LA MORTE DI ANTONIO RENDE, UN GRANDE CALCIATORE, PROFESSIONISTA GALANTUOMO

 

pubblicato il 12 Febbraio 2015 -   Costume e società

Con la morte di Antonio Rende uno dei migliori giocatori che abbiano indossato la maglia del Castrovillari negli anni Cinquanta-Sessanta scompare una "vecchia gloria" che ha contribuito a scrivere una bella pagina di storia calcistica regionale.

Antonio Rende, classe 1933, conosciuto da tutti come mastr'Antonio, passa alla storia come uno dei più grandi calciatori dell'Unione Sportiva di Castrovillari, in cui ha disputato 305 partite dal 1955 al 1967.

Dal 1949, a 16 anni, giocava regolarmente nella locale squadra "Fiamma"; nel 1955 il giovane Rende indossò la maglia del Macerata, per poi passare ai Lupi del Pollino, dove rimase fino al 1967 quando fu chiamato a difendere i colori del Morano, la sua città natale.

La sua prestanza fisica, la forza di volontà e la tenacia, unite a tecnica e visione di gioco che ben si conciliavano con l'innata modestia e l'altruismo, sono state le doti che lo hanno contraddistinto nella sua gloriosa carriera calcistica.

In campo sapeva emergere in qualsiasi ruolo venisse schierato, un jolly che seppe ben spendere le sue doti, l'acume tattico e il vigore atletico, come difensore e attaccante nello stesso tempo.

Nel 2001, in occasione dell'Ottantesimo anniversario dell'U.S. Castrovillari Calcio, l'Amministrazione Comunale consegnò a Rende una targa di Merito, per "aver vestito con onore la Maglia Rossonera".

Se n'è andato in punta di piedi, con discrezione così come ha vissuto, e una folla immensa, con un lungo applauso, ha salutato il feretro avvolto nella bandiera rossonera di un grande che ha giocato la sua ultima partita sul campo della vita, seppure l'ha persa.



RIPORTIAMO UNA TESTIMONIANZA DI FRANCO PIRRERA, nel Consiglio direttivo dell'U.S. Castrovillari, presidente Juventus Club D.O.C. Castrovillari, già Assessore comunale allo Sport negli anni Ottanta/Novanta:

ANTONIO RENDE

Un grande calciatore. Una persona per bene

 

Amico sincero ed animo generoso. Te ne sei andato in punta di piedi, senza far rumore, così come era nel Tuo stile di galantuomo e di persona riservata che non ha mai amato le luci della ribalta.

Con la Tua scomparsa l’ambiente dello sport, del calcio piange un grande atleta, un grande uomo, semplice ma vero.

Quando giocavi eri considerato un vero professionista, di quelli che in campo conducono la squadra con severità e correttezza, e fuori si prendono cura del proprio corpo come di una macchina che deve essere sempre tenuta sotto controllo per offrire la migliore prestazione tenuto conto che, a causa del lavoro, riuscivi ad essere presente a pochi allenamenti settimanali.

Hai avuto modo, grazie alle Tue doti fisiche naturali di ricoprire quasi tutti i ruoli della squadra, sempre con grandi prestazioni da prendere ad esempio.

Un monumento del calcio cittadino, ma anche un bel pezzo di storia non solo calcistica di questo paese, testimone di un'epoca dove le cose si dicevano, non si urlavano e non si imponevano, gli atleti si guardavano prima negli occhi, poi come stoppavano la palla e come, nel Tuo caso, tenevano la palla al piede e la testa alta, altissima. Altissima e fiera. Una vita con la casacca rossonera,  uomo-squadra di un'epoca in cui, anche se non tantissimi, c'erano comunque calciatori che sposavano una squadra per quasi tutta la carriera.

Ciao Antonio, ci rivedremo quando Iddio vorrà.

 

                                                                           Franco Pirrera

Castrovillari 6 febbraio 2015


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