. Fenomeni di una antropologia del luogo. Le fonti di questi richiami, che interessano tutta la prima fase di questo poeta pugliese che ha dedicato a Lecce e al territorio salentino pagine di grande valore estetico e artistico, sono nella cultura popolare.

Bodini attinge dalle fonti di una cultura popolare in cui è ben presente la religiosità (i santi fanno parte di questa cultura e trovare queste indicazioni religiose, di una religiosità tutta popolare e arcaica in cui sono presenti i simboli e i segni che sottolineano significati provenienti da lontani archetipi, è sostanzialmente penetrare una cultura mitica e mito qui sta come arcaicità e se si vuole come eterno ritorno in termini vichiani) e sono ben presenti i personaggi che fanno di questa religiosità una identità antropologica, ma anche poetica perché nella poesia la magia della parola si incontra sempre con la magia-grazia-simbolo.

 

Bodini attraverso la sua poesia (e mi riferisco alla sua prima stagione poetica: La luna dei Borboni del 1952, Dopo la luna del 1956, La luna dei Borboni e altre poesie del 1962; la seconda stagione comincia con Metamor del 1967) porta sulla scena un percorso sul quale il sentimento popolare richiama viaggi nella magia, nel sogno, nella storia di un profondo sud, che riemerge con la tastiera dei suoi simboli e con il sangue di intere generazioni.

E’ l'andalusismo salentino', individuato da Donato Valli nella poetica bodiniana.

Il sud, il paese, la piazza, i vicoli: sono tutti luoghi della cultura popolare perché sono luoghi della rappresentazione.

In Bodini la rappresentazione vive di una sua particolare fisionomia. E in questa rappresentazione c'è il riappropriarsi della terra e delle radici.

Il sentimento del ritorno è un sentimento che non solo esplora i luoghi mitici della cultura popolare, ma attraverso il senso-parola-linguaggio si ritorna a quei luoghi che diventano come vorrebbe Pavese luoghi unici e sono tali perché un giorno lontano o meno sono stati vissuti da noi anche fisicamente.

Bodini il suo Salento lo ha vissuto fisicamente. Ne ha catturato gli odori, i segni, le giornate, le albe, le notti, i sapori, i dolori. Ne ha catturato le ironie e le allegorie.

Soltanto dopo, tutto questo è diventato materiale poetico.

Il luogo unico pavesiamo è non solo il luogo del mito-poesia è anche il luogo del mito-realtà-rappresentazione.

Il sud di Bodini è un sud in cui la memoria ha voci antiche, ma penetranti.

E basta poco per raccontarsi (in un incrocio tra linguaggio-poesia e richiami quasi ancestrali che però sono all'interno di una cultura contadina e popolare) in una sola im­magine il sud: "Tu non conosci il Sud, le case di calce / da cui uscivamo al sole come numeri / dalla faccia di un dado" (da La luna dei Borboni).

 

Bodini lavora sui luoghi e sulle voci che sono all'interno del sentimento del ritorno.

Nella cultura popolare il senso del ritorno equivale a tutto ciò che non è andato perduto. Tutto ciò che non è perduto ritorna a sottoli­neare l'identità delle dimensioni dalle quali il mito si fa protagonista. Nella cultura popolare in fondo c'è l'identità del mito, la quale come in questo caso, si fa ridefinizione poetica.

Una coralità che richiama l’onirico della piazza – luogo reale – luogo metafora. “Una chitarra al centro d’una piazza:/una piccola piazza/posta fra i muri bianchi come una foglia,/come un sorriso dimenticato”.

 

Ho avuto modo di scrivere più volte sull’opera di Bodini e nel saggio “La poesia La piazza Le parole” (Pellegrini editore), scritto insieme a Pierfranco Bruni, già nel 2008 e poi nel 2009, ebbi modo di approfondire il tema dei luoghi e tra questi resta vitale il tema della piazza.

“Piazzetta bianca, monaca nera/che suona un campanello e non lo sente”.                      

“In piazza, accoccolati/sulle ginocchia del Municipio,/stanno i disoccupati/a prender l’oro del sole”.

Cosa rappresenta per Vittorio Bodini la piazza? La piazza dei disoccupati, che attendono sulla gradinata del Municipio qualcosa che illumini la loro grama giornata è una piazza dall’anima fortemente popolare. Solo il sole, che bacia la piazza può donare ai senza lavoro l’oro dei suoi luminosi raggi.

Un percorso importante che nel corso di questo centenario verrà affrontato con parametri letterari e antropologici. Bodini muore a Roma il 19 dicembre del 1970.

 

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